Intervista a Dimitri Bonani, mente e autore principale del progetto solista "Dimitri". Ci risponde in occasione della pubblicazione del suo ultimo lavoro in studio "The Long War":
Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?
-Ciao a tutti. Questo album che si chiama “The Long War” è caratterizzato principalmente da due componenti che quasi sempre sono unite insieme: una aggressiva in cui prevale la “carica” tipica della musica hard rock, e una melodica nella quale c’è una ricerca verso le armonie classiche e che quindi non rende mai i brani troppo “statici” all’ascolto, nemmeno quelli con i riff di chitarra più irruenti. Comunque se proprio vogliamo dare un’etichetta al genere, direi che potremmo collocare questo disco nel filone dell’Aor.
Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?
-In realtà questo è da sempre stato un progetto solista che ho sviluppato dopo molti anni di musica e dopo aver suonato per parecchio tempo in diverse coverband. Posso dire però di avere la grande fortuna di poter collaborare con dei veri professionisti tra cui:
- il maestro Leonardo Morini alle tastiere che è anche direttore d’orchestra e di coro, organista e insegnate;
- al basso Antonio Pollina che oltre ad essere insegnante di basso elettrico, è stato anche primo contrabbasso e primo violoncello in diverse orchestre sinfoniche e infatti lo notai per la prima volta proprio ad un concerto classico diretto da Leonardo in cui Antonio suonava il contrabbasso;
- alla chitarra Simone Veneri che nonostante la giovane età, dimostra un talento ed una eccezionale tecnica degna di un musicista professionista con il doppio dei suoi anni;
- infine alle percussioni Riccardo Lodi, anche lui giovanissimo come Simone e anche lui dotato di altrettanto talento che gli permette di essere in grado di suonare qualunque cosa.
Inoltre Riccardo è abilissimo anche come liutaio, tanto è vero che è proprietario di una liuteria denominata “3G” con sede a Modena e che ha all’attivo parecchie richieste di percussioni su misura, alcune arrivate fin dagli Stai Uniti. Di origini siamo quasi tutti di Parma eccetto Riccardo che è di Modena e Antonio che è anche lui di Parma ma originario di Palermo.
Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?
-I testi sono molto importanti nella nostra musica e sono ispirati sia a fatti di vita quotidiana che a delle tematiche particolari. Per quanto riguarda le tematiche, possiamo dire che per esempio in Geronimo si parla dello sterminio degli Indiani d’America e dello sfruttamento del loro territorio; mentre in Out Of This World della sempre più frequente perdita di umanità da parte dell’uomo e di tutte le conseguenze che ne provoca, tra le quali la lenta morte del pianeta. Invece per il discorso di ispirazione a fatti di vita, si parla ad esempio in Moments Of Sorrow della tristezza e della solitudine lasciate da un amore finito e in Come Back Home della storia di un ragazzo che è stato strappato dalla sua terra per andare a combattere una guerra non sua, ma dal momento che si rende poi conto dell’inutilità e dell’orrore nell’uccidere persone come lui, decide di fuggire da tutto questo e di tornare a casa.
Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?
-Come ho già anticipato prima, gli elementi fondamentali che caratterizzano la musica di “The Long War” sono l’accuratezza nell’ unire aggressività e armonia musicale che secondo me, sono da sempre i due requisiti fondamentali per fare della buona musica rock. Poiché mantenere una certa linea melodica anche in ambito rock era una prerogativa diffusa soprattutto negli anni ’80, non ne rimarranno deluse tutte quelle persone che amano particolarmente la musica di quegli anni. Una particolare cura è stata data al lavoro di equalizzazione e alla pulizia di tutti i suoni, per dare alla fine un risultato che fosse il migliore possibile.
Come nasce un vostro pezzo?
-Prima di tutto direi che nasce un tema musicale. Successivamente questo viene sviluppato e poi in base alle emozioni che mi suscita, accompagno la musica con un testo che segua queste sensazioni.
Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?
-Direi la prima ballata dell’album: “No More Tears”. In questo brano si parla del difficile momento che incontra un bambino quando crescendo, si prepara ad affrontare il mondo e comincia a lasciarsi alle spalle tutta la spensieratezza che ha avuto fino a quel momento, iniziando a lottare per le cose in cui crede. Direi che il testo di questa canzone oltre che ad essere autobiografico, riguarda anche la maggior parte delle persone. Oltre al testo sono molto legato a questo brano anche a livello emozionale, nonché da un punto di vista tecnico in cui ho scritto degli assoli di chitarra in chiave “neoclassica”, ossia ricordando un po’ lo stile di uno dei miei musicisti preferiti in assoluto: il chitarrista svedese Yngwie Malmsteen.
Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?
-Come ho appena accennato Malmsteen, ma anche gli Europe, gli Scorpions, i Whitesnake, Stan Bush, e secondariamente anche altre band come Rainbow, Journey, e Boston.
Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?
-In effetti la prossima intenzione sarebbe proprio quella di iniziare un tour per la promozione dell’album. E’ ovvio però che la cosa può essere fattibile solo in quei paesi che daranno una risposta significativamente positiva alla nostra musica. Per adesso i dati più incoraggianti sono arrivati da Stati Uniti, Giappone e Brasile, e secondariamente dei feedback favorevoli anche dal resto dell’America Latina, Canada, Turchia, Grecia, paesi dell’ex URSS come Estonia ed Ucraina, Croazia, Slovenia e per quanto il riguarda il nord Europa: Svezia e Finlandia.
Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?
-La scena musicale italiana è ormai incentrata totalmente su tutto ciò che ruota attorno alle trasmissioni televisive musicali come X-factor, Amici, ecc ecc…e di conseguenza anche le etichette italiane investono per la quasi totalità su questo, forti della pubblicità fatta dalla televisione. Per il resto, la scena italiana si sta focalizzando sempre di più sul genere “rap”. Mentre invece il nostro paese non è mai stato troppo avvezzo all’hard rock e al metal in generale e quindi fare apprezzare un tipo di musica come il nostro in Italia, non è affatto facile per nessuno.
Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?
-Direi entrambe le cose. Ci ha dato una mano nel senso che se vent’anni fa non avevi una grossa etichetta che ti sponsorizzava, era impossibile farti conoscere. Mentre oggi grazie ad internet che è diventato uno dei principali mezzi di comunicazione di massa, hai molte più possibilità di farti conoscere nel mondo e quindi sotto questo punto di vista, il web ci ha dato una grossa mano. Mentre ci ha danneggiato il fatto che ora con la pirateria tutti riescono a scaricare musica gratuitamente e da quando questo album ha iniziato a diffondersi nei vari siti di free-sharing, ne abbiamo risentito non poco rispetto a prima. Ci tengo però qui ad aprire una piccola parentesi e dire che un album compresso e scaricato non avrà mai la qualità di un disco originale, anche se sul momento non ci si fa caso. Questa perdita di qualità avviene perché quando un brano viene “compresso”, si alza di molto il volume generale della canzone e questo succede perché vengono alzati indistintamente i volumi di tutte le frequenze audio. E’ ovvio però che le frequenze che sono già a volume alto non possono essere spinte oltre per non andare in distorsione e quindi rimangono allo stesso livello di prima; mentre quelle che prima erano a volumi più bassi si alzano arrivando allo stesso livello di queste e facendo quindi sì che non ci sia più dinamica tra i volumi delle varie frequenze, ma che suonino tutte indistintamente allo stesso livello. A prima vista sembra solo che la canzone suoni a volume molto più alto di prima, ma avendo tolto questa differenza naturale di volume che c’è tra le varie frequenze, il risultato è quello di un suono “impastato” con un grande peggioramento della qualità sonora. Oggi purtroppo tutte le case discografiche tendono ad aumentare al massimo la compressione del suono per alzare il più possibile il volume dei brani. Tutto questo lo fanno con il solo scopo di avere dischi che suonino a volumi sempre più alti di quelli degli artisti delle etichette discografiche concorrenti, senza preoccuparsi tanto dell’enorme peggioramento della qualità che subirà l’ascoltatore. (Se a qualcuno il discorso non è ben chiaro basta che cerchi le parole “loudness war” su Wikipedia). Quindi, per dare un risultato che alla fine fosse qualitativamente il migliore possibile, ho voluto tenere al minimo le compressioni, andando un po’ in controtendenza con quello che è lo standard di oggi. Tornando quindi al discorso di prima, se poi andiamo a comprimere ulteriormente un brano trasformandolo in mp3 come quelli che si scaricano da internet, questa perdita di qualità la si avvertirà in misura ancora maggiore e quindi torno a ripetere che la qualità migliore la si ha solo con i dischi originali.
C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?
-Ovviamente ogni musicista desidererebbe fare almeno una collaborazione con gli artisti ai quali si è sempre ispirato, e quindi anche nel mio caso mi piacerebbe farlo con gli artisti che ho menzionato prima.
Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?
-Ci auguriamo che vi sia piaciuta e che vi continui a piacere la nostra musica e intanto ringraziamo di cuore tutti quelli di voi che fin’ora l’hanno apprezzata. Un saluto a tutti e speriamo di vedervi prossimamente ad uno dei nostri concerti.
