Intervista ai nostrani Dark Lunacy in occasione della pubblicazione del loro ultimo ed immenso lavoro in studio "Weaver Of Forgotten". Per l'occasione, ci risponde il leader e cantante del gruppo Mike "Lunacy":
Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?
-"Weaver of Forgotten" è il quarto album della nostra carriera e segna l’evoluzione della band. Meno marziale, più cadenzato e con atmosfere più cupe rispetto ai precedenti lavori, questo disco è un concept ispirato dal ricordo dei defunti. Le persone che hanno fatto parte della nostra vita ed ora che non sono più tra noi, ci mancano terribilmente. Troppo impegnati a sopravvivere, non abbiamo tempo di ricordarli come meritano. Quando però si è soli con se stessi e si vorrebbe qualcuno al nostro fianco disposto ad ascoltare i pensieri più intimi, ecco l’incedere del ricordo... quasi un immagine, una brezza che ti sfiora il viso e che nonostante tutto ti da conforto". Tutto questo è "Weaver of Forgotten".
Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?
-Tutto è iniziato nel lontano 1998. Quando io ed Enomys, decidemmo di lavorare ad un progetto che rispecchiasse le idee che da tempo ci passavano per la testa. Guidati da un grande entusiasmo compositivo, dopo mesi incidemmo il nostro primo demo intitolato Silen Storm. Da lì in poi seguì una crescita costante. Alla band si aggiunsero Bajikal alla batteria e Harpad al basso. Diventammo una band completa. L’anno seguente incidemmo il nostro secondo demo intitolato Serenity e nel 2000 firmammo il nostro primo contratto ufficiale con la Fuel Record sotto la supervisione di Vittorio Lombardoni. Il nostro primo full leight fu Devoid. Correva l’anno 2001. Due anni dopo, seguì "Forget-me-not". Quest’album fu per noi il cosiddetto trampolino di lancio. Con una serie di concerti azzeccati, sia in Sud America, sia a livello nazionale di spalla a band straniere, riuscimmo a ritagliarci il nostro seguito di fans. Nel 2004, venne il momento di "The Diarist". Questo concept richiese una lunga preparazione e fu ultimato nel 2006. Due anni davvero intensi. Unire le tematiche trattate alla musiche costruite intorno alle liriche, fu un lavoro incredibile. Dopo "The Diarist" è seguito, un sofferto ma necessario silenzio, interrotto solo nel 2010 dal ritorno in studio da chi ti sta parlando, per realizzare "Weaver Of Forgotten" con una band completamente rinnovata. Sostanzialmente questa è la storia dei Dark Lunacy.
Come è nato invece il nome della band?
-Inizialmente il progetto era fine a se stesso e quando decisi il nome che esso doveva portare, mi preoccupai principalmente che la sua pronuncia suonasse bene. Poi, con i venire di situazioni sempre più concrete che ci spingevano ad andare avanti, rimanemmo affezionati a questo nome e decidemmo di mantenerlo per sempre.
Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?
-Ogni album firmato Dark Lunacy è lo svilupparsi di un concept studiato nei minimi dettagli, ma sempre guidato dall’ispirazione. Spiegandomi meglio, l’esecuzione deve essere perfetta sia dal punto di vista delle ricerca del suono, sia nel metodo compositivo, ma lo stile deve essere inerente alle tematiche dei testi. Testi che rispecchiano le sensazioni ed i sentimenti che provo nei periodi in cui decidiamo di lavorare ad un nuovo progetto.
Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?
-Noi proponiamo un death metal sinfonico dai contenuti drammatici; cerchiamo costantemente di rimetterci in gioco per dare l’autenticità alle nostre opere. I Dark Lunacy si avvalgono del supporto di un autentico quartetto d’archi. Le nostre melodie, le puoi distinguere immediatamente proprio perchè il quartetto e da sempre la nostra particolarità. Un'altra caratteristica che mi sento di menzionare riguarda le orchestrazioni, supportate dai cori dell’Armata Rossa. Caratteristica di cui vado orgoglioso e che sinceramente non ho mai ascoltato in nessun altra band.
