Ansa News

giovedì 8 ottobre 2009

REVOCATION - Existence is Futile


Nati nel 2006, vengono dagli Stati Uniti d'America questi Revocation, che con il nuovo disco "Existence Is Futile" giungono alla pubblicazione del proprio secondo lavoro in studio, che gli consente di tornare sul mercato discografico ad un solo anno di distanza dall'esordio Empire of The Obscene. Musicalmente, la band affonda le proprie radici tra il technical death ed il thrash metal ed infatti sono evidenti le influenze da band clasiche come i Death e gli Slayer come anche i primi Metallica ed i Megadeth. Detto questo il disco è ottimo, è ben prodotto ed esalta le qualità di una band tecnicamente ben dotata. Passando ad analizzare il disco innmodo dettagliato, la partenza è affidata a Enter The Hall, uno strumentale di breve durata molto tecnico e suonato con grande abilità, Pestilence Reign a seguire, rimarca l'eccellente contributo delle chitarre, modulate in modo impeccabile e mette in luce immediatamente l'aspetto più violento e brutale della band, Deathonomic è un brano compatto e dall'impatto immediato, un'autentica dichiarazione di guerrra che non lascia spazio ad alcun tipo di virtuosismo, la title-track invece, si assesta su ritmi alternati, ma sempre e comunque particolarmente pungenti ed incisivi. Nel proseguo, The Brain Scramblers giova di un eccellente dinamismo, assestandosi all'interno di un muro sonoro impenetrabile, Across Forests And Fjords, recupera uno stile più datato e tradizionale, ma sempre di grande effetto, ReaniManiac vede la band estremizzare ulteriormente il proprio sound, mentre Dismantle The Dicator è un palese tributo ai Megadeth di Rust In Peace. Nella parte finale, Anthem Of The Betrayed è forse il momento più elevato del disco, per la sua struttura eccellente e per la propria versatilità, Leviathan Awaits, in stile Slayer, conferma una pregevole cura degli arrangiamenti, la conclusiva The Tragedy of Modern Ages infine, racchiude l'essenza della band, riassumendo le peculiarità di un disco nel complesso eccellente.

Voto 7/10

Maurizio Mazzarella

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