Intervista agli italianissimi Black Roses, ci risponde il cantante della band Max Gazzoni:
Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?
-"Unleashed Dogs" è il frutto di 20 anni di fatica, sudore, passione e amore per l’Hard Rock. Siamo tutti musicisti attivi da parecchi anni e dopo innumerevoli esperienze, soprattutto in sede live, nel 2005 sono giunto alla conclusione che i tempi erano finalmente maturi per provare a produrre qualcosa di mio. Abbiamo così dato vita ad un CD autoprodotto dal titolo “The Return Of The Black Rose” che ha ricevuto delle recensioni positive da parte della critica specializzata e che ci ha fruttato l’occasione di aprire serate per musicisti del calibro di Soul Doctor e Glenn Hughes. Siamo così entrati in contatto con Alessandro Del Vecchio (Edge Of Forever, Moonstone Project, Planet Hard, ecc.) per sentire se fosse interessato a curare la produzione artistica del nostro nuovo CD ed è così che è nato “Unleashed Dogs”. Il disco è stato poi edito dalla storica etichetta New LM Records con distribuzione Masterpiece Distribution; attualmente stiamo ricevendo delle più che buone recensioni da parte della stampa specializzata ed anche il riscontro da parte di chi ha acquistato il CD è molto positivo. A livello musicale proponiamo del classico Hard Rock di matrice 70/80, cercando di privilegiare il “gusto” e la passionalità prima di tutto. Volendo si possono trovare contaminazioni AOR e Blues e abbiamo cercato di raggiungere il giusto equilibrio fra momenti maggiormente sostenuti e momenti più soffusi e intimi.
Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?
-La seconda reincarnazione dei Black Roses è nata alla fine del 2003, quando io e Francesco all’avvenuto scioglimento della cover band in cui suonavamo all’epoca, abbiamo reclutato due amici di vecchia data Andrea e Roberto (rispettivamente chitarra e basso) e abbiamo unito le nostre esperienze maturate nel corso degli anni per dare vita a quella che inizialmente era nata per essere una cover band. Successivamente vista la buona amalgama, abbiamo deciso di dedicarci alla produzione di materiale originale. Le nostre origini sono comuni a molti musicisti della mia generazione: ascolti massicci di Hard Rock e Metal 70/80 e la passione per questo tipo di musica.
Come è nato invece il nome della band?
-Il nome della band viene da molto lontano, nel senso che quando ho iniziato a muovere i primi passi come musicista e ho fondato il mio primo gruppo decisi di chiamarlo appunto Black Roses; non so dirti cosa mi ha ispirato, forse il fatto che all’epoca ascoltavo molto i Guns n’ Roses … ad essere sincero non mi ricordo come mai aggiunsi il “Black” in testa al nome, fatto sta che all’epoca questo nome aveva “un bel suono”. Successivamente sono passato attraverso diverse esperienze grazie alle quali mi sono fatto parecchia esperienza in ambito live, ma sono sempre rimasto affezionato al nome della mia prima creatura, così mi è venuto naturale rispolverarlo nel momento in cui, riannodando il filo con il mio passato musicale, ho riformato il gruppo per dedicarmi alla produzione della mia musica. Sono il primo a rendermi conto della scarsa originalità del monicker, il che potrebbe generare confusione, ma è un nome che mi porto appresso da ormai vent’anni e non riesco proprio a privarmene.
Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?
-Non ho un “filone” o una tematica particolare a cui ispirarmi nella composizione di un testo, per cui, credo, che le mie liriche spazino abbastanza a 360 gradi, a volte attingono da esperienze personali ed in altri casi sono puramente frutto della mia fantasia. L’unica cosa su cui mi concentro quando scrivo un testo è cercare di essere il meno banale possibile.
Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?
