Ansa News

domenica 5 luglio 2009

ASHENT - Unione di talenti


Intervista a Gianpaolo Falanga, bassista dei veneti Ashent:

Siete usciti da poco sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?


-Ciao Maurizio, Deconstructive è il secondo album degli Ashent ed è uscito a fine marzo per la finlandese Lion Music. Siamo davvero soddisfatti del disco, e a 3 mesi dalla sua pubblicazione il responso di pubblico e critica è stato davvero stellare.

Come sè nata la vostra band e quali sono le vostre origini?

-La band è nata nel 2001, da un idea mia e di mio fratello Onofrio, abbiamo registrato un demo nel 2003 ai New Sin Studio, che poi sono diventati praticamente la nostra seconda casa. Il demo fu accolto veramente bene dalla critica e questo ci permise di ritagliarci un nostro piccolo spazio tra gli addetti ai lavori, e dopo qualche cambio di line-up di firmare per Lucretia Records, con la quale abbiamo pubblicato il nostro debut album Flaws of Elation a fine 2006. Dopo la pubblicazione di FoE abbiamo promosso il disco il meglio possibile e ci siamo buttati a capofitto nella composizione di Deconstructive, con l'idea che il nostro secondo album avrebbe dovuto darci la possibiltà di firmare con un etichetta di livello europeo. E così è stato, essere un gruppo della Lion Music è davvero un onore per noi.

Come è nato invece il nome della band?

-Il nome della band ha una storia un po' travagliata: appena formato il gruppo aveva un altro nome, ma poco prima di registrare il nostro primo demo, grazie alla potenza di internet avevamo scoperto che un' altra band emergente degli stati uniti aveva lo stesso moniker, abbiamo quindi scelto di cambiarlo in Ashent, che scritto in questo modo è una parola che non ha significato, ma che a seconda di come viene pronunciato può assumere diverse interpretazioni. Salvo poi scoprire, tramite segnalazione di un nostro fan nativo d'america, che il termine Ashent nella sua lingua significa "unione". E' un significato che ci appartiene molto.

Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?

-In generale i testi sono ispirati da quello che ci circonda, dalla quotidianità o da qualsiasi cosa susciti un' emozione, come un libro ad esempio. Sicuramente nella storia degli Ashent i testi hanno sempre avuto particolare rilevanza, essendo poi Steve (il singer della band) americano, è ancora più importante per noi scrivere qualcosa che sia davvero complementare alla musica, per riuscire a dare a chi ascolta un nostro brano delle sensazioni forti. Per quanto riguarda Deconstructive posso dirti che non si tratta di un concept, ma comunque esiste un filo che lega tutte le canzoni. Il tema che puoi ritrovare nel disco è quello della perdita: la perdita di sè stessi nella società moderna, la perdita di un amore, la perdita della fiducia, la perdita di una persona cara... Sono situazioni che viviamo ogni giorno, e abbiamo voluto raccoglierle nei testi dell'album.

Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?

-Deconstructive, è un album che ha messo d'accordo diverse tipologie di ascoltatore, c'è ne siamo resi conto dalle tante recensioni, e pensandoci bene non poteva che essere così, dato che noi per primi ascoltiamo di tutto. E' un album nel quale puoi trovare melodia, tecnica, aggressività, sperimentazione, ma soprattutto canzoni. Il nostro punto fermo è sempre stato quello di scrivere canzoni, brani che la gente potesse ascoltare e apprezzare. Questo non vuol dire che siamo disinteressati alla sperimentazione, ma lunghi e sterili parti strumentali non ci interessano. La vera sfida per ogni compositore è quella di riuscire a scrivere qualcosa che la gente ricordi per le sensazioni che gli ha dato, ed è quello che proviamo a fare noi canzone dopo canzone tramite un songwriting attento.

Come nasce un vostro pezzo?

-I pezzi solitamente nascono dall'idea di un singolo componente, principalmente quelle di mio fratello Onofrio, idea sulla quale poi il gruppo lavora assieme andando a creare la canzone vera e propria. Ognuno mette il suo contributo, ed è proprio questo combinazione che rende il nostro suond particolare.

Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

-Personalmente amo in maniera differente ogni brano del disco, sono davvero molto critico sulla musica che facciamo, e ritrovarmi ad ascoltare con piacere alcuni brani del disco mi ha davvero sorpreso. Se dovessi farti dei nomi, sicuramente Imperfect, che è anche il nostro singolo di lancio e che ha avuto davvero un impatto notevole. Il player di Myspace ad ora segna più di 16000 ascolti per questo brano, e più di 18000 per il teaser promozionale che Lion Music ha rilasciato come anteprima del disco. Sono conscio che il player di un social network non sia un termometro reale della vera notorietà della band, ma la tendenza è quella di un crescente aumento di interesse nei confronti degli Ashent, soprattutto da parte del pubblico europeo e di oltre oceano, è questo non può che renderci orgogliosi della nostra musica.

Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?

-Siamo tutti dei gran divoratori di musica, difficilmente ci rifacciamo esplicitamente ad un gruppo, al contrario il nostro scopo è proprio quello di maturare passo dopo passo un nostro sound sempre più personale. Questo ti mette di fronte a diverse difficoltà; per una band giovane, essere facilmente accostabili a qualcuno di più famoso rende più facile la promozione della propria musica, cercare invece di proporre qualcosa di più personale, almeno all'inizio della carriera, è sicuramente più difficoltoso, ma penso che sulla lunga distanza sia una scelta che paga. Ovviamente siamo continuamente influenzati da altre band, ma penso sia un processo inconscio che poi si riflette sulle composizioni.

Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?

-L'idea è quella di continuare a fare date live in supporto al disco dall'autunno, cercando di muoverci anche in europa, ed in generale cercando di promuovere il disco in tutti i modi possibili. La Lion Music in questo senso sta facendo veramente un ottimo lavoro. Nel frattempo stiamo mettendo mano al materiale che andrà a comporre il nuovo album, ma questa è un'altra storia, ora il nostro presente è Deconstructive.

E’ un programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?

-Per ora ci stiamo dedicando alla promozione e ai live in supporto a Deconstructive, e lavorando sui pezzi che andranno a far parte del terzo album. Realizzare degli album live o dei DVD estratti da concerti, oggi è molto più facile ed economico ripetto ad una volta, ma penso siano operazioni di corto respiro. Un gruppo come il nostro, che sta costruendo passo dopo passo il proprio nome deve mantenere coerenza verso i fan, e la prima cosa è portare la nostra musica dal vivo e proporre nuovi brani sempre più personali. I dischi live è meglio farli fare a band che hanno il "diritto" di farlo, Nevermore o SymphonyX hanno rilasciato il loro primo live dopo diversi anni di attività, e dopo molti tour e dischi. Penso che un live sia la celebrazione della consolidata attività dal vivo di un gruppo. Noi la nosta la stiamo costruendo con i sacrifici che la cosa comporta, per ora meglio rimanere con i piedi per terra.

Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?

-Purtroppo i problemi sono sempre gli stessi, e riguardano soprattutto l'aspetto live. Premetto che in Italia, a mio parere, ci sono delle band davvero validissime, sia tra quelle storiche che tra le nuove leve, in ogni genere, dal classic al death, dal prog all'avantgarde. Purtroppo il sistema, come è strutturato qui, non permette facilmente a giovani band di promuovere la propria musica. Sono convinto che il live sia la miglior forma di promozione per un gruppo, ma suonare in Italia è davvero dura. Fortunatamente esistono ancora locali che danno spazio alla musica ma sono sempre meno, soprattutto se proponi un repertorio tuo.I festival poi sono blindati dai soliti nomi, e chi fa parte di una band sicuramente si ritroverà in queste mie parole. Discograficamente invece, la situazione è nettamente migliorata, anche grazie a band come Lacuna Coil o Rhapsody of Fire, che hanno portato il metal italiano al grande pubblico internazionale. Diciamo che nel 2009 non bisogna più vergognarsi di essere italiani quando si propone il proprio lavoro ad un etichetta. L'unico problema è che le labels puntano, giustamente, su gruppi che hanno un seguito e un attività live, ma come dicevo prima, per una band italiana questa è davvero difficile da costruire, è un cane che si morde la coda.

Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?

-Noi siamo nati come band già nell'era internet, quindi non abbiamo vissuto il crollo discografico dovuto al peer-to-peer. In generale internet ha dato una mano a tutte le band per quello che riguarda la possibilità di comunicazione e la visibilità. Penso che il crollo delle vendite sia dovuto anche a come è strutturato il mercato discografico, se ci pensi la musica è ovunque, sono i dischi che non si vendono. Forse, come diceva Rick Rubin, è arrivato il momento di cambiare sistema e di fornire la musica attraverso altri metodi, con abbonamenti ad esempio, potersi abbonare al sito di un etichetta o di una radio e scaricare legalmente tutta la loro musica, senza dover pagare il singolo brano. Qualcosa di simile a quello che è avvenuto per il cinema e per la televisione. La gente paga anche 50 euro al mese per guardare canali a pagamento, e la pirateria per il cinema esiste come per la musica, ma il crollo del mercato cinematografico non è stato brusco come quello musicale. Sono discorsi molto complessi, penso che chi tira i fili del mondo musicale dovrebbe reinventarsi e non piangersi addosso se le cose non funzionano con lo stesso metodo che si usava di 30 anni fa.

Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?

-Il genere che suoniamo esattamente non saprei descrivertelo, più che genere parlarei di attitudine. Spesso si identifica il progressive con canzoni da 10 minuti ricche di parti strumentali, ma penso che ingabbiare la nostra musica in una definizione sia riduttivo. A noi interessa fare canzoni che suscitino emozioni, la libertà poi di poter scegliere come arrangiare un pezzo, se con delle parti particolarmente tecniche o sperimentali o semplicemente in maniera funzionale al mood del brano, questa penso sia la vera libertà che ogni musicista desidera.

C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?

-Parlando personalmente, sicuramente Paul Masvidal: la sua musica ha davvero significato tanto per me, anche se non mi dispiacerebbe neanche poter collaborare con Devin Townsend. Ora che mi ci hai fatto riflettere mi vengono in mente un sacco di nomi, fortunatamente il mondo è davvero pieno di grandi musicisti.

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

-Grazie Maurizio per lo spazio che ci hai dato, è stato un piacere parlare con te. Invito tutti i lettori di Informazione Metal a restare sintonizzati su www.ashent.net o www.myspace.com/ashentband e a supportare le band italiane, andando ai concerti e comprando i dischi.

Intervista a cura di Maurizio Mazzarella

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