Dei quattro Beatles sicuramente George Harrison è stato il più schivo, riflessivo e sicuramente meno rockstar. Un breve faccia a faccia col suo mito di sempre, Elvis, lo convince ulteriormente che avere mezzi materiali illimitati non sarebbe servito a placare la sua voglia di serenità e non gli avrebbe fornito le risposte a quelle domande che lo tormentavano interiormente. Il viaggio in India con gli altri tre compagni, precisamente a Rishikesh dove conosce Ravi Shankar ed impara ad amare il sitar (certo lo strumento trascendentale per eccellenza… qui in Italia abbiamo ne abbiamo un gran cultore come Aldo Tagliapietra, anch’egli artista di notevole spessore spirituale), gli schiude le porte alla religione indiana, alla meditazione, alla ricerca spirituale. E certo non per capricci da rockstar viziata e che vuole a tutti i costi essere al centro dell’attenzione, che George intraprende questi percorsi comunque impegnativi. La sua vita cambia seriamente ed il cammino spirituale diventa parallelo, se non predominante, a quello musicale. Una carriera solista che la critica ritiene la migliore tra quelle percorse dai fab four ed una grandiosa iniziativa umanitaria che diventerà anche uno degli eventi per eccellenza nel rock come il “Concert For Bangladesh” testimoniano la grandezza di quest’artista, cui questo libro ne rende perfetta testimonianza in quanto l’autore, anch’esso praticante del culto di Krishna, al contrario delle altre biografie cura con attenzione l’aspetto umano di George. A dieci anni dalla sua scomparsa l’attenta Coniglio Editore (che noi rockers ben conosciamo per i periodici d’approfondimento Classix e Classix Metal) cura la pubblicazione di questo libro che è un’occasione anche per crescere interiormente.
Voto: 8/10
Salvatore Mazzarella
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