Intervista ai nostrani Bad Bones in occasione della pubblicazione del loro ultimo disco "A Family Affair", ci risponde l'intera band:
Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?
Steve: Inizio a dirti che questo nostro secondo album, “A Family Affair” è un disco davvero molto importante per noi, raccoglie canzoni scritte negli ultimi tre anni, un periodo che ha fortemente cambiato le nostre vite, parla dei nostri viaggi negli Stati Uniti, di quello che ci siamo portati dietro qui in Italia e della grande sfida che abbiamo vissuto. Abbiamo fatto i barboni a Los Angeles, abbiamo lottato e tenuto duro, ma alla fine siamo tornati a casa con una grande esperienza, grandi soddisfazioni: le date al Whisky a Go Go e l’Hollywood rock Convention! A Family…parla di tutto questo..speranze…fatica…sudore e la voglia di condividere una grande avventura insieme.
Meku: Abbiamo registrato agli studi Nadir di Genova, con la produzione di Tommy Talamanca (Sadist), tutto in presa diretta, tutto live, cercando di riportare nelle tracce quello che è lo spirito della band… chiudevamo gli occhi e tornavamo ai momenti passati insieme … Tommy è stato parte di questa cosa, ci spronava a dare quell’intensità di cui avevano bisogno i pezzi, è stata una bellissima collaborazione, e siamo molto soddisfatti del risultato finale.
Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?
Lele: Nel maggio 2007 ho chiamato Steve e gli ho detto: “fratellino abbiamo trent’anni…quanto dobbiamo ancora aspettare per tornare a suonare insieme?”, sentivamo che era ora di impegnarci in un progetto tutto nostro, Meku era il nostro migliore amico, nonché eccellente chitarrista…i giochi erano fatti, abbiamo subito trovato un grande feeling e nel giro di qualche mese eravamo già pronti a registrare “Smalltown Brawlers”, il nostro primo album…
Meku: Avevo parlato con Steve in quei giorni…era felice di suonare nei White Skull, ma sentiva che aveva bisogno di una storia diversa, aveva voglia di suonare con suo fratello Lele e creare una band tutta sua, io ai tempi ero con gli Anthenora e mi sentivo più un session-man che altro… la scelta di entrare nei Bad Bones non si è nemmeno posta: eravamo sempre insieme a fare bisboccia, semplicemente ci siamo spostati dal bar alla sala-prove! Ahahahah!!!!
Steve: Volevo una band essenziale, con persone cui volessi veramente bene, non che non sia legato alle persone con cui ho suonato in passato, ci mancherebbe, ma volevo una “family” band, mettere dentro le canzoni un po’ della mia vita, riscoprire una dimensione più intima e allo stesso spontanea in cui riversare tutto quello che stavo vivendo in quei giorni, senza pensare al genere, a managemente all’etichetta o altro, volevo tornare a una certa purezza nel vivere la musica e potevo farlo solo con Lele e Meku.
Come è nato invece il nome della band?
Steve: Semplicissimo, eravamo in saletta e faccio ai ragazzi…”avete per caso pensato ad un nome per la band?” loro chiaramente non avevano nessuna idea e io gli spiego che nei testi dei pezzi che stavamo scrivendo avevo messo un po’ di “scheletri che avevo nell’armadio” e questo mi faceva sentire bene, non mi sembrava vero di potere parlare di me nelle canzoni…Lele mi guarda e mi fa “cazzo Steve devi avere delle ossa ben cattive in quel fottutissimo armadio…” avevamo trovato il nome della band…Bad Bones!
Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere?
Meku: I testi sono totale appannaggio di Steve, lui parla sempre di cose che gli capitano, io e Lele siamo partecipi di questo dato che praticamente viviamo insieme a lui e sappiamo sempre dove vuole andare a parare!
