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domenica 19 luglio 2009

DIVINE HERESY - Bringer of Plagues


I Divine Heresy sono il progetto del chitarrista Dino Cazares (Fear Factory, Brujeria, Asesino) che con "Bringer of Plagues" giunge al secondo lavoro in studio a due anni di distanza dall'esordio "Bleed the Fifth". Musicalmente il genere proposto dai Divine Heresy è un mix tra metalcore e death metal, dove la band si destreggia su sonorità che rivolgono il proprio sguardo nettamente al futuro, senza però snaturare quello che è il proprio stile mantenendo una corenza di fondo. Complessivamente, "Bringer of Plagues" è un buon disco, dove è ben presente la mano di Logan Mader dietro la consolle. La nota dolente, è rappresentata dalla staticità di questo lavoro, che spiazza in poche circostanze, districandosi su una linea continua per tutta la propria durata. Per farla breve, se prendi un album di questo tipo sai cosa c'è dentro e non aspettarti nessun episodio che abbia la capacità di stupirti. Passando al disco nel particolare, si parte con "Facebreaker", una mitragliatrice di rabbia e brutalità, un vortice di riff violenti e compatti, avvolti da una sottile melodia, supportati da un sound innovativo ed all'avanguardia e da una notevole reapidità d'esecuzione, "The Battle Of J. Casey" a seguire, segue complessivamente sulla scia del brano precedente, rispolverando sonorità più tradizionali in stile Slayer. Introdotto da "Undivine Prophecies", la title-track esalta in modo palpabile il possente contributo della sezione ritmica, mentre "Redefine" è un autentico pugno nello stomaco privo di punti di rifermimento. "Anarchaos" da un punto di vista strutturale è uno dei migliori episodi del disco, "Monolithic Doomsday Devices" vede le chitarre esercitare un ruolo da protagonista, mentre "Letter To Mother" giova di un arrangiamento curato minuziosamente. Nella parte conclusiva del disco, "Enemy Kill" è un esercizio di pura cattiveria sonora, a differenza di "Darkness Embedded", song dai toni oscuri, molto intensa ed ispirata, corredata da una spiazzante componente emozionale, la conclusiva "The End Begins" infine, si districa su una musicalità maestosa, riassumendo i contenuti di un disco che verrà certamente apprezzato dai fruitori di questo genere.

Line-up:
Travis Neal – Vocals
Dino Cazares – Guitars
Joe Payne – Bass
Tim Yeung – Drums

Voto: 6/10

Maurizio Mazzarella

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