Ansa News

lunedì 17 agosto 2009

MERENDINE ATOMICHE – Rude Rebel Brotherhood


In Italia ci sono ottime band che fanno dell’ottimo metal e le Merendine Atomiche sposano appieno questo concetto, con professionalità, impegno, diligenza e tanta, tanta qualità. Andando dritti al sodo, senza fare troppi giri di parole, “Rude Rebel Brotherhood” è un disco egregio, ben suonato, ben prodotto dalle Merendine Atomiche stesse con il supporto di Luigi Stefanini ed il mitico Chris Caffery e capace di rimarcare in ogni brano ed in ogni nota le eccellenti qualità tecniche e compositive della band del proprio complesso. Musicalmente le Merendine Atomiche ricordano in modo palpabile i migliori Pantera ed anche i nostrani Extrema in più d’un frangente, ma questo concetto risulta comunque riduttivo nei confronti di una band che ha molta inventiva e soprattutto incredibile personalità, con l’ulteriore peculiarità di guardare in avanti e mai indietro a livello di sound. Passando al disco nel particolare, si parte con “Helmet”, un pezzo dai ritmi essenzialmente armonici, ma sempre incisivi, pungenti ed ultrapesanti, corredato da una massiccia dose di grinta e carisma, con una successiva sterzata dinamica, “Hope” a seguire, è un brano diretto, più immediato e dall’impatto molto forte, dove fuoriescono spunti tecnici di vibrante interesse supportati da un ritornello accattivante, “Rude Rebel Brotherhood”, la title-track, rimarca l’ottimo contributo della sezione ritmica, puntuale e martellante, denotando un sound all’avanguardia, “Ignorance” invece, pone in luce l’ottima qualità delle chitarre, adagiandosi su intermezzi strumentali ipnotizzanti. “Captain Venice” nel proseguo, è una canzone che decolla lentamente, districandosi tra fraseggi avvolgenti e partiture graffianti, giovando di cori maestosi, “Summer Metal” recupera uno stile più datato e tradizionale, ma sempre efficace e coinvolgente, mentre “The Rise Of The Lion” è in assoluto l’episodio più crudo e pesante del disco, dove la band estremizza al massimo il proprio stile del il proprio sound. Nella parte finale del disco, “Just For Us” usufruisce di una egregia rapidità d’esecuzione, destreggiandosi tra sonorità versatili e variegate, con assoli di chitarra stupefacenti, “No, I Can’t” è un brano strutturato ed articolato in modo impeccabile capace di evidenziare la cura maniacale e minuziosa degli arrangiamenti e la conclusiva “Burnt” infine, racchiude l’essenza della band, riassumendo le peculiarità di un disco assolutamente consigliato agli amanti di queste sonorità.

Voto: 8/10

Maurizio Mazzarella

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