-Non credo di essere un abile venditore di me stesso, per cui mi riesce difficile esaltare le qualità del nostro CD, però credo (e spero) che la qualità principale che emerge dalla tracce, sia la “sincerità” del songwriting unita alla passione che ci abbiamo messo nel realizzarlo. Poi non sta a me giudicare quanto sia buono il risultato, però se qualcuno è in cerca di un ascolto avulso dalle mode usa e getta del momento, con il giusto equilibrio fra pesantezza e melodia, ecco, magari il nostro disco potrebbe essere interessante. Credo che sia un disco piacevole da ascoltare e che sveli varie sfaccettature ascolto dopo ascolto. E, cosa che mi ha fatto molto piacere, ha riscosso consensi anche da parte di persone che non hanno l’Hard Rock fra i propri generi preferiti.
Come nasce un vostro pezzo?
-Diciamo che alcuni dei brani presenti su “Unleashed Dogs” erano i classici “brani nel cassetto” che aspettavano l’occasione giusta per uscire allo scoperto , comunque fino ad ora i pezzi li ho composti interamente io. Di solito compongo armonia, melodia e testo che poi sottopongo a Francesco (batteria) con il quale iniziamo a studiarne l’arrangiamento. Infine lasciamo ampio spazio a chitarra e basso per le loro parti, dando come base di partenza l’arrangiamento pensato da me e Francesco, ma lasciando libertà ad ognuno di metterci le proprie idee. Questo fino ad oggi, non so se qualcosa cambierà con l’entrata nella band del mio caro, vecchio amico Alberto Bergonzoni alla chitarra (chitarrista fondatore de Gli Atroci) con il quale ho suonato per anni all’interno del gruppo Chroma (e negli ultimi anni all’interno di un progetto chiamato Fire & Water). Insieme abbiamo infatti composto in passato brani sia per i Chroma sia altro materiale, per cui non è escluso che per il nostro prossimo album non ci possano essere brani scritti assieme oltre che brani composti solo dal sottoscritto.
Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?
-Sinceramente sono legato a tutti i brani del disco, però dal punto di vista emozionale quello a cui sono più legato è senz’altro “So Far Away”, credo che Alberto (all’epoca nelle vesti di “ospite”) abbia realizzato un solo meraviglioso e diretto al cuore come ne ho sentiti pochi; per non parlare dell’arrangiamento di tastiere molto “Time & Again” …
Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?
-Oddio, l’elenco delle band che ci hanno influenzato potrebbe essere eterno. Di sicuro diciamo che la famiglia Purple, ma soprattutto i Whitesnake prima maniera sono alcune delle mie più grosse influenze, dal momento che sono tuttora i miei gruppi preferiti. Anche se a livello di songwriting, fra le mie muse ispiratrici ci sono senz’altro anche Neil Young, Beatles e i Thin Lizzy, e ho sempre amato il gusto melodico di gruppi come Bon Jovi. E forse è questa eterogeneità che ha dato vita al mio modo di comporre musica ed ai pezzi che compongono l’album, unito al fatto che le parti di chitarra risentono molto dell’influenza NWOBHM di Andrea, creando un’alchimia che a me piace molto e che reputo abbastanza originale, pur senza arrogarci la pretesa di inventare nulla di nuovo.
Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?
-Innanzi tutto c’è stato ad inizio settembre lo scossone dell’abbandono da parte di Andrea (chitarra) ed a ruota di Roberto (basso). Se dal lato umano sono rimasto dispiaciuto (anche se in fin dei conti, visto come si erano messe le cose negli ultimi mesi, non è stato qualcosa di inaspettato), non posso negare che l’ingresso in formazione di Alberto e Oscar oltre ad arricchirci in termini di puro talento, ha sicuramente ridato nuova linfa e nuove prospettive al progetto. Nei prossimi mesi contiamo di mettere a frutto i vari contatti che abbiamo avviato in questi mesi e di poterci dedicare come si deve alla promozione del nostro CD in sede live. Parallelamente ho già in cantiere diversi pezzi su cui lavorare, perché è comunque mia intenzione dare un seguito ad “Unleashed Dogs”.
