Ansa News

martedì 15 dicembre 2009

BURNING BLACK - I Prigionieri dell'Acciaio


Intervista agli italici Burning Black, ci rispondono il chitarrista della band John ed il bassista AJ:

Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?

AJ: Un saluto a Te e a tutti i lettori. A nostro parere, MechanicHell segna un deciso passo avanti rispetto al nostro precedente lavoro, “Prisoners Of Steel”, nei confronti del quale ci fu un feedback sufficientemente positivo da permetterci di pensare a un secondo full length. Sentivamo il bisogno di staccarci da brani che ormai proponevamo da anni, e i nuovi pezzi sono venuti fuori in modo rapido e assolutamente naturale, guidati dalla grandissima voce del nostro cantante Dan, e dalla produzione cristallina di Nick Savio (ex-White Skull, Hollow Haze), che si è occupato anche degli assoli di chitarra.

Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?

AJ: La band nasce agli inizi del 2004 a opera di John (chitarra) e Dan (voce), col proposito di suonare vero e classico Heavy Metal. Negli anni successivi si fa strada nell’underground locale con due demo (“Smell the Fire”, 2005 e “Fight to Dream”, 2006) e collezionando live con gruppi considerati inarrivabili per una band senza etichetta (UDO, Primal Fear, Linea77, Bonfire, ecc.). Nello stesso periodo arrivano a completare la formazione AJ (basso), Will (batteria) e Eric (chitarra).

Come è nato invece il nome della band?

AJ: “Burning Black” è una delle espressioni di slang americano che indica il segno lasciato dalle ruote sull’asfalto…e poi, suona dannatamente Metal!!

Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?

AJ: Una tematica ricorrente nei nostri brani è la passione per la vita on the road, piena di avventura e di vere passioni, ma spesso anche portatrice di solitudine e riflessione ("Dust and Rain" e "Messengers of Hell", ad esempio). Ma ci piace anche affrontare argomenti più leggeri e ironici, come ad esempio i segreti e le perversioni che ciascuno di noi cerca di nascondere (“Secrets to Hide”, “Dangerous Game”).

Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?

AJ: In “MechanicHell” potete aspettarvi tutti gli elementi tipici di un album di classico Heavy Metal, ma con uno sguardo al presente e con una ricerca più accurata di suoni e arrangiamenti. Riff tiratissimi (MechanicHell, Messengers of Hell), mid-tempo melodici (Purgatory Child, Secret to Hide) ed episodi di Power Metal di stampo Americano (Our Sentence, Hero of the Century).

Come nasce un vostro pezzo?

AJ: Inizialmente il metodo è sempre lo stesso: si parte da una struttura di base chitarra ritmica (John)/ voce (Dan), mentre il resto della band interviene successivamente, in fase di arrangiamento. Buona parte di quest’album è stata anche scritta e arrangiata direttamente in studio, durante le registrazioni.

Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

AJ: Credo che “Purgatory Child” sia un pezzo di livello notevole, ma la mia preferenza assoluta va a “Secrets to Hide”, a mio parere il più bel brano mai scritto dalla band…per ora, eheheh!

Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?

AJ: Le nostre influenze sono tra le più svariate. Dan (voce) è un fan sfegatato del Power americano, e nel disco si sente. John (chitarra) è più sulle sonorità british, Eric ascolta jazz e fusion, Will thrash e hardcore, io principalmente musica classica. E sì, riusciamo anche a convivere senza ammazzarci a vicenda!

Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?

AJ: Per cominciare, il 23 dicembre ci sarà il release party di “MechanicHell”al New Age Club di Roncade (TV): siete tutti invitati! Il 5 gennaio saremo headliner a un festival in Austria, e stiamo programmando altre date per l’inizio del prossimo anno. Saranno confermate appena possibile, e non escludiamo un tour intero.

E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?

JOHN: Direi che in questo momento un’uscita del genere è prematura. Prima vediamo come sarà accolto il disco nuovo che è la cosa più importante, poi per altre uscite ci sarà tempo per discuterne. In ogni caso fare un live con due soli album all’attivo non è secondo me una cosa molto saggia, anche per rispetto del pubblico che ci segue.

Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?

AJ: I gruppi promettenti e le possibilità non mancherebbero, ma purtroppo la scena italiana in generale risente di alcuni difetti che a mio parere non sono risolvibili ora come ora. Per citarne alcuni: le propensione di buona parte del pubblico a muoversi solo per i grandi nomi e non per eventi piccoli e medi, il timore di molte band a investire in loro stesse, e la presenza abnorme di cover band a scapito di chi scrive la propria musica.

Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?

JOHN: Sicuramente Internet ci ha dato una mano dal punto di vista della “fama”, poiché tramite questo strumento siamo riusciti a raggiungere sicuramente molte persone che con qualunque altro mezzo. Ovviamente, guardando i dati di download illegali del nostro primo album…diciamo che se tutte queste persone lo avessero comprato la situazione ora sarebbe un po’ diversa. Diciamo che la risposta sta nel mezzo: Internet è un’arma potente ma andrebbe usata in modo più saggio e più disciplinato.

Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?

JOHN: Per quanto mi riguarda, il talento inteso come “bravura tecnica” non mi interessa molto, nel senso che fare un assolo pazzesco davanti allo specchio servirebbe a ben poco. Ho sempre cercato di concentrarmi piuttosto su scrivere pezzi che potessero essere degni di nota, e di certo non mi ritengo un chitarrista eccezionale. Chiaramente la tecnica ci deve essere, ma non sto qui a pormi se vengo valorizzato o meno da questo genere musicale o se risalto a sufficienza.

AJ: La tecnica ci deve essere, ma dev’essere al servizio di tutto ciò che rende grande un gruppo: grandi pezzi, grandi concerti, grande impatto, grande carattere.

C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?

JOHN: Ce ne sono tanti con cui mi piacerebbe collaborare: se penso ai gruppi che adoro come Judas Priest o Accept…ma ho un pallino che mi porto dietro da sempre, pur non facendo parte delle band che davvero prediligo. Non so nemmeno io perché, ma mi piacerebbe poter collaborare con Kai Hansen…mi ha sempre affascinato anche se non ho mai ben capito perché, eheh!

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

AJ: Grazie a tutti per il supporto e lo spazio che ci concedete. Vi ricordo che possiamo essere sempre in contatto con voi attraverso MySpace (www.myspace.com/burningblackband) e la nostra pagina FaceBook. A breve sarà anche pronto il nostro sito ufficiale, www.burningblack.com. Ci vediamo on the road!

Intervista a cura di Maurizio Mazzarella

Nessun commento:

Posta un commento