Paul Brandon Gilbert nasce a Carbondale negli Stati Uniti d’America nel 1966. Chitarrista di grande talento, è conosciuto per la sua brillante carriera solista, ma anche per aver donato la sua arte ai Racer X e soprattutto ai Mr. Big, band con la quale Gilbert ha scritto pagine indelebili nel mondo dell’hard rock, album come “Lean Into It” o “Bump Ahead” sono pezzi di storia di tutta la musica e non di un solo genere. L’addio al gruppo di Billy Sheehan nel 1996, ha aperto a Gilbert nuove porte, ma è la strada che ha percorso in totale solitudine che gli ha consentito di migliorarsi come uomo e come musicista, confermandosi conseguentemente tra i migliori chitarristi del mondo.
Dopo il concerto dello scorso giugno a seguito della pubblicazone di “Silence Followed By A Deafening Roar”, il Go West Saloon di Roccaforzata in provincia di Taranto ha ospitato per la seconda volta a poco meno di un anno di distanza Paul Gilbert in una delle tappe del suo clinic tour italiano. L’indomabile Gilbert, che presto sarà impegnato dal vivo proprio con i Mr. Big, è recentemente tornato sul mercato discografico coadiuvato dal rocker Freddie Nelson con “United States”, un disco che rimarca ulteriormente l’estro ed il talento del chitarrista statunitense.
A differenza della sua priva volta al Go West Saloon, Paul Gilbert viene accompagnato da una sezione ritmica di grande qualità composta da musicisti pugliesi, ovvero il batterista tarantino Alessandro Napolitano ed il bassista Giovanni Zaccaria proveniente da Alberobello in provincia di Bari. Il locale è gremito di fan che attendono di abbracciare il loro beniamino ed un’autentica ovazione accoglie l’ingresso sul palco del chitarrista americano che ringrazia con un inchino. Paul saluta il suo pubblico stupefatto, il calore della gente lo lascia quasi a bocca aperta, ma sarà lui successivamente ad estasiare ogni singola persona presente grazie alla sua arte.
“Sono contento di essere qui dopo un anno”, queste le prime parole dell’artista americano salito sul palco del Go West, poi ha inizio lo show con la musica di Pat Travers, a dire di Gilbert il proprio chitarrista preferito in assoluto, un concetto che sarà ribadito in più d’un frangente. Il buon Paul è in gran forma e per l’occasione si occupa anche di tutte le linee vocali. La partenza è subito aggressiva, grintosa e particolarmente carismatica, le sue dita si muovono sulla chitarra con estrema rapidità. Gilbert è sempre lo stesso, semplice e gioviale, ha sul capo la solita cuffia contrassegnata dalle sue iniziali e mostra sul palco un’incredibile disinvoltura. Nel passare al proprio repertorio con “Silence Followed By A Deafening Roar”, Paul sciorina una moltitudine di assoli taglienti, corredati da diverse sfumature blues, soffermandosi in particolare sulla velocità dei movimenti, divertendo a sua volta i presenti con pregevoli duetti suddivisi con il basso e la batteria.
Lo show, è composto da momenti stupefacenti dove Gilbert prova ad emulare il pianoforte con la propria chitarra spaziando nel proseguo ad una serie di riff compatti, granitici e graffianti dove spiazza per la durezza e l’energia che contraddistinguono i singoli assoli, corredati contemporaneamente da un’accattivante melodia. Tra fraseggi iper tecnici e partiture molto intense, Gilbert coniuga con abilità il “cantato” con il “suonato” e lo fa con una semplicità disarmante. Si passa successivamente a momenti più datati, con un sound tipicamente anni settanta reso molto attuale e dinamico in un vortice sonoro di grande effetto per poi lasciarsi andare ad assoli di smisurata passionalità con la musica dei Doors, omaggiata più volte nello show ed impreziosita da un incredibile assolo con i denti di lunga durata.
Gilbert chiude gli occhi e si lascia andare ad un immenso frammento strumentale che mette in luce tutto il suo talento nel proprio complesso tra riff ruvidi e raffinati allo stesso tempo. Nello spiegare come rendere più armonico lo strumento, il buon Paul confida al pubblico il suo amore per il blues, alternando momenti armonici a trame più rapide. Di Gilbert piace l’abilità del fondere diversi generi e di passare con estrema facilità da suoni distorti a melodie estatiche, da partiture virtuose a frammenti straordinariamente pesanti. Nel proseguo in un pezzo di Johnny Cash, accompagnato dal costante battito di mani del pubblico, Paul canta con grande passionalità mostrando anche una buona attitudine nell’arte del cantare. Ripercorrendo i propri esordi, attraversando l’amore per la musica classica, in particolare per Bach, tra pure lezioni didattiche di chitarra condite da riff targati “Tony Iommi” e da qualche richiamo ai Mr. Big, si arriva ai Rolling Stone, per poi giungere a momenti di pura improvvisazione corredati da una sana pazzia. Il lungo assolo che conclude lo spettacolo è accolto da un’autentica ovazione, per una serata dal sapore indimenticabile.
