Intervista ai nostrani Aborym in occasione della pubblicazione del loro ultimo disco in studio "Psychogrotesque". Ci risponde il chitarrista della band Paolo "Hell-I0-Kabbalus" Pieri:
Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?
-Psychogrotesque è un concept album composto di un unico brano suddiviso in dieci tracce e narra la storia di un uomo definito pazzo e internato in un manicomio fino ad essere completamente annichilito e privato della sua umanità, in nome di ciò che la maggioranza definisce normalità. Rispetto al precedente Generator, Psychogrotesque è un album molto più industriale ed elettronico, con contaminazioni estreme, dalla musica classica al jazz, ma al contempo molto metal e acido. Il lavoro di rifinitura è stato certosino, ogni dettaglio è stato curato al massimo, e finora i responsi sono stati eccezionali. E' un album che prenderà in contropiede molte persone ma che porterà Aborym nuovamente oltre i confini dell'avanguardia, in territori ancora inesplorati.
Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?
-Hanno un peso enorme in Aborym. Hanno un importanza talmente elevata che abbiamo realizzato un unico lungo brano proprio per “supportare” un unico lungo testo-concept che altrimenti sarebbe stato impossibile da suddividiere in 8-10 testi separati. La quotidianità spesso produce idee e le idee sono nutrimento per me. Credo sia molto importante, soprattutto nel mondo della musica, riuscire ad affrontare problematiche universali, qualcosa che tutti più o meno viviamo, combattiamo o subiamo nella nostra vita. Psychogrotesque è un racconto sulla sterilità umana e sui falsi miti della società moderna. Una storia ambientata in un ospedale psichiatrico che ho cercato di “ritmizzare” come fosse un thriller, con uno stampo quasi cinematografico, con diversi sbalzi spazio-temporali, cambi di ritmo, tantissime minuziose descrizioni, molti dettagli. Parla degli uomini nella società moderna: si raggruppano in piccoli eserciti, imparano a vedersi con gli occhi dell'altro e imparano che la loro proiezione sugli altri è più importante di quella che è la loro personalità. E siccome sanno che verranno giudicati in base all'immagine che fanno trasparire e non in base al loro carattere e a valutazioni meritocratiche legate magari alla qualità della musica o all'intelligenza dei messaggi, fanno di tutto per “teatralizzare” ogni loro movimento fino ad trasformare la loro esistenza in una sorta di recita da oratorio. Hanno bisogno di essere accettati e protetti dal loro branco. Presi da soli sono tanti piccoli “sir nulla”. Credo bisognerebbe reagire, porsi interrogativi, cercare di ragionare con la propria testa e questo dovrebbe essere un processo di crescita da estendere alla politica, al costume, ai media, alle religioni.
Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?
-Non saprei, teoricamente un disco del genere ha un range di ascoltatori molto ampio, non è la classica cosa da metallaro ottuso ma incorpora elementi di ogni tipo. Credo che la cosa che colpisca di più in questo disco sia il fatto di riuscire a tenere in piedi una narrazione sia da un punto di vista delle liriche che musicale per 50 minuti senza mai un calo di tensione, tanto che in molte recensioni è stato paragonato ad un' opera cinematografica per la sua visionarietà, ed è proprio l'obiettivo che ci eravamo preposti fin dall'inizio.
Come nasce un vostro pezzo?
-In questo disco abbiamo deciso di dividerci i compiti, io mi sono occupato della composizione della parte musicale mentre Fabban, oltre a contribuire al songwriting, ha lavorato sulle liriche e sulle linee vocali, effettuando entrambi un crosscheck del materiale man mano che prendeva forma affinché fossimo convinti al 100 % della qualità di ogni singolo cluster di Psychogrotesque prima di entrare in studio di registrazione. Bard si è occupato di rifinire il studio le parti di batteria che gli abbiamo proposto ed ha fatto come sempre un ottimo lavoro. E' stata una scelta precisa dividerci i compiti, in maniera da riuscire ad ottimizzare i tempi e la qualità del lavoro.
Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?
-Nessuno in particolare, questo disco per me va considerato come un'unica traccia e estrapolare un singolo brano non avrebbe senso.
Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?