E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?
-Al momento no, per lo meno non nell’immediato futuro; è un qualcosa che mi piacerebbe fare, prima o poi, ma prima vorrei consolidare un po’ la nostra presenza sulla scena.
Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?
-Ad essere sincero la vedo abbastanza triste. Lo so che non siamo un paese di matrice prettamente Rock (figuriamoci Hard Rock e Metal), ma il nostro “zoccolo duro” di appassionati ce l’abbiamo. Il problema è che si tende sempre a soffrire di esterofilia, mentre di gruppi validi e che fanno ottima musica ne abbiamo, pur tra mille difficoltà, anche in Italia. Se poi ci aggiungiamo che la maggior parte dei locali preferisce andare sul sicuro ingaggiando cover o tribute band, ci rendiamo conto che in certi casi non conta nemmeno avere un curriculum più che dignitoso e delle buone recensioni per trovare sbocchi.
Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?
-Sicuramente Internet offre delle grosse opportunità che anni fa erano impensabili. Se penso che il nostro CD è in vendita su Itunes, Napster ed un’altra marea di negozi digitali, è come se fosse distribuito in tutto il mondo. Ed anche in termini di visibilità (penso a Myspace e Facebook ad esempio) Internet può essere di grande aiuto, anche se sono strumenti che richiedono tempo e voglia da dedicarci. Anche se resto convinto che il grosso dell’opera lo facciano il budget che hai a disposizione e la visibilità sui canali tradizionali, radio e TV soprattutto. Il rovescio della medaglia è ovviamente il così detto download illegale, anche se la pirateria in fin dei conti è sempre esistita (magari non così diffusa). Credo che basterebbe poco per ridimensionare il problema; basterebbe il buon senso, magari se i prezzi dei CD fossero più contenuti, forse avremmo un calo del download illegale che quanto meno potrebbe essere un mezzo per ascoltare prima di acquistare, perché comunque il vero appassionato vuole tra le mani il CD originale, mentre chi non acquistava CD prima, continuerebbe comunque a non acquistarli anche se costassero un decimo. Ma credo che la situazione attuale faccia comodo a tutti, major in testa. E così le piccole etichette hanno sempre meno risorse per vendere i propri prodotti e di conseguenza per produrre dischi nuovi, anche se paradossalmente le nuove uscite sono veramente una marea. Non lo so, è comunque un problema complesso, la mia è puramente un’opinione personale.
Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?
-Posso parlare a livello personale, ma l’Hard Rock è esattamente il genere in cui mi trovo più a mio agio come cantante. Siano essi pezzi originali o cover. Però mi piace esplorare e mettermi continuamente alla prova anche con altri generi, per cui cerco di non pormi limiti.
C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?
-Domanda intrigante … A livello di “sogni” confesso che mi piacerebbe sentire uno dei miei brani cantato da Hughes e Coverdale; tornando sulla terra suonare e lavorare con Alberto e Alessandro Del Vecchio (produttore artistico di “Unleashed Dogs”, nonché di Edge Of Forever, Moonstone Project, Planet Hard, ecc.) per me è quanto di più gratificante ci possa essere per un cantante. Certo, se ci fosse la possibilità di avere come ospite qualche “pezzo da 90” non mi tirerei certo indietro, ma non ho grosse preferenze. Ecco, dovendo fare un nome, mi piacerebbe avere come ospite uno dei miei “miti” di gioventù, e cioè Lita Ford. Però più che ad avere un ospite illustre su un mio CD, credo che mi gratificherebbe di più essere contattato per comporre brani e vedere qualche mostro sacro cantare o suonare una mia canzone.
Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?
-Certo! Innanzi tutto grazie a te per lo spazio che ci hai concesso. Dopo di che grazie ai lettori di Informazione Metal che hanno avuto la pazienza di leggere queste righe e soprattutto grazie a coloro che avranno voglia di scoprire e apprezzare la nostra musica. Un saluto a tutti! Rock ON!
