Ansa News

lunedì 18 luglio 2011

BLACK TUSK – Passage Through Purgatory (Re-Issue)


A quattro anni di distanza dalla sua uscita originale viene ristampato dalla solerte Relapse (che sembra puntare parecchio sulle ristampe da un po' di tempo a questa parte), il primo full length dei Black Tusk, band proveniente dalla Georgia statunitense. L'opera che viene riproposta è un concentrato di tutte le influenze della band che prende a piene mani da tradizioni diverse tra loro anche se da tempo oggetto di sincretismo da parte di diverse realtà. La band si definisce "swamp metal", e sicuramente qualche influenza dalle paludose regioni del sud c'è, ma l'autodedicata etichetta appare a conti fatti un po' pretenziosa. Lo stile dei nostri può essere facilmente inscritto nel filone stoner più metallizzato, con chitarre fuzzy, riff immediatamente memorizzabili e un buon tiro. Nelle parti più lente emerge con prepotenza l'amore di questi ragazzi per lo sludge ma anche per il doom più classico, con alcuni passaggi grezzi e plumbei alla Celtic Frost. Fino a metà album le linee direttrici sono queste. Non male, il disco scivola via piacevole anche se non riesce ad incidere fino in fondo. Senza infamia e senza lode insomma, un bel compitino di chi ha studiato la lezione di Kyuss e Queen Of The Stone Ages, si è andato a ripassare i Black Sabbath, e non si è dimenticato di cose più recenti tipo Kylesa e via discorrendo. Insomma si meritano la sufficienza ma non molto di più. E' dalla metà del disco in poi che le cose però si fanno più interessanti perchè alle influenze di cui sopra si aggiungono, man mano che il disco prosegue in maniera sempre più evidente, pregnanti dose di hardcore con cori sing-a-long e mid tempo spacca collo. Anche qui non si tratta sicuramente di un colpo di genio, ma questo innesto rende sicuramente più interessante la musica dei Black Tusk, avvicinandola senza omologarla a certo post-core nella sua accezione più fruibile. La riscoperta di una buona prima prova per un gruppo da tenere sotto'occhio.

Voto: 7/10

Michele Marinel

Nessun commento:

Posta un commento