Ansa News

lunedì 18 luglio 2011

HORSEBACK – The Gorgon Tongue


No ragazzi, non basta essere degli impenitenti nerd perchè vi diamo i nostri soldi, ci vuole anche del talento in qualche cosa, almeno nel rubare le idee degli altri, guardate Bill Gates! Facezie a parte "The Gorgon Tongue" vede raccolti in un unico discetto ottico il delicato "Impale Golden Horn" con l'aggiunta del ben più acido "Forbidden Planet" lavoro precedentemente pubblicato solo su cassetta. Sebbene gli elementi fondanti della band, cioè una vocazione alla ripetitività condita da tentativi pseudo-psichedelici, i due pezzi del disco si discostano nettamente, il primo caratterizzato da un delicato e suadente post-rock, il secondo più ruvido e straniante, vicino a certo drone-black metal. Per carità a qualche ultra-afficionados del genere potrà anche piacere, ma il punto è che gli Horseback dilatano all'infinito pezzi che starebbero bene racchiusi nello spazio di 4 minuti. Il protrarsi di riverberi e feedback, di note tirate all'infinito, di loop perennemente uguali a se stessi, sarà anche una cifra stilistica della band, ma alla lunga risulta insensato e pretestuoso. A cosa serve ripetere un accordo per minuti e minuti? Stiamo testando il sustain delle chitarre? E sia chiaro, chi scrive non ha alcun preconcetto rispetto a pezzi lunghi o a pezzi costruiti su pochi riff (anche uno solo se funziona), ma non ha senso protrarre chitarre riverberate per i 17 minuti di "Finale" o per gli oltre venti minuti delle tre parti di "A High Ashes Breeze" con il suo corredo di insulsi rantoli finto black metal. Pollice verso.

Voto: 4/10

Michele Marinel

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