Steve: Come ti dicevo prima parlo sempre di me o di noi, di cose che ci sono successe veramente, ho parlato di spade e di draghi per troppo tempo nella mia vita e volevo scrivere qualcosa che sentissi fortemente e potessi condividere con i miei due fratelli!
Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?
Lele: Sono importanti, ogni canzone è come un’istantanea di un certo momento o di una cosa che ci siamo vissuti o che abbiamo vissuto indirettamente attraverso Steve, quando sento i vecchi pezzi torno a certe immagini, a certi pensieri, proprio un po’ come quando uno guarda le foto di qualche anno prima, rivivi un po’ la tua storia personale.
Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?
Steve: La nostra musica è sincera, non ci sono filtri, parla di noi, è come deve essere, la viviamo intensamente, è piena di terra e sangue, se la ascolti te ne accorgi. "A Family Affair "è veramente una questione di famiglia, parla di noi tre e di un viaggio, è Rock’n’Roll, pieno di speranze, felicità e disperazione, tutte cose che ci stiamo vivendo sulla nostra pelle, c’è l’America e l’Italia e grandi sforzi e sacrifici, ogni singola nota o parola parla di questo, questo è un disco fatto con il cuore.
Come nasce un vostro pezzo?
Meku: Vogliamo essere istantanei, togliere tutti i fronzoli e andare subito al sodo, abbiamo una regola: se il pezzo ci impiega più di una mezz’ora ad essere imbastito vuol dire che non funziona e ne scriviamo un altro.
Lele: Musica e testi nascono insieme, magari Meku mette giù un riff, jammiamo tutti insieme su quello e a quel punto Steve prende un foglietto di carta, scrive le parole e ci spiega la melodia della voce e quello che sta raccontando nei versi, molto semplice!
Steve: Non ci piace usare pc e preparare provini, usiamo ancora un vecchio stereo con la cassetta e registriamo il tutto li sopra, poi ce lo riascoltiamo a casa con calma, siamo una band vecchia maniera.
Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?
Lele: A me piace molto "Street Dogs", è un pezzo che abbiamo scritto a Los Angeles quando vivevamo in un magazzino abbandonato a Wilmington, un quartiere molto duro in mano alle gang. Ci rendevamo conto della situazione di pericolo in cui ci eravamo cacciati e cercavamo di capire come fare a sopravvivere in quel posto, così chiediamo al nostro vicino di “casa” che viveva in una baracca di lamiere accanto al deposito e lui ci fa: “Ragazzi, la gang è pericolosa, gli sbirri sono ancora più pericolosi perché hanno il grilletto ancora più facile ma la cosa cui dovete fare attenzione sono i cani randagi…quelli se ti beccano ti sbranano vivo”…e si tira sul la maglietta mostrando una cicatrice tipo morso di squalo…non potevamo non scrivere quella canzone!
Steve: Quando suono quel pezzo sento ancora quell’odore di marcio che si respirava in quel fottuto deposito!
Meku: Si! e le docce fatte per strada con la tanica d’acqua perché non avevamo neanche un bagno…e la fame…cazzo che fame…
Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?
Steve: In molti dicono che siamo un incrocio tra Ramones, ZZ Top, Ac/Dc e Motorhead, a me piace questa definizione, sono band che ci piacciono molto…poi magari Meku ti dice che è un fan sfegatato di Hendrix e Lele dice di avere un’anima grunge e che io non sono altro che un punk (anche se ho suonato metal per una vita) ma va bene, direi che quelle quattro bands sono quelle che oggettivamente ci influenzano di più!
Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?
Meku: Siamo in tour da tre anni e non abbiamo molta voglia di fermarci, negli ultimi mesi ci siamo concentrati molto sull’Italia, abbiamo partecipato ad un sacco di festival (tra cui l’Italian Gods of Metal e l’Italian Headbangers) e fatto parecchie date nei club, abbiamo fatto concerti persino durante le sessioni di registrazione del disco.
