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domenica 3 aprile 2011

HELL IN THE CLUB - Let The Games Begin


Era tanto che aspettavo un disco così e non lo dico certamente per scherzo. Tra tutte le qualità in proprio possesso, gli Hell In The Club hanno quelle di entusiasmare e scrivere della grande musica e questo bellissimo "Let The Games Begin" ne è la matematica conferma. Provenienti dalla città di Alessandria, il gruppo piemontese, attivo da circa due anni, nasce dalla fusione di alcuni componenti di due delle più importanti metal band italiane, stiamo parlando degli Elvenking e dei Secret Sphere. Edito dalla Red Pony Records, "Let The Games Begin" è il primo album targato Hell In The Club e ci presenta una band dotata di una personalità fortissima, oltre che di una identità particolarmente precisa. Da un punto di vista strettamente musicale, la band suona un hard rock tipicamente anni ottanta, infarcito di partiture di un heavy metal melodico, ma sempre solido e ruvido, con diverse strizzate d'occhio ad un sound dalle tinte americane. Per essere più chiari, c'è molto del miglior Bon Jovi, quello dei primi lavori per intenderci, come si possono trovare anche tracce degli Skid Row, degli Extreme, dei Van Halen, degli Aerosmith, dei Guns N' Roses, dei Motley Crue e via discorrendo. A prescindere da tutte queste influenze, che tra l'altro lasciano anche il tempo che trovano, "Let The Games Biegin", pur non scoprendo nulla di nuovo, dimostra di essere alla stessa altezza dei grandi classici del settore. E' un album che ipnotizza, seduce ed incanta, trascina grazie alle proprie splendide melodie e ti ammalia grazie ad uno splendido ed impeccabile lavoro di chitarra. La forza del disco, sono poi le canzoni, tutte dall'impatto molto forte e dalla presa immediata, brani che confermano l'abilità compositiva del gruppo. Tutti i pezzi sono potenzialmente dei grandissimi hit ed ognuno può innamorarsi del proprio brano preferito. Io ad esempio, impazzisco per "Since You're Not Here", ma possono essere soddisfatti tutti i gusti, perché "Let The Games Begin" spazia dal brano frizzante, a quello più duro e massiccio fino a giungere alla ballata ultra dolce destinata ai cuori più teneri. Anche da un putno di vista tecnico poi, ci troviamo di fronte ad un disco di notevole spessore artistismo, ma visti i musicisti coinvolti, non avevano alcun dubbio da questo punto di vista. Ottima anche la produzione, impeccabile e perfetta, moderna ed attuale, limpida e pulita. Il suono gioca infatti un ruolo determinante nella buona riuscita del disco. Permetteteci infine di ringraziare per la grande disponibilità nei confronti della nostra testata, la band nella persona di Andrea Buratto e la Red Pony Records nella persona di Francesca Chizzola. Se potete leggere questa recensione è grazie a loro. Per concludere, una cosa è certa: questo è un disco da infilare nel lettore della macchina ed ascoltare ad alto volume, ma attenzione a non schiacciare troppo il pedale!!!

Voto: 9/10

Maurizio Mazzarella

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