-Nessuna, ormai ciò che compongo è completamente slegato da ciò che ascolto nella mia quotidianità ed è molto meglio così, si riesce a lavorare con maggiore libertà mentale rispetto a quando hai l'ansia di imitare o ispirarti a qualcuno. Immagina che questo periodo ascolto molto i Placebo ahaha...
Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?
-Nessun live in futuro, anche se un lavoro come Psychogrotesque avrebbe un impatto eccezionale dal vivo. D'ora in poi lavoreremo solo su dischi in studio.
Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?
-Ci sono pochi ottimi gruppi in Italia, che ovviamente hanno tutti contratti all'estero come noi visto che qui non esistono etichette degne di questo nome. Ci sono solo sfruttatori che producono qualsiasi gruppo in cambio di soldi, tenendo in piedi realtà musicali così scarse che se fossimo altrove al massimo suonerebbero alla sagra della porchetta. Per noi non è un problema e onestamente non me ne frega niente, ma c'è anche da dire che è proprio il metallaro italiano che non capisce le logiche di un gruppo di “successo”, non puoi registrare un disco con i piedi da qualche incompetente che si spaccia per grande fonico con chissà quali certificati e ti chiede migliaia di euro per un prodotto indecente, senza contare che i gruppi italiani li riconosci subito dalle foto. Totalmente non professionali, senza uno stile definito che li contraddistingua, poi come pretendono che un'etichetta investa su di loro? Manca proprio la concezione imprenditoriale alle band, alla fine parliamo di soldi e se non sai vendere il tuo prodotto chi è che investe su di te?
Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?
-Decisamente danneggiato, fortunatamente la Season of Mist è riuscita a contenere il leaking fino al giorno di uscita di Psychogrotesque quindi in parte ci siamo salvati, ma il download illegale è comunque una piaga per noi.
Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?
-Non so, non è una cosa che mi importa far vedere a tutti che sono bravo o meno, se alla gente piacciono musicalmente i miei lavori mi fa piacere, se vogliono vedere suonare cose difficili andassero a una delle tante clinic per musicisti pipparoli.
C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?
-Ci piacerebbe continuare a collaborare con artisti simili a noi, con persone che credono nella musica come arte e non come merce di scambio.
Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?
-Grazie per l'intervista a nome di Aborym. Siamo online su www.myspace.com/aborym666
Intervista di Maurizio Mazzarella
Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?
-Psychogrotesque è un concept album composto di un unico brano suddiviso in dieci tracce e narra la storia di un uomo definito pazzo e internato in un manicomio fino ad essere completamente annichilito e privato della sua umanità, in nome di ciò che la maggioranza definisce normalità. Rispetto al precedente Generator, Psychogrotesque è un album molto più industriale ed elettronico, con contaminazioni estreme, dalla musica classica al jazz, ma al contempo molto metal e acido. Il lavoro di rifinitura è stato certosino, ogni dettaglio è stato curato al massimo, e finora i responsi sono stati eccezionali. E' un album che prenderà in contropiede molte persone ma che porterà Aborym nuovamente oltre i confini dell'avanguardia, in territori ancora inesplorati.
Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?
-Hanno un peso enorme in Aborym. Hanno un importanza talmente elevata che abbiamo realizzato un unico lungo brano proprio per “supportare” un unico lungo testo-concept che altrimenti sarebbe stato impossibile da suddividiere in 8-10 testi separati. La quotidianità spesso produce idee e le idee sono nutrimento per me. Credo sia molto importante, soprattutto nel mondo della musica, riuscire ad affrontare problematiche universali, qualcosa che tutti più o meno viviamo, combattiamo o subiamo nella nostra vita. Psychogrotesque è un racconto sulla sterilità umana e sui falsi miti della società moderna. Una storia ambientata in un ospedale psichiatrico che ho cercato di “ritmizzare” come fosse un thriller, con uno stampo quasi cinematografico, con diversi sbalzi spazio-temporali, cambi di ritmo, tantissime minuziose descrizioni, molti dettagli. Parla degli uomini nella società moderna: si raggruppano in piccoli eserciti, imparano a vedersi con gli occhi dell'altro e imparano che la loro proiezione sugli altri è più importante di quella che è la loro personalità. E siccome sanno che verranno giudicati in base all'immagine che fanno trasparire e non in base al loro carattere e a valutazioni meritocratiche legate magari alla qualità della musica o all'intelligenza dei messaggi, fanno di tutto per “teatralizzare” ogni loro movimento fino ad trasformare la loro esistenza in una sorta di recita da oratorio. Hanno bisogno di essere accettati e protetti dal loro branco. Presi da soli sono tanti piccoli “sir nulla”. Credo bisognerebbe reagire, porsi interrogativi, cercare di ragionare con la propria testa e questo dovrebbe essere un processo di crescita da estendere alla politica, al costume, ai media, alle religioni.
Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?
-Non saprei, teoricamente un disco del genere ha un range di ascoltatori molto ampio, non è la classica cosa da metallaro ottuso ma incorpora elementi di ogni tipo. Credo che la cosa che colpisca di più in questo disco sia il fatto di riuscire a tenere in piedi una narrazione sia da un punto di vista delle liriche che musicale per 50 minuti senza mai un calo di tensione, tanto che in molte recensioni è stato paragonato ad un' opera cinematografica per la sua visionarietà, ed è proprio l'obiettivo che ci eravamo preposti fin dall'inizio.
Come nasce un vostro pezzo?
-In questo disco abbiamo deciso di dividerci i compiti, io mi sono occupato della composizione della parte musicale mentre Fabban, oltre a contribuire al songwriting, ha lavorato sulle liriche e sulle linee vocali, effettuando entrambi un crosscheck del materiale man mano che prendeva forma affinché fossimo convinti al 100 % della qualità di ogni singolo cluster di Psychogrotesque prima di entrare in studio di registrazione. Bard si è occupato di rifinire il studio le parti di batteria che gli abbiamo proposto ed ha fatto come sempre un ottimo lavoro. E' stata una scelta precisa dividerci i compiti, in maniera da riuscire ad ottimizzare i tempi e la qualità del lavoro.
Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?
-Nessuno in particolare, questo disco per me va considerato come un'unica traccia e estrapolare un singolo brano non avrebbe senso.
Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?
-Nessuna, ormai ciò che compongo è completamente slegato da ciò che ascolto nella mia quotidianità ed è molto meglio così, si riesce a lavorare con maggiore libertà mentale rispetto a quando hai l'ansia di imitare o ispirarti a qualcuno. Immagina che questo periodo ascolto molto i Placebo ahaha...
Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?
-Nessun live in futuro, anche se un lavoro come Psychogrotesque avrebbe un impatto eccezionale dal vivo. D'ora in poi lavoreremo solo su dischi in studio.
Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?
-Ci sono pochi ottimi gruppi in Italia, che ovviamente hanno tutti contratti all'estero come noi visto che qui non esistono etichette degne di questo nome. Ci sono solo sfruttatori che producono qualsiasi gruppo in cambio di soldi, tenendo in piedi realtà musicali così scarse che se fossimo altrove al massimo suonerebbero alla sagra della porchetta. Per noi non è un problema e onestamente non me ne frega niente, ma c'è anche da dire che è proprio il metallaro italiano che non capisce le logiche di un gruppo di “successo”, non puoi registrare un disco con i piedi da qualche incompetente che si spaccia per grande fonico con chissà quali certificati e ti chiede migliaia di euro per un prodotto indecente, senza contare che i gruppi italiani li riconosci subito dalle foto. Totalmente non professionali, senza uno stile definito che li contraddistingua, poi come pretendono che un'etichetta investa su di loro? Manca proprio la concezione imprenditoriale alle band, alla fine parliamo di soldi e se non sai vendere il tuo prodotto chi è che investe su di te?
Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?
-Decisamente danneggiato, fortunatamente la Season of Mist è riuscita a contenere il leaking fino al giorno di uscita di Psychogrotesque quindi in parte ci siamo salvati, ma il download illegale è comunque una piaga per noi.
Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?
-Non so, non è una cosa che mi importa far vedere a tutti che sono bravo o meno, se alla gente piacciono musicalmente i miei lavori mi fa piacere, se vogliono vedere suonare cose difficili andassero a una delle tante clinic per musicisti pipparoli.
C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?
-Ci piacerebbe continuare a collaborare con artisti simili a noi, con persone che credono nella musica come arte e non come merce di scambio.
Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?
-Grazie per l'intervista a nome di Aborym. Siamo online su www.myspace.com/aborym666
Intervista di Maurizio Mazzarella
Nessun commento:
Posta un commento