Lele: Il tour continuerà per tutta l’estate, attraverso altri festival come il 3 Days in rock, il Liff rock festival, il Maximum rock festival o il Wedge loud festival, poi in autunno si torna in California per una quindicina di date e quindi faremo un po’ di Europa tipo Svizzera, Germania e Rep Ceca con una puntata in UK .
E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?
Steve: Siamo al secondo album e ci sembra un po’ prestino per un Live, anche se devo dire che in molti ce lo hanno chiesto. Ci sono un sacco di bootleg di nostri concerti che girano e alcuni suonano anche discretamente bene, quindi direi che per ora non avrebbe senso fare un “bootleg ufficiale”, sicuramente in futuro lo faremo e sarà una cosa veramente bella, piena di contenuti speciali, fatta bene insomma!
Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?
Lele: La scena italiana è in grande crescita, abbiamo suonato con tante band in giro, tra USA e Europa e ti posso dire che la nostra è una scena di grande valore, credo che siamo al pari di altri paesi, forse c’è ancora un problema di cultura, siamo troppo esterofili e non diamo spazio ai nostri talenti, ma credo sia soltanto una questione di tempo, voglio dire se una band è buona è buona sia che sia italiana sia che sia straniera.
Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?
Steve: Internet non ci ha né danneggiato né aiutato, è un mezzo che ti permette di poterti promuovere, ma non è più così efficace, ormai è iper-affollato e anche i social network non riescono ad avere quella profondità e quella presa che avevano agli inizi. Mi spiego: ormai chiunque ha una pagina myspace o facebook, tutti vengono taratassati da inviti di ogni tipo quindi il livello di attenzione scende a zero e tutto il lavoro fatto non rende granchè. Paradossalmente penso che funzioni meglio il cartaceo, perché è più selettivo, visto che hai pagato presti maggiormente attenzione e anche se le vendite di riviste si sono molto abbassate, colpiscono un target di persone che sono veramente appassionate di rock ne questo può aiutare molto una band. La storia del download pirata, invece è diversa: per una band come noi è positivo perché comunque fa girare la nostra musica, tantissimi curiosi che si erano scaricati “illegalmente” Smalltown Brawlers li abbiamo rivisti ai concerti e hanno comprato il cd in originale, questo è buono perché permette alla musica di girare liberamente ed essere alla portata di tutti, se poi la band piace, la gente viene ai concerti e compra il merc. Niente di meglio.
Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?
Meku: Siamo tutti e tre così infognati in questa storia che non pensiamo neanche più singolarmente, voglio dire, siamo in tre, c’è spazio per esprimersi a volontà, non c’è un leader ognuno è libero e mette a disposizione la sua capacità come compositore, non è la tecnica o il virtuosismo che si cerca, ma la canzone: un bel ritornello, un bel riff di chitarra, una bella strofa e un bel solo, tutto qui, siamo molto soddisfatti di questa situazione, vogliamo essere quello che siamo e la nostra musica rispecchia questa attitudine.
C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?
Steve: Sul primo album abbiamo collaborato con Pino Scotto ed è stato bellissimo, su “A Family Affair” abbiamo incrociato la strada con Roberto Tiranti ed è stato stupendo, credo che se continuiamo così sul prossimo ci potrebbe essere Lemmy o Bruce Dickinson ahahaha!!!!
Meku: A me piacerebbe collaborare con Slash, lo abbiamo conosciuto a Los Angeles e mi è piaciuto tantissimo come persona, al di là del suo stile inconfondibile, mi è piaciuto molto il lato umano, veramente un grandissimo personaggio!
Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?
Bad Bones: Se siete arrivati a questo punto vuol dire che avete letto tutta l’intervista e ne siamo molto felici! Vuol dire che non vi abbiamo annoiati! Se volete contattarci,lo potete fare su www.myspace.com/badbonesrock1, noi rispondiamo sempre a tutti, teniamo molto alle persone che ci seguono! Ringraziamo di cuore Informazione Metal per questa intervista e per il sostegno che ci date! Rock on! Bad Bones...
