Ansa News

venerdì 4 settembre 2009

RAZOR FIST - Metal Minds


Non potete vivere senza ascoltare lo speed metal? Allora "Metal Minds" dei Razor Fist è il disco che fa per voi. Già, perché questo pregevole prodotto musicale non fa altro che estrapolare il meglio degli Iron Maiden dei tempi d'oro, passando tra "The Number Of The Beast" e "Powerslave", senza dimenticare anche diverse sfumature dei primi due lavori della band di Steve Harris, fondendolo con i Mercyful Fate ed il miglior King Diamond, arricchendo il tutto con un proprio tocco di personalità. In sintesi questi sono i Razor Fist, una band che fa dell'heavy metal più classico il proprio punto di forza, suonando con grande tecnica, dimostrando a sua volta anche delle discrete capacità compositive. Andando dritti al sodo, "Metal Minds" è un buon disco, è ben prodotto e si lascia apprezzare per la propria spontanietà e per il proprio scorrere in modo disinvolto. Passando ad analizzare il disco in maniera pià dettagliata, la partenza è affidata a "Fury of the Warrior", un brano dinamico e particolarmente fluido, eseguito con una notevole rapidità e corredato da chitarre graffianti quanto granitiche allo stesso tempo, "Metal Minds" a seguire, ovvero la title-track, è un pezzo compatto e dall'impatto molto forte, incentrato su ritmi ruvidi e rubusti e su partiture incisive e pungenti, "Runner" vede i Razor Fist estremizzare al massimo il proprio sound, che rispetto alle canzoni precedenti diventa più massacrante ed aggressivo, in "Cosmic Hearse Driver" invece, la band recupera uno stile alquanto tradizionale, rimarcando il notevole contributo della sezione ritmica. "The Seer" vede la band puntare ancora una volta verso uno stile maestoso e possente, senza godere di particolari virtuosismi, "First Strike" vede le chitarre con i propri assoli taglienti esercitare un ruolo assolutamente determinante, adagiandosi su una struttura priva di pecche, mentre "Thirst for Disaster" è un'autentica dichiarazione di guerra, dove i Razor Fist mostrano la propria dimensione più brutale e crudele. Nella parte finale del disco, "Silver Howler" è l'episodio di maggiore qualità da punto di vista prettamente tecnico, "Breath of Fire" conferma la discreta cura degli arrangiamenti e la conclusiva "Loud into the Night" infine, sintetizze le peculiarità di un disco che gli amanti dello speed metal apprezzeranno sicuramente senza mezze misure.

Voto: 7/10

Maurizio Mazzarella

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