Provenienti dagli Stati Uniti e on the road da circa sei anni, per i Baroness queso nuovo Blue Record è il secondo capitolo del proprio percorso artistico, che giunge a due anni di distanza dal disco d'esordio Red Album. Siamo nel campo dello sludge metal e la band americana mostra una forte padronanza per quanto riguarda il genere suonato, oltre ad una palpabile personalità. John Baizley e compagni, uniscono in modo sapiente la melodia con l'energia, rimarcando in ogni frangente una forte preparazione da un punto di vista tecnico. Piace la modulazione delle chitarre, assolutamente perfetta, basta ascoltare il pregevole assolo centrale di The Sweetest Curse per avere conferma di questo concetto. Il disco nel suo complesso è buono, scorre in modo fluido e risulta godevole per il proprio spiazzante dinamismo, denotando inoltre una produzione assolutamente curata ed appropriata per questo settore. I Baroness si districano tra momenti ispirati e frammenti più ruvidi, dando dimostrazione di saper spaziare su atmosfere differenti con grande destrezza. Il sound è ispirato agli anni settanta, è un fattore palpabile e l'abilità principale dei Baroness è quella di riportate al presente l'essenza di quell'epica. Bene anche la sezione ritmica, precisa, puntuale e cruda nella giusta misura, da rimarcare inoltre anche la buona prova dietro al microfono di John Baizley, che dona alla musica di Baroness il giusto tocco di originalità. Se amate questo genere, ascoltate Blue Record, vi farà divertire e perché no, vi farà anche sognare, soprattutto sulle note della vellutata Steel That Sleeps the Eye. Se invece di questo genere conoscete poco o nulla, ascoltatelo lo stesso, perché vi farà sicuramente appassionare.
Voto: 7/10
Maurizio Mazzarella
Voto: 7/10
Maurizio Mazzarella
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