Intervista di Maurizio Mazzarella
Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?
Steve: Inizio a dirti che questo nostro secondo album, “A Family Affair” è un disco davvero molto importante per noi, raccoglie canzoni scritte negli ultimi tre anni, un periodo che ha fortemente cambiato le nostre vite, parla dei nostri viaggi negli Stati Uniti, di quello che ci siamo portati dietro qui in Italia e della grande sfida che abbiamo vissuto. Abbiamo fatto i barboni a Los Angeles, abbiamo lottato e tenuto duro, ma alla fine siamo tornati a casa con una grande esperienza, grandi soddisfazioni: le date al Whisky a Go Go e l’Hollywood rock Convention! A Family…parla di tutto questo..speranze…fatica…sudore e la voglia di condividere una grande avventura insieme.
Meku: Abbiamo registrato agli studi Nadir di Genova, con la produzione di Tommy Talamanca (Sadist), tutto in presa diretta, tutto live, cercando di riportare nelle tracce quello che è lo spirito della band… chiudevamo gli occhi e tornavamo ai momenti passati insieme … Tommy è stato parte di questa cosa, ci spronava a dare quell’intensità di cui avevano bisogno i pezzi, è stata una bellissima collaborazione, e siamo molto soddisfatti del risultato finale.
Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?
Lele: Nel maggio 2007 ho chiamato Steve e gli ho detto: “fratellino abbiamo trent’anni…quanto dobbiamo ancora aspettare per tornare a suonare insieme?”, sentivamo che era ora di impegnarci in un progetto tutto nostro, Meku era il nostro migliore amico, nonché eccellente chitarrista…i giochi erano fatti, abbiamo subito trovato un grande feeling e nel giro di qualche mese eravamo già pronti a registrare “Smalltown Brawlers”, il nostro primo album…
Meku: Avevo parlato con Steve in quei giorni…era felice di suonare nei White Skull, ma sentiva che aveva bisogno di una storia diversa, aveva voglia di suonare con suo fratello Lele e creare una band tutta sua, io ai tempi ero con gli Anthenora e mi sentivo più un session-man che altro… la scelta di entrare nei Bad Bones non si è nemmeno posta: eravamo sempre insieme a fare bisboccia, semplicemente ci siamo spostati dal bar alla sala-prove! Ahahahah!!!!
Steve: Volevo una band essenziale, con persone cui volessi veramente bene, non che non sia legato alle persone con cui ho suonato in passato, ci mancherebbe, ma volevo una “family” band, mettere dentro le canzoni un po’ della mia vita, riscoprire una dimensione più intima e allo stesso spontanea in cui riversare tutto quello che stavo vivendo in quei giorni, senza pensare al genere, a managemente all’etichetta o altro, volevo tornare a una certa purezza nel vivere la musica e potevo farlo solo con Lele e Meku.
Come è nato invece il nome della band?
Steve: Semplicissimo, eravamo in saletta e faccio ai ragazzi…”avete per caso pensato ad un nome per la band?” loro chiaramente non avevano nessuna idea e io gli spiego che nei testi dei pezzi che stavamo scrivendo avevo messo un po’ di “scheletri che avevo nell’armadio” e questo mi faceva sentire bene, non mi sembrava vero di potere parlare di me nelle canzoni…Lele mi guarda e mi fa “cazzo Steve devi avere delle ossa ben cattive in quel fottutissimo armadio…” avevamo trovato il nome della band…Bad Bones!
Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere?
Meku: I testi sono totale appannaggio di Steve, lui parla sempre di cose che gli capitano, io e Lele siamo partecipi di questo dato che praticamente viviamo insieme a lui e sappiamo sempre dove vuole andare a parare!
Steve: Come ti dicevo prima parlo sempre di me o di noi, di cose che ci sono successe veramente, ho parlato di spade e di draghi per troppo tempo nella mia vita e volevo scrivere qualcosa che sentissi fortemente e potessi condividere con i miei due fratelli!
Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?
Lele: Sono importanti, ogni canzone è come un’istantanea di un certo momento o di una cosa che ci siamo vissuti o che abbiamo vissuto indirettamente attraverso Steve, quando sento i vecchi pezzi torno a certe immagini, a certi pensieri, proprio un po’ come quando uno guarda le foto di qualche anno prima, rivivi un po’ la tua storia personale.
Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?
Steve: La nostra musica è sincera, non ci sono filtri, parla di noi, è come deve essere, la viviamo intensamente, è piena di terra e sangue, se la ascolti te ne accorgi. "A Family Affair "è veramente una questione di famiglia, parla di noi tre e di un viaggio, è Rock’n’Roll, pieno di speranze, felicità e disperazione, tutte cose che ci stiamo vivendo sulla nostra pelle, c’è l’America e l’Italia e grandi sforzi e sacrifici, ogni singola nota o parola parla di questo, questo è un disco fatto con il cuore.
Come nasce un vostro pezzo?
Meku: Vogliamo essere istantanei, togliere tutti i fronzoli e andare subito al sodo, abbiamo una regola: se il pezzo ci impiega più di una mezz’ora ad essere imbastito vuol dire che non funziona e ne scriviamo un altro.
Lele: Musica e testi nascono insieme, magari Meku mette giù un riff, jammiamo tutti insieme su quello e a quel punto Steve prende un foglietto di carta, scrive le parole e ci spiega la melodia della voce e quello che sta raccontando nei versi, molto semplice!
Steve: Non ci piace usare pc e preparare provini, usiamo ancora un vecchio stereo con la cassetta e registriamo il tutto li sopra, poi ce lo riascoltiamo a casa con calma, siamo una band vecchia maniera.
Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?
Lele: A me piace molto "Street Dogs", è un pezzo che abbiamo scritto a Los Angeles quando vivevamo in un magazzino abbandonato a Wilmington, un quartiere molto duro in mano alle gang. Ci rendevamo conto della situazione di pericolo in cui ci eravamo cacciati e cercavamo di capire come fare a sopravvivere in quel posto, così chiediamo al nostro vicino di “casa” che viveva in una baracca di lamiere accanto al deposito e lui ci fa: “Ragazzi, la gang è pericolosa, gli sbirri sono ancora più pericolosi perché hanno il grilletto ancora più facile ma la cosa cui dovete fare attenzione sono i cani randagi…quelli se ti beccano ti sbranano vivo”…e si tira sul la maglietta mostrando una cicatrice tipo morso di squalo…non potevamo non scrivere quella canzone!
Steve: Quando suono quel pezzo sento ancora quell’odore di marcio che si respirava in quel fottuto deposito!
Meku: Si! e le docce fatte per strada con la tanica d’acqua perché non avevamo neanche un bagno…e la fame…cazzo che fame…
Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?
Steve: In molti dicono che siamo un incrocio tra Ramones, ZZ Top, Ac/Dc e Motorhead, a me piace questa definizione, sono band che ci piacciono molto…poi magari Meku ti dice che è un fan sfegatato di Hendrix e Lele dice di avere un’anima grunge e che io non sono altro che un punk (anche se ho suonato metal per una vita) ma va bene, direi che quelle quattro bands sono quelle che oggettivamente ci influenzano di più!
Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?
Meku: Siamo in tour da tre anni e non abbiamo molta voglia di fermarci, negli ultimi mesi ci siamo concentrati molto sull’Italia, abbiamo partecipato ad un sacco di festival (tra cui l’Italian Gods of Metal e l’Italian Headbangers) e fatto parecchie date nei club, abbiamo fatto concerti persino durante le sessioni di registrazione del disco.
