Attivi dal 2003, giungono al terzo full lenght i romani Graal, che con questa nuova uscita consolidano quanto di buono fatto in passato e danno dimostrazione di un consistente progresso in termini di songwriting, fattore determinante nella buona riuscita di questo lavoro. Le atmosfere folk prog di matrice settantiana, pur se sempre presenti, risultano maggiormente diluite in favore di un’ulteriore indurimento del suono, che propende più che mai verso quell’hard rock che gruppi come Uriah Heep e Deep Purple c’hanno insegnato ad amare ed il cui spirito aleggia in questi solchi grazie alla continua interazione tra chitarra elettrica ed organo Hammond. Anche gli altri grandi dei ’70 si odono qui è li (Kansas, Led Zeppelin, Whitesnake…) ma la peculiarità, che ne è anche la forza, dei Graal non è quella di emulare ma, al contrario, di utilizzare queste influenze per proporre dei brani forti di uno stile personalissimo e perfettamente equilibrati tra atmosfere fiabesche e progressioni hard dal tiro micidiale. Basti l’uno due posto in apertura… il madrigalesco intro Il Ballo Di Caterina cede il passo alla tonante Gods Of War, un brano dalla struttura portante di cemento armato, graziato da un bellissimo assolo di chitarra. Maybe Tomorrow, Maybe One Day apre con un funk insolitamente cupo che sfocia in un refrain bellissimo. Lascia il segno la melodia dello strumentale The Sky Over Dublin. Stickin’ With You è un funky di quelli che che ci fa inevitabilmente pensare al mitico Glenn Hughes mentre Stay è il risultato d’insieme che supera la somma delle singole parti che costituiscono il disco. Bene, avete capito di cosa stiamo parlando… Ora tenete conto che l’etichetta che lo produce è la BloodRock Records, direttamente distribuita come di consueto da Black Widow, e capirete che questo è un lavoro di consistente spessore.
Voto: 8/10
Salvatore Mazzarella
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