Maurizio Mazzarella
Dopo il concerto dello scorso giugno a seguito della pubblicazone di “Silence Followed By A Deafening Roar”, il Go West Saloon di Roccaforzata in provincia di Taranto ha ospitato per la seconda volta a poco meno di un anno di distanza Paul Gilbert in una delle tappe del suo clinic tour italiano. L’indomabile Gilbert, che presto sarà impegnato dal vivo proprio con i Mr. Big, è recentemente tornato sul mercato discografico coadiuvato dal rocker Freddie Nelson con “United States”, un disco che rimarca ulteriormente l’estro ed il talento del chitarrista statunitense.
A differenza della sua priva volta al Go West Saloon, Paul Gilbert viene accompagnato da una sezione ritmica di grande qualità composta da musicisti pugliesi, ovvero il batterista tarantino Alessandro Napolitano ed il bassista Giovanni Zaccaria proveniente da Alberobello in provincia di Bari. Il locale è gremito di fan che attendono di abbracciare il loro beniamino ed un’autentica ovazione accoglie l’ingresso sul palco del chitarrista americano che ringrazia con un inchino. Paul saluta il suo pubblico stupefatto, il calore della gente lo lascia quasi a bocca aperta, ma sarà lui successivamente ad estasiare ogni singola persona presente grazie alla sua arte.
“Sono contento di essere qui dopo un anno”, queste le prime parole dell’artista americano salito sul palco del Go West, poi ha inizio lo show con la musica di Pat Travers, a dire di Gilbert il proprio chitarrista preferito in assoluto, un concetto che sarà ribadito in più d’un frangente. Il buon Paul è in gran forma e per l’occasione si occupa anche di tutte le linee vocali. La partenza è subito aggressiva, grintosa e particolarmente carismatica, le sue dita si muovono sulla chitarra con estrema rapidità. Gilbert è sempre lo stesso, semplice e gioviale, ha sul capo la solita cuffia contrassegnata dalle sue iniziali e mostra sul palco un’incredibile disinvoltura. Nel passare al proprio repertorio con “Silence Followed By A Deafening Roar”, Paul sciorina una moltitudine di assoli taglienti, corredati da diverse sfumature blues, soffermandosi in particolare sulla velocità dei movimenti, divertendo a sua volta i presenti con pregevoli duetti suddivisi con il basso e la batteria.
Lo show, è composto da momenti stupefacenti dove Gilbert prova ad emulare il pianoforte con la propria chitarra spaziando nel proseguo ad una serie di riff compatti, granitici e graffianti dove spiazza per la durezza e l’energia che contraddistinguono i singoli assoli, corredati contemporaneamente da un’accattivante melodia. Tra fraseggi iper tecnici e partiture molto intense, Gilbert coniuga con abilità il “cantato” con il “suonato” e lo fa con una semplicità disarmante. Si passa successivamente a momenti più datati, con un sound tipicamente anni settanta reso molto attuale e dinamico in un vortice sonoro di grande effetto per poi lasciarsi andare ad assoli di smisurata passionalità con la musica dei Doors, omaggiata più volte nello show ed impreziosita da un incredibile assolo con i denti di lunga durata.
Gilbert chiude gli occhi e si lascia andare ad un immenso frammento strumentale che mette in luce tutto il suo talento nel proprio complesso tra riff ruvidi e raffinati allo stesso tempo. Nello spiegare come rendere più armonico lo strumento, il buon Paul confida al pubblico il suo amore per il blues, alternando momenti armonici a trame più rapide. Di Gilbert piace l’abilità del fondere diversi generi e di passare con estrema facilità da suoni distorti a melodie estatiche, da partiture virtuose a frammenti straordinariamente pesanti. Nel proseguo in un pezzo di Johnny Cash, accompagnato dal costante battito di mani del pubblico, Paul canta con grande passionalità mostrando anche una buona attitudine nell’arte del cantare. Ripercorrendo i propri esordi, attraversando l’amore per la musica classica, in particolare per Bach, tra pure lezioni didattiche di chitarra condite da riff targati “Tony Iommi” e da qualche richiamo ai Mr. Big, si arriva ai Rolling Stone, per poi giungere a momenti di pura improvvisazione corredati da una sana pazzia. Il lungo assolo che conclude lo spettacolo è accolto da un’autentica ovazione, per una serata dal sapore indimenticabile.
Maurizio Mazzarella
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