Intervista a cura di Maurizio Mazzarella
Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?
-"Unleashed Dogs" è il frutto di 20 anni di fatica, sudore, passione e amore per l’Hard Rock. Siamo tutti musicisti attivi da parecchi anni e dopo innumerevoli esperienze, soprattutto in sede live, nel 2005 sono giunto alla conclusione che i tempi erano finalmente maturi per provare a produrre qualcosa di mio. Abbiamo così dato vita ad un CD autoprodotto dal titolo “The Return Of The Black Rose” che ha ricevuto delle recensioni positive da parte della critica specializzata e che ci ha fruttato l’occasione di aprire serate per musicisti del calibro di Soul Doctor e Glenn Hughes. Siamo così entrati in contatto con Alessandro Del Vecchio (Edge Of Forever, Moonstone Project, Planet Hard, ecc.) per sentire se fosse interessato a curare la produzione artistica del nostro nuovo CD ed è così che è nato “Unleashed Dogs”. Il disco è stato poi edito dalla storica etichetta New LM Records con distribuzione Masterpiece Distribution; attualmente stiamo ricevendo delle più che buone recensioni da parte della stampa specializzata ed anche il riscontro da parte di chi ha acquistato il CD è molto positivo. A livello musicale proponiamo del classico Hard Rock di matrice 70/80, cercando di privilegiare il “gusto” e la passionalità prima di tutto. Volendo si possono trovare contaminazioni AOR e Blues e abbiamo cercato di raggiungere il giusto equilibrio fra momenti maggiormente sostenuti e momenti più soffusi e intimi.
Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?
-La seconda reincarnazione dei Black Roses è nata alla fine del 2003, quando io e Francesco all’avvenuto scioglimento della cover band in cui suonavamo all’epoca, abbiamo reclutato due amici di vecchia data Andrea e Roberto (rispettivamente chitarra e basso) e abbiamo unito le nostre esperienze maturate nel corso degli anni per dare vita a quella che inizialmente era nata per essere una cover band. Successivamente vista la buona amalgama, abbiamo deciso di dedicarci alla produzione di materiale originale. Le nostre origini sono comuni a molti musicisti della mia generazione: ascolti massicci di Hard Rock e Metal 70/80 e la passione per questo tipo di musica.
Come è nato invece il nome della band?
-Il nome della band viene da molto lontano, nel senso che quando ho iniziato a muovere i primi passi come musicista e ho fondato il mio primo gruppo decisi di chiamarlo appunto Black Roses; non so dirti cosa mi ha ispirato, forse il fatto che all’epoca ascoltavo molto i Guns n’ Roses … ad essere sincero non mi ricordo come mai aggiunsi il “Black” in testa al nome, fatto sta che all’epoca questo nome aveva “un bel suono”. Successivamente sono passato attraverso diverse esperienze grazie alle quali mi sono fatto parecchia esperienza in ambito live, ma sono sempre rimasto affezionato al nome della mia prima creatura, così mi è venuto naturale rispolverarlo nel momento in cui, riannodando il filo con il mio passato musicale, ho riformato il gruppo per dedicarmi alla produzione della mia musica. Sono il primo a rendermi conto della scarsa originalità del monicker, il che potrebbe generare confusione, ma è un nome che mi porto appresso da ormai vent’anni e non riesco proprio a privarmene.
Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?
-Non ho un “filone” o una tematica particolare a cui ispirarmi nella composizione di un testo, per cui, credo, che le mie liriche spazino abbastanza a 360 gradi, a volte attingono da esperienze personali ed in altri casi sono puramente frutto della mia fantasia. L’unica cosa su cui mi concentro quando scrivo un testo è cercare di essere il meno banale possibile.
Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?
