Ansa News

martedì 4 agosto 2009

VADER - Necropolis


Signore e signori giù il cappello perché siamo di fronte ad un autentico capolavoro del settore. Si, perché la band polacca con questo nuovo "Necropolis", edito per la teutonica Nuclear Blast, ha fatto centro, con un grande, grandissimo disco. Nel campo death metal, i Vader sono dei maestri e questo nuovo lavoro non fa altro che confermare la grande personalità ed il grande talento di ogni singolo componente della band che in ogni nota di "Necropolis" mette in mostra doti tecniche fuori dal comune. La produzione è buona, il sound è molto attuale e lo stile, inconfondibile, strizza l'occhio al futuro senza mai disdegnare il passato. Ottime in particolare le chitarre, modulate alla perfezione e capaci di districarsi tra momenti aggressivi e brutali e tra partiture più tecniche e strutturali. Passando al disco, la partenza è affidata a "Devilizer", song dall'impatto immediato, dotata di grande energia e supportata da un lavoro strumentale di grande intensità e da una componente tecnica di vibrante interesse, "Rise Of The Undead" a seguire, vede la band estremizzare ulteriormente il proprio stile, districandosi su una rapidità d'esecuzione incredibile, "Never Say My Name" rimarca in modo palpabile l'eccellente lavoro della sezione ritmica, "Blast" invece, è in assoluto il pezzo più brutale e malvagio dell'album, impreziosito da cambi di tempo senzazionali e pregevoli assoli di chitarra. Con "The Seal" viene messa in evidenza la dimesione più introspetiva e versatile della musica dei Vader, in un brano dai contenuti cupi, oscuri ed a volte crepuscolari, differentemente "Dark Heart" è un autentico massacro, privo di eccessivi virtuosismi, ma compatto ed avvolto da un muro sonoro impenetrabile, mentre "Impure" decolla in modo armonico e si adagia su una struttura impeccabile, giovando di un sound all'avaguardia. Nella parte finale del disco, dopo l'intermezzo "Summoning The Futura", che non fa altro che confermare le buone qualità interpretative dei Vader, si giunge ad "Anger", dove viene rispolverato uno stile tradizionale e più datato, ma sempre molto attuale e soprattutto efficace, "We Are Horde" conferma una cura degli arrangiamenti particolarmente curata e minuziosa e la conclusiva "When The Sun Drowns In Dark" infine, è l'autentica opera d'arte del disco, capace di riassumere in circa sette minuti le peculiarità di un album assolutamente eccellente. Fatelo vostro!!!

Voto: 8/10

Maurizio Mazzarella

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