Come nasce un vostro pezzo?
-Prima nasce la storia del concept. Scrivo un testo allargato, quasi un libro, in cui racconto ed esprimo su carta ciò che l’anima mi chiede. Poi, come una colonna sonora costruita a doc per un film, nascono le parti musicali… in fine, con racconto alla mano, metto le musiche dei brani in sottofono e comincio a scrivere i testi veri e propri.
Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?
-"Curtains" è l’emblema del disco. Sicuramente la canzone più intima che io abbia mai scritto. Racconta di me e di tutte le volte in cui ho immaginato di poter riscrivere il copione della mia vita, realizzando però che solo nella realtà puoi trovare la tua rivincita… se mai essa arriverà.
Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?
-Le band scandinave innanzitutto. Vado però orgoglioso che all’estero i fans ci considerano al pari di tanti mostri sacri del nostro genere. Questo per me significa aver saputo dare personalità alla band.
Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?
-Per quanto riguarda le date di presentazione al nuovo album, stiamo allestendo insieme al nostro produttore un calendario. A parte una parentesi in dicembre in cui suoneremo al Keller a Bergamo (17/12) per testare come suonano i nuovi pezzi, il tour ufficiale inizierà non prima di febbraio 2011. avendo molto fans all’estero, credo che inizieremo da li. Per l’Italia faremo una cosa studiata al meglio per dar modo ai nostri fans nazionali di ascoltare il nuovo album.
E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?
-Il concerto di presentazione sarà ripreso in modo tale da rilasciare successivamente un DVD live. Dopo quattro album credo sia giunto il momento di un bel disco live in grande stile.
Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?
-La scena musicale italiana non è differente dal resto del mondo, con la sola differenza che da noi regna un abissale provincialità. In Italia ci sono band di altissimo livello ma al pubblico nostrano, non interessa. L’unica cosa che desta interesse è la band straniera. Sinceramente questa cosa non l’ho mai capita ma ormai non ci faccio più caso e la butto in ridere. Considerare una band inferiore solo perchè Italiana, è la diretta conseguenza di una cultura nata dal frutto di una grottesca guerra tra poveri. Venendo a noi, ti sembrerà conto corrente dicendoti che oggi come oggi non potrei desiderare situazione migliore riguardo lo stato dei Dark Lunacy. A differenza di band (anche molto più blasonate di noi) che sono costrette ad autofinanziarsi, i DL rimangono tra le poche realtà italiane che hanno un contratto discografico autentico. Autentico significa avere alla spalle un produttore che crede in noi e per questo motivo è ancora disposto ad investe finanziariamente sul progetto nella sua totalità, produzione del disco, distribuzione, live. Questo mi consente di gestire la cose con più serenità e di potermi concentrare al meglio sui progetti futuri
Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?
-Essendo una band sotto contratto con la Fuel/SELF, ci ha danneggiato perchè l’etichetta discografica ha subito il riflesso della crisi del disco. Ma questa situazione ha anche il suo lato positivo, se penso che la band è ascoltata anche in posti dove una normale produzione non può arrivare.
Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?
-A pieno. Se così non fosse, il nostro sound sarebbe inevitabilmente diverso. E' fondamentale che ogni elemento possa esprimere al meglio la propria natura.
C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?
-Un giorno mi piacerebbe scrivere una canzone per Glenn Hughes.
Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?
-Anzitutto grazie per avermi permesso di presentare la band ai vostri lettori. Spero che presto avremo modo di farci un'altra bella chiacchierata. Ricordo che il nostro nuovo cd "Weaver of Forgotten" che riteniamo sia il meglio di quanto fato da noi fino ad oggi oltretutto è racchiuso in una esclusiva confezione in cd-digipack veramente da non perdere. Un saluto a tutti i lettori di Informazione Metal. A presto. Mike.
Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?
-"Weaver of Forgotten" è il quarto album della nostra carriera e segna l’evoluzione della band. Meno marziale, più cadenzato e con atmosfere più cupe rispetto ai precedenti lavori, questo disco è un concept ispirato dal ricordo dei defunti. Le persone che hanno fatto parte della nostra vita ed ora che non sono più tra noi, ci mancano terribilmente. Troppo impegnati a sopravvivere, non abbiamo tempo di ricordarli come meritano. Quando però si è soli con se stessi e si vorrebbe qualcuno al nostro fianco disposto ad ascoltare i pensieri più intimi, ecco l’incedere del ricordo... quasi un immagine, una brezza che ti sfiora il viso e che nonostante tutto ti da conforto". Tutto questo è "Weaver of Forgotten".
Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?
-Tutto è iniziato nel lontano 1998. Quando io ed Enomys, decidemmo di lavorare ad un progetto che rispecchiasse le idee che da tempo ci passavano per la testa. Guidati da un grande entusiasmo compositivo, dopo mesi incidemmo il nostro primo demo intitolato Silen Storm. Da lì in poi seguì una crescita costante. Alla band si aggiunsero Bajikal alla batteria e Harpad al basso. Diventammo una band completa. L’anno seguente incidemmo il nostro secondo demo intitolato Serenity e nel 2000 firmammo il nostro primo contratto ufficiale con la Fuel Record sotto la supervisione di Vittorio Lombardoni. Il nostro primo full leight fu Devoid. Correva l’anno 2001. Due anni dopo, seguì "Forget-me-not". Quest’album fu per noi il cosiddetto trampolino di lancio. Con una serie di concerti azzeccati, sia in Sud America, sia a livello nazionale di spalla a band straniere, riuscimmo a ritagliarci il nostro seguito di fans. Nel 2004, venne il momento di "The Diarist". Questo concept richiese una lunga preparazione e fu ultimato nel 2006. Due anni davvero intensi. Unire le tematiche trattate alla musiche costruite intorno alle liriche, fu un lavoro incredibile. Dopo "The Diarist" è seguito, un sofferto ma necessario silenzio, interrotto solo nel 2010 dal ritorno in studio da chi ti sta parlando, per realizzare "Weaver Of Forgotten" con una band completamente rinnovata. Sostanzialmente questa è la storia dei Dark Lunacy.
Come è nato invece il nome della band?
-Inizialmente il progetto era fine a se stesso e quando decisi il nome che esso doveva portare, mi preoccupai principalmente che la sua pronuncia suonasse bene. Poi, con i venire di situazioni sempre più concrete che ci spingevano ad andare avanti, rimanemmo affezionati a questo nome e decidemmo di mantenerlo per sempre.
Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?
-Ogni album firmato Dark Lunacy è lo svilupparsi di un concept studiato nei minimi dettagli, ma sempre guidato dall’ispirazione. Spiegandomi meglio, l’esecuzione deve essere perfetta sia dal punto di vista delle ricerca del suono, sia nel metodo compositivo, ma lo stile deve essere inerente alle tematiche dei testi. Testi che rispecchiano le sensazioni ed i sentimenti che provo nei periodi in cui decidiamo di lavorare ad un nuovo progetto.
Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?
-Noi proponiamo un death metal sinfonico dai contenuti drammatici; cerchiamo costantemente di rimetterci in gioco per dare l’autenticità alle nostre opere. I Dark Lunacy si avvalgono del supporto di un autentico quartetto d’archi. Le nostre melodie, le puoi distinguere immediatamente proprio perchè il quartetto e da sempre la nostra particolarità. Un'altra caratteristica che mi sento di menzionare riguarda le orchestrazioni, supportate dai cori dell’Armata Rossa. Caratteristica di cui vado orgoglioso e che sinceramente non ho mai ascoltato in nessun altra band.