-Non credo di essere un abile venditore di me stesso, per cui mi riesce difficile esaltare le qualità del nostro CD, però credo (e spero) che la qualità principale che emerge dalla tracce, sia la “sincerità” del songwriting unita alla passione che ci abbiamo messo nel realizzarlo. Poi non sta a me giudicare quanto sia buono il risultato, però se qualcuno è in cerca di un ascolto avulso dalle mode usa e getta del momento, con il giusto equilibrio fra pesantezza e melodia, ecco, magari il nostro disco potrebbe essere interessante. Credo che sia un disco piacevole da ascoltare e che sveli varie sfaccettature ascolto dopo ascolto. E, cosa che mi ha fatto molto piacere, ha riscosso consensi anche da parte di persone che non hanno l’Hard Rock fra i propri generi preferiti.
Come nasce un vostro pezzo?
-Diciamo che alcuni dei brani presenti su “Unleashed Dogs” erano i classici “brani nel cassetto” che aspettavano l’occasione giusta per uscire allo scoperto , comunque fino ad ora i pezzi li ho composti interamente io. Di solito compongo armonia, melodia e testo che poi sottopongo a Francesco (batteria) con il quale iniziamo a studiarne l’arrangiamento. Infine lasciamo ampio spazio a chitarra e basso per le loro parti, dando come base di partenza l’arrangiamento pensato da me e Francesco, ma lasciando libertà ad ognuno di metterci le proprie idee. Questo fino ad oggi, non so se qualcosa cambierà con l’entrata nella band del mio caro, vecchio amico Alberto Bergonzoni alla chitarra (chitarrista fondatore de Gli Atroci) con il quale ho suonato per anni all’interno del gruppo Chroma (e negli ultimi anni all’interno di un progetto chiamato Fire & Water). Insieme abbiamo infatti composto in passato brani sia per i Chroma sia altro materiale, per cui non è escluso che per il nostro prossimo album non ci possano essere brani scritti assieme oltre che brani composti solo dal sottoscritto.
Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?
-Sinceramente sono legato a tutti i brani del disco, però dal punto di vista emozionale quello a cui sono più legato è senz’altro “So Far Away”, credo che Alberto (all’epoca nelle vesti di “ospite”) abbia realizzato un solo meraviglioso e diretto al cuore come ne ho sentiti pochi; per non parlare dell’arrangiamento di tastiere molto “Time & Again” …
Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?
-Oddio, l’elenco delle band che ci hanno influenzato potrebbe essere eterno. Di sicuro diciamo che la famiglia Purple, ma soprattutto i Whitesnake prima maniera sono alcune delle mie più grosse influenze, dal momento che sono tuttora i miei gruppi preferiti. Anche se a livello di songwriting, fra le mie muse ispiratrici ci sono senz’altro anche Neil Young, Beatles e i Thin Lizzy, e ho sempre amato il gusto melodico di gruppi come Bon Jovi. E forse è questa eterogeneità che ha dato vita al mio modo di comporre musica ed ai pezzi che compongono l’album, unito al fatto che le parti di chitarra risentono molto dell’influenza NWOBHM di Andrea, creando un’alchimia che a me piace molto e che reputo abbastanza originale, pur senza arrogarci la pretesa di inventare nulla di nuovo.
Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?
-Innanzi tutto c’è stato ad inizio settembre lo scossone dell’abbandono da parte di Andrea (chitarra) ed a ruota di Roberto (basso). Se dal lato umano sono rimasto dispiaciuto (anche se in fin dei conti, visto come si erano messe le cose negli ultimi mesi, non è stato qualcosa di inaspettato), non posso negare che l’ingresso in formazione di Alberto e Oscar oltre ad arricchirci in termini di puro talento, ha sicuramente ridato nuova linfa e nuove prospettive al progetto. Nei prossimi mesi contiamo di mettere a frutto i vari contatti che abbiamo avviato in questi mesi e di poterci dedicare come si deve alla promozione del nostro CD in sede live. Parallelamente ho già in cantiere diversi pezzi su cui lavorare, perché è comunque mia intenzione dare un seguito ad “Unleashed Dogs”.
E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?