Lele: Il tour continuerà per tutta l’estate, attraverso altri festival come il 3 Days in rock, il Liff rock festival, il Maximum rock festival o il Wedge loud festival, poi in autunno si torna in California per una quindicina di date e quindi faremo un po’ di Europa tipo Svizzera, Germania e Rep Ceca con una puntata in UK .
E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?
Steve: Siamo al secondo album e ci sembra un po’ prestino per un Live, anche se devo dire che in molti ce lo hanno chiesto. Ci sono un sacco di bootleg di nostri concerti che girano e alcuni suonano anche discretamente bene, quindi direi che per ora non avrebbe senso fare un “bootleg ufficiale”, sicuramente in futuro lo faremo e sarà una cosa veramente bella, piena di contenuti speciali, fatta bene insomma!
Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?
Lele: La scena italiana è in grande crescita, abbiamo suonato con tante band in giro, tra USA e Europa e ti posso dire che la nostra è una scena di grande valore, credo che siamo al pari di altri paesi, forse c’è ancora un problema di cultura, siamo troppo esterofili e non diamo spazio ai nostri talenti, ma credo sia soltanto una questione di tempo, voglio dire se una band è buona è buona sia che sia italiana sia che sia straniera.
Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?
Steve: Internet non ci ha né danneggiato né aiutato, è un mezzo che ti permette di poterti promuovere, ma non è più così efficace, ormai è iper-affollato e anche i social network non riescono ad avere quella profondità e quella presa che avevano agli inizi. Mi spiego: ormai chiunque ha una pagina myspace o facebook, tutti vengono taratassati da inviti di ogni tipo quindi il livello di attenzione scende a zero e tutto il lavoro fatto non rende granchè. Paradossalmente penso che funzioni meglio il cartaceo, perché è più selettivo, visto che hai pagato presti maggiormente attenzione e anche se le vendite di riviste si sono molto abbassate, colpiscono un target di persone che sono veramente appassionate di rock ne questo può aiutare molto una band. La storia del download pirata, invece è diversa: per una band come noi è positivo perché comunque fa girare la nostra musica, tantissimi curiosi che si erano scaricati “illegalmente” Smalltown Brawlers li abbiamo rivisti ai concerti e hanno comprato il cd in originale, questo è buono perché permette alla musica di girare liberamente ed essere alla portata di tutti, se poi la band piace, la gente viene ai concerti e compra il merc. Niente di meglio.
Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?
Meku: Siamo tutti e tre così infognati in questa storia che non pensiamo neanche più singolarmente, voglio dire, siamo in tre, c’è spazio per esprimersi a volontà, non c’è un leader ognuno è libero e mette a disposizione la sua capacità come compositore, non è la tecnica o il virtuosismo che si cerca, ma la canzone: un bel ritornello, un bel riff di chitarra, una bella strofa e un bel solo, tutto qui, siamo molto soddisfatti di questa situazione, vogliamo essere quello che siamo e la nostra musica rispecchia questa attitudine.
C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?
Steve: Sul primo album abbiamo collaborato con Pino Scotto ed è stato bellissimo, su “A Family Affair” abbiamo incrociato la strada con Roberto Tiranti ed è stato stupendo, credo che se continuiamo così sul prossimo ci potrebbe essere Lemmy o Bruce Dickinson ahahaha!!!!
Meku: A me piacerebbe collaborare con Slash, lo abbiamo conosciuto a Los Angeles e mi è piaciuto tantissimo come persona, al di là del suo stile inconfondibile, mi è piaciuto molto il lato umano, veramente un grandissimo personaggio!
Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?
Bad Bones: Se siete arrivati a questo punto vuol dire che avete letto tutta l’intervista e ne siamo molto felici! Vuol dire che non vi abbiamo annoiati! Se volete contattarci,lo potete fare su www.myspace.com/badbonesrock1, noi rispondiamo sempre a tutti, teniamo molto alle persone che ci seguono! Ringraziamo di cuore Informazione Metal per questa intervista e per il sostegno che ci date! Rock on! Bad Bones...
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