Andare ad un concerto di Pino Scotto all’apparenza può sembrare come rifugiarsi nel classico “porto sicuro”, nel quale quasi sempre sei già a conoscenza di cosa devi aspettarti. Ed in un certo senso è così, perché l’ugola di “Monte di Procida” non ti delude mai, grazie a concerti sempre grintosi e carismatici, nonché dalla notevole levatura tecnica. Eppure Pino Scotto è sempre capace di stupirti, con le sue battute fuori dagli “schemi”, con canzoni dalla notevole qualità e dall’immenso spessore artistico e soprattutto, con concerti sempre all’altezza della levatura dell’artista in questione. Pino Scotto è come una bottiglia di vino pregiato, che con il passare del tempo acquista di valore e di sapore ed è questa la sua forza. Lui sa bene di essere in possesso di questa caratteristica, ma nonostante tutto, continua ad andare dritto per la propria strada, senza svendersi alle mode e cercando sempre di abbracciare i propri sostenitori, costantemente caldi e numerosi. Fa “effetto” andare ad un concerto di Pino Scotto e vedere diverse generazioni unite a cantare dal vivo le sue canzoni. A sessanta anni suonati, il “Pino nazionale” unisce i cinquantenni, i quarantenni ed i trentenni, con i ventenni e gli adolescenti e questa forza non è tutta da attribuire solo al fatto che con la sua trasmissione “Data Base”, in onda su Rock TV, può arrivare ad un vasto pubblico, ma al fatto che è sempre rimasto un artista genuino, capace di scrivere costantemente della buona musica. Questa è stata almeno la decima volta che ho visto Pino Scotto dal vivo, eppure anche in questa occasione mi ha fatto divertire ed entusiasmato, anche questa volta è stato capace di stupirmi. In quel di Roccaforzata in provincia di Taranto, presso il Go West, Pino Scotto si è esibito per la prima volta con la sua band, formata dal bravissimo Steve Volta (Perpetual Fire) alla chitarra, Frank Kopo al basso e Marco Di Salvia (Node) alla batteria. Il suo ingresso sul palco, è stato accolto da un’autentica ovazione, da applausi scroscianti, che il buon Pino ha di gran lunga gradito, aprendo il proprio cuore al popolo pugliese. L’inizio dello show è stato un tributo ai Vanadium e non poteva essere altrimenti, perché quella band rimarrà per sempre marchiata sul nome di Pino Scotto come un tatuaggio indelebile sulla pelle ed è giusto così, perché quel gruppo ha fatto la storia del rock in Italia. Pino è in gran forma, i suoi acuti taglienti ed incisivi infiammano il Go West ed il folto pubblico presente si esalta e lo acclama a gran voce. Si passa a “Spaces and Sleeping Stones”, uno dei suoi maggiori successi con i Fire Trails, un pezzo bellissimo, sempre molto attuale, un brano che esalta le doti di Steve Volta, che con la sua chitarra si lascia andare ad assoli di alta scuola. Piace sempre di Pino Scotto, la sua abilità nel coinvolgere il pubblico, con discorsi sulla politica attuale e sull’amara realtà dei nostri giorni. Sul come il mondo della musica stia andando a rotoli, influendo in modo negativo sulle generazioni future. Pino Scotto lancia messaggi importanti, ma non è un predicatore, è un uomo come tutti e la gente lo apprezza per questo, perché ha il coraggio e la forza di parlare e dire sempre le cose come sono senza mai stravolgerle. “Tempi Lunghi” è un primo assaggio del suo ultimo disco “Buena Suerte”, un pezzo di grandissima attualità, poi segue “Fighter”, un altro brano capace di coinvolgere in modo marcato il pubblico del Go West. Pino si lascia scappare qualche battuta anche sui propri colleghi, criticando chi si vende al “Dio denaro” ed esaltando chi continua ad andare avanti nel nome dell’arte, ma attacca anche chi con la propria perversione, può distruggere la vita di altre persone e questo è un qualcosa che artisti ancora più blasonati dovrebbero prendere da esempio. “Quore Rock’n Roll” è un pezzo spiazzante, un brano dotato di una potenza inaudita, che conferma l’immensa abilità compositiva di Pino Scotto, “On Fire” è un autentico pugno nello stomaco, un pezzo robusto, ma anche di grandissima levatura tecnica, “Che Figlio di Maria” è una preghiera “rock”, mentre “Morta è la Città” e “Diatribal Rock” sono brani che raccontano come la vita sta diventando sempre più difficile per tutti. C’è spazio anche per il classico “Drum Solo” di Marco Di Salvia e per uno splendido “Guitar Solo” di Steve Volta, poi si passa a “Piazza San Rock”, song intensa ed ispirata ed all’incredibile “Come Noi”, dove il Go West esplode letteralmente in un tripudio assoluto. “Il Grido Disperato di 1000 band” è un altro brano datato della carriera solista di Pino Scotto, che risulta sempre d’attualità, per via delle tante difficoltà che oggi incontrano i gruppi giovani nel diffondere la propria proposta musicale. Poi il finale dello show, è tutto nel nome del mitico Ronnie James Dio con la cover di “Long Live Rock’n Roll”, dove Pino ricorda in modo sentito un artista di notevole spessore recentemente scomparso, che ha lasciato un grande vuoto in un genere musicale che oggi fatica ad esprimere personalità di quel livello. Pino come sempre, si concede nel finale della serata ai propri fan, firmando autografi e scattando foto ricordo, un altro gesto che rimarca l’umiltà di un grande artista. Si chiude quindi il sipario su un’altra serata dal notevole spessore artistico. Per questo, porgiamo i più sentiti complimenti a Ciccio Nigro ed a tutto lo staff del Go West di Roccaforzata, perché se anche nella provincia di Taranto è possibile vivere eventi di questa portata e levatura, è solo grazie al suo immenso impegno.
Report a cura di Maurizio Mazzarella
foto Salvatore Mazzarella
Report a cura di Maurizio Mazzarella
foto Salvatore Mazzarella
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