Come nasce un vostro pezzo?
-Prima nasce la storia del concept. Scrivo un testo allargato, quasi un libro, in cui racconto ed esprimo su carta ciò che l’anima mi chiede. Poi, come una colonna sonora costruita a doc per un film, nascono le parti musicali… in fine, con racconto alla mano, metto le musiche dei brani in sottofono e comincio a scrivere i testi veri e propri.
Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?
-"Curtains" è l’emblema del disco. Sicuramente la canzone più intima che io abbia mai scritto. Racconta di me e di tutte le volte in cui ho immaginato di poter riscrivere il copione della mia vita, realizzando però che solo nella realtà puoi trovare la tua rivincita… se mai essa arriverà.
Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?
-Le band scandinave innanzitutto. Vado però orgoglioso che all’estero i fans ci considerano al pari di tanti mostri sacri del nostro genere. Questo per me significa aver saputo dare personalità alla band.
Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?
-Per quanto riguarda le date di presentazione al nuovo album, stiamo allestendo insieme al nostro produttore un calendario. A parte una parentesi in dicembre in cui suoneremo al Keller a Bergamo (17/12) per testare come suonano i nuovi pezzi, il tour ufficiale inizierà non prima di febbraio 2011. avendo molto fans all’estero, credo che inizieremo da li. Per l’Italia faremo una cosa studiata al meglio per dar modo ai nostri fans nazionali di ascoltare il nuovo album.
E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?
-Il concerto di presentazione sarà ripreso in modo tale da rilasciare successivamente un DVD live. Dopo quattro album credo sia giunto il momento di un bel disco live in grande stile.
Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?
-La scena musicale italiana non è differente dal resto del mondo, con la sola differenza che da noi regna un abissale provincialità. In Italia ci sono band di altissimo livello ma al pubblico nostrano, non interessa. L’unica cosa che desta interesse è la band straniera. Sinceramente questa cosa non l’ho mai capita ma ormai non ci faccio più caso e la butto in ridere. Considerare una band inferiore solo perchè Italiana, è la diretta conseguenza di una cultura nata dal frutto di una grottesca guerra tra poveri. Venendo a noi, ti sembrerà conto corrente dicendoti che oggi come oggi non potrei desiderare situazione migliore riguardo lo stato dei Dark Lunacy. A differenza di band (anche molto più blasonate di noi) che sono costrette ad autofinanziarsi, i DL rimangono tra le poche realtà italiane che hanno un contratto discografico autentico. Autentico significa avere alla spalle un produttore che crede in noi e per questo motivo è ancora disposto ad investe finanziariamente sul progetto nella sua totalità, produzione del disco, distribuzione, live. Questo mi consente di gestire la cose con più serenità e di potermi concentrare al meglio sui progetti futuri
Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?
-Essendo una band sotto contratto con la Fuel/SELF, ci ha danneggiato perchè l’etichetta discografica ha subito il riflesso della crisi del disco. Ma questa situazione ha anche il suo lato positivo, se penso che la band è ascoltata anche in posti dove una normale produzione non può arrivare.
Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?
-A pieno. Se così non fosse, il nostro sound sarebbe inevitabilmente diverso. E' fondamentale che ogni elemento possa esprimere al meglio la propria natura.
C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?
-Un giorno mi piacerebbe scrivere una canzone per Glenn Hughes.
Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?
-Anzitutto grazie per avermi permesso di presentare la band ai vostri lettori. Spero che presto avremo modo di farci un'altra bella chiacchierata. Ricordo che il nostro nuovo cd "Weaver of Forgotten" che riteniamo sia il meglio di quanto fato da noi fino ad oggi oltretutto è racchiuso in una esclusiva confezione in cd-digipack veramente da non perdere. Un saluto a tutti i lettori di Informazione Metal. A presto. Mike.
Intervista di Maurizio Mazzarella
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