Se c’è una persona nel circuito heavy metal che merita tutto il nostro rispetto ed ammirazione questi è Blaze Bayley. Varie sono le ragioni ma principalmente ho sempre pensato che i maiden sapevano che Dickinson prima o poi avrebbe fatto ritorno, quindi Blaze era solo un sostituto temporaneo su cui era inutile fare un cospicuo investimento,in termini musicali intendo. Cosa sarebbe successo infatti se solo gli avessero cucito addosso le canzoni adatte (a parte qualche brillante idea su The X Factor ?) anziche lasciarlo in pasto ai fans indignati (troppo superficialmente direi…) del fatto che steccasse su The Evil That Man Do. Riflettete un attimo allora! Dickinson sarà pure un grande cantante ma Wrathchild e Killers cantate da Paul Di Anno sono insuperabili sotto tutti i punti di vista…Non serve solo tecnica ed estensione ma feeling…e Blaze, fidatevi, ne ha da vendere. E contro tutti e tutto è sempre qui, fiero e potente !!! Prima un carriera solista un po’ problematica, poi la depressione ed infine il gravissimo lutto che l’ha colpito (la carissima moglie e Manager Debbie) hanno al contrario dato ulteriori forze alla già ferrea volontà di Blaze che ci regala questo Promise And Terror ad un anno e mezzo dal già splendido The Man That Would Not Die,a sua volta seguito dall’efficace dvd/cd live The Night That Would Not Die, testimonianza del lunghissimo tour sostenuto da Blaze nel 2009. In questo disco,il secondo in studio con la stessa formazione,il singer inglese vi ha messo tutta la sua anima,il suo dolore,le incertezze e paure per il futuro…il suo cuore! E’ un lavoro cupo ed oscuro, aggressivo ed heavy sino alla settima traccia inclusa,in cui spiccano le bellissime Watching The Night Sky e City Of Bones. Più atmosfericamente dark (ma sempre heavy) le restanti quattro unite dal concept relativo alla perdita dell’amore e come sopravviverci che Blaze ha scritto per la sua Debbie…Attenti…no ballads strappalacrime! Ripeto quattro canzoni oscure e seriamente heavy!!! Musicalmente il disco è un monolito caratterizzato dalle due chitarre in perenne riffing, che si rincorrono l’un l’altra in fase solista, e dal brillante british drumming di Lawrence Paterson. Non una parola di più...
Voto: 8,5/10
Salvatore Mazzarella
Voto: 8,5/10
Salvatore Mazzarella
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