Ci voleva davvero un disco così. Lo dico di vero cuore. Quello degli inglesi Onslaught è un gradito ritorno. Attivi dal 1983, quindi dalla bellezza di 28 anni, Sy Keeler e compagni giungono alla pubblicazione del loro quinto albun in studio, il secondo dopo la reunion del 2005, che giunge a distanza di quattro anni dall'eccellente "Killing Peace", album che a sua volta uscì a distanza di diciotto anni dall'immenso "In Search of Sanity". Fodamentalmente il marchio di fabbria degli Onslaught è rimasto inconfondibile e fare paragoni con altre band sarebbe assolutamente un grosso errore. Nel complesso nella loro musica c'è il meglio del thrash mondiale, ancorato ed anche di molto a quello della Bay Area, ma tendente anche a quello della scena teutonica, grazie a pezzi più diretti ed aggressivi del solito. Con onestà, in alcuni momenti del disco, l'unico paragone che viene in mente è con gli Slayer, non per i conenuti musicali, ma per l'attitudine e per la grinta che la band inglese riesce a trasmettere nelle canzoni. Per dirla tutta, il disco è davvero molto buono, nel senso che è il classico lavoro che ti aspetti da un band del calibro degli Onslaught. Chitarre dirette e tecniche al punto giusto, senza mai esagerare, una batteria che picchia duro senza sosta, un basso che agisce come un martello pneumatico ed un cantante inarrestabile, che fa del carisma e della rabbia i propri principlai punti di forza. La gemma è la title-track, un pezzo bellissimo, che contiene tutte le caratteristiche principali di un disco assolutamente egregio. Anche la produzione è molto buona, il suono è moderno ed attuale e questo dona maggiore lusto alla musica degli Onslaught, che a distanza di quasi trenta anni è rimasta assolutamente inossidabile.
Voto: 8/10
Maurizio Mazzarella
Voto: 8/10
Maurizio Mazzarella
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