Per Contatti:
http://www.myspace.com/dimitribonani
http://www.cdbaby.com/cd/dimitrirock
Intervista di Maurizio Mazzarella
Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?
-Ciao a tutti. Questo album che si chiama “The Long War” è caratterizzato principalmente da due componenti che quasi sempre sono unite insieme: una aggressiva in cui prevale la “carica” tipica della musica hard rock, e una melodica nella quale c’è una ricerca verso le armonie classiche e che quindi non rende mai i brani troppo “statici” all’ascolto, nemmeno quelli con i riff di chitarra più irruenti. Comunque se proprio vogliamo dare un’etichetta al genere, direi che potremmo collocare questo disco nel filone dell’Aor.
Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?
-In realtà questo è da sempre stato un progetto solista che ho sviluppato dopo molti anni di musica e dopo aver suonato per parecchio tempo in diverse coverband. Posso dire però di avere la grande fortuna di poter collaborare con dei veri professionisti tra cui:
- il maestro Leonardo Morini alle tastiere che è anche direttore d’orchestra e di coro, organista e insegnate;
- al basso Antonio Pollina che oltre ad essere insegnante di basso elettrico, è stato anche primo contrabbasso e primo violoncello in diverse orchestre sinfoniche e infatti lo notai per la prima volta proprio ad un concerto classico diretto da Leonardo in cui Antonio suonava il contrabbasso;
- alla chitarra Simone Veneri che nonostante la giovane età, dimostra un talento ed una eccezionale tecnica degna di un musicista professionista con il doppio dei suoi anni;
- infine alle percussioni Riccardo Lodi, anche lui giovanissimo come Simone e anche lui dotato di altrettanto talento che gli permette di essere in grado di suonare qualunque cosa.
Inoltre Riccardo è abilissimo anche come liutaio, tanto è vero che è proprietario di una liuteria denominata “3G” con sede a Modena e che ha all’attivo parecchie richieste di percussioni su misura, alcune arrivate fin dagli Stai Uniti. Di origini siamo quasi tutti di Parma eccetto Riccardo che è di Modena e Antonio che è anche lui di Parma ma originario di Palermo.
Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?
-I testi sono molto importanti nella nostra musica e sono ispirati sia a fatti di vita quotidiana che a delle tematiche particolari. Per quanto riguarda le tematiche, possiamo dire che per esempio in Geronimo si parla dello sterminio degli Indiani d’America e dello sfruttamento del loro territorio; mentre in Out Of This World della sempre più frequente perdita di umanità da parte dell’uomo e di tutte le conseguenze che ne provoca, tra le quali la lenta morte del pianeta. Invece per il discorso di ispirazione a fatti di vita, si parla ad esempio in Moments Of Sorrow della tristezza e della solitudine lasciate da un amore finito e in Come Back Home della storia di un ragazzo che è stato strappato dalla sua terra per andare a combattere una guerra non sua, ma dal momento che si rende poi conto dell’inutilità e dell’orrore nell’uccidere persone come lui, decide di fuggire da tutto questo e di tornare a casa.
Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?
-Come ho già anticipato prima, gli elementi fondamentali che caratterizzano la musica di “The Long War” sono l’accuratezza nell’ unire aggressività e armonia musicale che secondo me, sono da sempre i due requisiti fondamentali per fare della buona musica rock. Poiché mantenere una certa linea melodica anche in ambito rock era una prerogativa diffusa soprattutto negli anni ’80, non ne rimarranno deluse tutte quelle persone che amano particolarmente la musica di quegli anni. Una particolare cura è stata data al lavoro di equalizzazione e alla pulizia di tutti i suoni, per dare alla fine un risultato che fosse il migliore possibile.
Come nasce un vostro pezzo?
-Prima di tutto direi che nasce un tema musicale. Successivamente questo viene sviluppato e poi in base alle emozioni che mi suscita, accompagno la musica con un testo che segua queste sensazioni.
Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?
-Direi la prima ballata dell’album: “No More Tears”. In questo brano si parla del difficile momento che incontra un bambino quando crescendo, si prepara ad affrontare il mondo e comincia a lasciarsi alle spalle tutta la spensieratezza che ha avuto fino a quel momento, iniziando a lottare per le cose in cui crede. Direi che il testo di questa canzone oltre che ad essere autobiografico, riguarda anche la maggior parte delle persone. Oltre al testo sono molto legato a questo brano anche a livello emozionale, nonché da un punto di vista tecnico in cui ho scritto degli assoli di chitarra in chiave “neoclassica”, ossia ricordando un po’ lo stile di uno dei miei musicisti preferiti in assoluto: il chitarrista svedese Yngwie Malmsteen.
Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?