-Al momento no, per lo meno non nell’immediato futuro; è un qualcosa che mi piacerebbe fare, prima o poi, ma prima vorrei consolidare un po’ la nostra presenza sulla scena.
Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?
-Ad essere sincero la vedo abbastanza triste. Lo so che non siamo un paese di matrice prettamente Rock (figuriamoci Hard Rock e Metal), ma il nostro “zoccolo duro” di appassionati ce l’abbiamo. Il problema è che si tende sempre a soffrire di esterofilia, mentre di gruppi validi e che fanno ottima musica ne abbiamo, pur tra mille difficoltà, anche in Italia. Se poi ci aggiungiamo che la maggior parte dei locali preferisce andare sul sicuro ingaggiando cover o tribute band, ci rendiamo conto che in certi casi non conta nemmeno avere un curriculum più che dignitoso e delle buone recensioni per trovare sbocchi.
Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?
-Sicuramente Internet offre delle grosse opportunità che anni fa erano impensabili. Se penso che il nostro CD è in vendita su Itunes, Napster ed un’altra marea di negozi digitali, è come se fosse distribuito in tutto il mondo. Ed anche in termini di visibilità (penso a Myspace e Facebook ad esempio) Internet può essere di grande aiuto, anche se sono strumenti che richiedono tempo e voglia da dedicarci. Anche se resto convinto che il grosso dell’opera lo facciano il budget che hai a disposizione e la visibilità sui canali tradizionali, radio e TV soprattutto. Il rovescio della medaglia è ovviamente il così detto download illegale, anche se la pirateria in fin dei conti è sempre esistita (magari non così diffusa). Credo che basterebbe poco per ridimensionare il problema; basterebbe il buon senso, magari se i prezzi dei CD fossero più contenuti, forse avremmo un calo del download illegale che quanto meno potrebbe essere un mezzo per ascoltare prima di acquistare, perché comunque il vero appassionato vuole tra le mani il CD originale, mentre chi non acquistava CD prima, continuerebbe comunque a non acquistarli anche se costassero un decimo. Ma credo che la situazione attuale faccia comodo a tutti, major in testa. E così le piccole etichette hanno sempre meno risorse per vendere i propri prodotti e di conseguenza per produrre dischi nuovi, anche se paradossalmente le nuove uscite sono veramente una marea. Non lo so, è comunque un problema complesso, la mia è puramente un’opinione personale.
Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?
-Posso parlare a livello personale, ma l’Hard Rock è esattamente il genere in cui mi trovo più a mio agio come cantante. Siano essi pezzi originali o cover. Però mi piace esplorare e mettermi continuamente alla prova anche con altri generi, per cui cerco di non pormi limiti.
C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?
-Domanda intrigante … A livello di “sogni” confesso che mi piacerebbe sentire uno dei miei brani cantato da Hughes e Coverdale; tornando sulla terra suonare e lavorare con Alberto e Alessandro Del Vecchio (produttore artistico di “Unleashed Dogs”, nonché di Edge Of Forever, Moonstone Project, Planet Hard, ecc.) per me è quanto di più gratificante ci possa essere per un cantante. Certo, se ci fosse la possibilità di avere come ospite qualche “pezzo da 90” non mi tirerei certo indietro, ma non ho grosse preferenze. Ecco, dovendo fare un nome, mi piacerebbe avere come ospite uno dei miei “miti” di gioventù, e cioè Lita Ford. Però più che ad avere un ospite illustre su un mio CD, credo che mi gratificherebbe di più essere contattato per comporre brani e vedere qualche mostro sacro cantare o suonare una mia canzone.
Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?
-Certo! Innanzi tutto grazie a te per lo spazio che ci hai concesso. Dopo di che grazie ai lettori di Informazione Metal che hanno avuto la pazienza di leggere queste righe e soprattutto grazie a coloro che avranno voglia di scoprire e apprezzare la nostra musica. Un saluto a tutti! Rock ON!
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