Ansa News

martedì 8 febbraio 2011

DEATH RIDERS - Intervista alla Band


Intervista ai nostrani Death Riders in occasione della pubblicazione del loro album “Through Centuries of Dust”. Ci risponde il battersta della band Alessio Monacelli:

Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?

-Il nostro album di debutto si intitola “Through Centuries of Dust” ed uscirà il 25 febbraio con l’etichetta Lost Sound Records. Nel disco sono presenti 11 tracce che riassumono lo stile più recente della band. Crediamo di aver trovato, dopo diversi insieme, la giusta alchimia tra i componenti della band e il sound che ci accomuna. E’ il frutto di molti anni di lavoro, ma soprattutto un sogno che si realizza. Quando iniziammo nel lontano 2002 di certo non pensavamo di arrivare sino a questo punto, anche se siamo ben consapevoli che questo è solo l’inizio.

Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?

-Siamo nati come ogni altra band, come un gruppo di ragazzini che si ritrova in una cantina, uniti dalla passione per la musica. Il sound originario era chiaramente molto distante da quello odierno e questo ovviamente è dovuto sia ai limiti tecnici che alla poca maturità che avevamo all’epoca. Però la passione ha prevalso e in questi anni siamo cresciuti tanto come musicisti. Ognuno ha portato avanti i suoi progetti paralleli, ma i Death Riders sono sempre stati l’obiettivo principale di ognuno di noi. Abbiamo sempre creduto molto nella nostra musica.

Come è nato invece il nome della band?

-Il nome è nato dal nostro bassista Cristiano Coppa. Inizialmente non c’era nessun particolare significato dietro, diciamo che rappresentava essenzialmente il nostro desiderio di avere un nome molto “metal”. All’epoca non eravamo molto maturi per pensare ad un nome filosofico che avesse una qualche profondità. Col tempo ci siamo però affezionati a questo nome ed abbiamo deciso di mantenerlo, iniziando anche a svilupparne un senso più profondo. I Death Riders sono essenzialmente coloro che cavalcano la morte e non si lasciano soggiogare da tutto ciò che è negativo.

Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?

-Solitamente cerchiamo di inserire nei nostri testi tematiche che rientrano tra le nostre passioni o che comunque suscitano qualche emozione in noi. Il tema centrale è quello dell’uomo, in tutta la sua completezza: “Through Centuries of Dust”. Dopo secoli di polvere l’uomo dimostra tutta la sua imperfezione ed ha smarrito la via. Il concetto è ben espresso dalla copertina, opera del nostro amico e grafico Marco Stagnozzi. Una statua che una volta indicava la magnificenza del potenziale umano, giace abbandonata indicando una direzione che contrasta con il volo degli uccelli nel cielo. In generale ci piace affrontare tematiche psicologiche (come ad esempio il dilemma del porcospino in “The Hedgehog’s Dilemma” o la possessione in “Legion”)o eventi storici del passato che rappresentano errori dell’umanità (la bomba nucleare di Hiroshima rievocata in “War Inheritance”). Il filo comune è sempre l’uomo.

Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?

-Il nostro punto di forza è la capacità di mescolare un cantato tipicamente melodico, appartente al Power e al Prog, con ritmiche serrate molto debitrici al Thrash Metal, creando un mix molto energico e pesante. Senza però dimenticare la musicalità e la teatralità della musica.

Come nasce un vostro pezzo?

-Di solito sono i chitarristi a portare le idee e i riff principali, poi in sala prove si definiscono le strutture e si trovano insieme le soluzioni più adatte. Il lavoro di gruppo è senz’altro il nostro segreto, non c’è un compositore principale e persino io, che suono la batteria, posso dire la mia e portare idee. Poi di solito il pezzo viene perfezionato in studio con l’aggiunta delle linee vocali.

Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

-Ognuno ha un proprio brano prediletto, e questo è dovuto ai diversi gusti musicali che contraddistinguono ogni membro della band. Il mio ad esempio è “War Inheritance”, visto il mio spiccato amore per gli up-tempo del power metal. Ma se dovessi trovare un brano che ci rappresenta tutti …..direi sicuramente “Deathriders”, brano omonimo che esprime tutto il nostro spirito ed è un vero cavallo di battaglia nelle esibizioni dal vivo.

Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?

-Direi senz’altro Blind Guardian e Kamelot per il lato vocale, molto melodico e corale. Dal punto di vista musicale direi Trivium, per le ritmiche serrate, e Nevermore, perché la loro teatralità è qualcosa che non lascia indifferenti.

Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?

-Non abbiamo ancora nulla di stabilito, ma speriamo vivamente di poter girare un po’ l’Italia e l’Europa in generale. Le esibizioni dal vivo sono sempre state molto importanti per noi. Il sogno sarebbe quello di suonare in paesi remoti, come il Giappone, ma rimaniamo coi piedi per terra. Il mio piccolo sogno personale è quello di suonare in Cina, in quanto studioso della lingua e della cultura di questo paese. Sono ben conscio però di quanto il metal non sia ancora sviluppato e dei limiti burocratici di una simile opportunità…

E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?

-Diciamo che è ancora troppo presto per parlare di cose del genere. Ci piacerebbe iniziare il prima possibile a lavorare sulla stesura di brani da inserire nel prossimo album.

Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?

-Trovandoci in una zona geografica in cui questo genere non riscuote particolare successo, o per lo meno la scena non è molto attiva, non so se possiamo parlare di scena. Abbiamo molto amici musicisti, anche al di fuori delle Marche e credo che ci siano molte band valide. Mancano però le opportunità ed anche i locali in cui esibirsi. Noi siamo stati fortunati ha trovare un team di persone che crede in noi e non getteremo una simile occasione.

Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?

-Internet è il futuro. E’ stato fondamentale per metterci in contatto con la Alkemist Fanatix Europe, la nostra agenzia di management ed è fondamentale tutt’ora per la promozione e per il contatto con i fans. La band è presente su tutti i social network (Facebook, Twitter, Reverbnation), su MySpace ed ovviamente abbiamo anche un sito ufficiale (http://drmetal.weebly.com/band).

Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?

-Il metal è il genere che amiamo di più e non ci vergogniamo di dirlo. Sinceramente mi sento molto a mio agio e non mi vedrei a suonare nessun altro genere. Ma nella vita non si può mai dire…..

C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?

-Non penso ci sia un artista in particolare, ognuno di noi ha i propri eroi con cui vorrebbe collaborare. Ci piacerebbe suonare insieme a qualche grande nome, credo che avremmo molto da imparare. Personalmente se mi trovassi a condividere un backstage con Roy Khan e compagnia, oppure i Blind Guardian, ma anche nomi meno blasonati come gli straordinari Seventh Wonder….potrei considerarmi realizzato come musicista!

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

-Ricordiamo a tutti che l’uscita di “Through Centuries of Dust” è il 25 febbraio ed invitiamo tutti a darci un chance, perché crediamo molto nella nostra musica e nella scena italiana in generale. Per chi volesse farsi un’idea di come suona il nostro album, in rete sono disponibili sample e il brano intero “The Eclipse”, primo singolo estratto. STAY METAL!

Intervista di Maurizio Mazzarella

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