-Come ho appena accennato Malmsteen, ma anche gli Europe, gli Scorpions, i Whitesnake, Stan Bush, e secondariamente anche altre band come Rainbow, Journey, e Boston.
Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?
-In effetti la prossima intenzione sarebbe proprio quella di iniziare un tour per la promozione dell’album. E’ ovvio però che la cosa può essere fattibile solo in quei paesi che daranno una risposta significativamente positiva alla nostra musica. Per adesso i dati più incoraggianti sono arrivati da Stati Uniti, Giappone e Brasile, e secondariamente dei feedback favorevoli anche dal resto dell’America Latina, Canada, Turchia, Grecia, paesi dell’ex URSS come Estonia ed Ucraina, Croazia, Slovenia e per quanto il riguarda il nord Europa: Svezia e Finlandia.
Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?
-La scena musicale italiana è ormai incentrata totalmente su tutto ciò che ruota attorno alle trasmissioni televisive musicali come X-factor, Amici, ecc ecc…e di conseguenza anche le etichette italiane investono per la quasi totalità su questo, forti della pubblicità fatta dalla televisione. Per il resto, la scena italiana si sta focalizzando sempre di più sul genere “rap”. Mentre invece il nostro paese non è mai stato troppo avvezzo all’hard rock e al metal in generale e quindi fare apprezzare un tipo di musica come il nostro in Italia, non è affatto facile per nessuno.
Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?
-Direi entrambe le cose. Ci ha dato una mano nel senso che se vent’anni fa non avevi una grossa etichetta che ti sponsorizzava, era impossibile farti conoscere. Mentre oggi grazie ad internet che è diventato uno dei principali mezzi di comunicazione di massa, hai molte più possibilità di farti conoscere nel mondo e quindi sotto questo punto di vista, il web ci ha dato una grossa mano. Mentre ci ha danneggiato il fatto che ora con la pirateria tutti riescono a scaricare musica gratuitamente e da quando questo album ha iniziato a diffondersi nei vari siti di free-sharing, ne abbiamo risentito non poco rispetto a prima. Ci tengo però qui ad aprire una piccola parentesi e dire che un album compresso e scaricato non avrà mai la qualità di un disco originale, anche se sul momento non ci si fa caso. Questa perdita di qualità avviene perché quando un brano viene “compresso”, si alza di molto il volume generale della canzone e questo succede perché vengono alzati indistintamente i volumi di tutte le frequenze audio. E’ ovvio però che le frequenze che sono già a volume alto non possono essere spinte oltre per non andare in distorsione e quindi rimangono allo stesso livello di prima; mentre quelle che prima erano a volumi più bassi si alzano arrivando allo stesso livello di queste e facendo quindi sì che non ci sia più dinamica tra i volumi delle varie frequenze, ma che suonino tutte indistintamente allo stesso livello. A prima vista sembra solo che la canzone suoni a volume molto più alto di prima, ma avendo tolto questa differenza naturale di volume che c’è tra le varie frequenze, il risultato è quello di un suono “impastato” con un grande peggioramento della qualità sonora. Oggi purtroppo tutte le case discografiche tendono ad aumentare al massimo la compressione del suono per alzare il più possibile il volume dei brani. Tutto questo lo fanno con il solo scopo di avere dischi che suonino a volumi sempre più alti di quelli degli artisti delle etichette discografiche concorrenti, senza preoccuparsi tanto dell’enorme peggioramento della qualità che subirà l’ascoltatore. (Se a qualcuno il discorso non è ben chiaro basta che cerchi le parole “loudness war” su Wikipedia). Quindi, per dare un risultato che alla fine fosse qualitativamente il migliore possibile, ho voluto tenere al minimo le compressioni, andando un po’ in controtendenza con quello che è lo standard di oggi. Tornando quindi al discorso di prima, se poi andiamo a comprimere ulteriormente un brano trasformandolo in mp3 come quelli che si scaricano da internet, questa perdita di qualità la si avvertirà in misura ancora maggiore e quindi torno a ripetere che la qualità migliore la si ha solo con i dischi originali.
C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?
-Ovviamente ogni musicista desidererebbe fare almeno una collaborazione con gli artisti ai quali si è sempre ispirato, e quindi anche nel mio caso mi piacerebbe farlo con gli artisti che ho menzionato prima.
Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?
-Ci auguriamo che vi sia piaciuta e che vi continui a piacere la nostra musica e intanto ringraziamo di cuore tutti quelli di voi che fin’ora l’hanno apprezzata. Un saluto a tutti e speriamo di vedervi prossimamente ad uno dei nostri concerti.
Per Contatti:
http://www.myspace.com/dimitribonani
http://www.cdbaby.com/cd/dimitrirock
Intervista di Maurizio Mazzarella