Definiti come pionieri del neofolk tedesco, gli Hekate pubblicato il loro quinto album. “Die Welt der dunklen Gärten” è un lavoro sublime, qualcosa che rasenta non la perfezione, ma la bellezza assoluta. Le melodie sono sorrette da un insieme di strumenti acustici e folk che vivono su un sostrato di tastiere, meravigliose nel creare atmosfere. Le voci protagoniste sono quelle di Susanne Grosche and Axel Menz, ma la Grosche è eccezionale ed è lei a offrire una performance vocale tale da dare quel tocco di meraviglia alle linee vocali. “Die Welt der dunklen Gärten” è qualcosa che da subito riesce a catturare il cuore di chi ascolta. Le iniziali “Byronic Hero” e in particolare “Jardin d’Anais”, dove la Grossche ricama un cantato da incanto, sono certamente due canzoni che ammaliano. Una volta prigionieri di queste dimensioni inizia un viaggio di tredici canzoni, il quale passa atrraverso scorci interessanti e a tratti fiabeschi, come nella nenia di “Die blaue Blume”, “Per Aspera ad Astra”, tribale prima e maestosa dopo, oppure “The Present Day” che ricalca idee celtiche, con la voce della Grossche che risulta come un vento carezzevole. Ci sono momenti di pura melodia definiti da una ricerca tale da non rendere mai i brani uguali a se stessi. Di un certo interesse anche i testi, visto che alcuni di essi sono tratti da Lord Byron, Joseph von Eichendorff, Aleister Crowley e altri autori tedeschi. La band di Koblenz ha una radice di espressioni folk, dark, medievali, ma c’è una elegante e spesso soave atmosfera moderna e di ricerca sperimentale; il tutto diventa il racconto di un fine dicitore di un qualcosa di mitico, ancestrale, ma anche di atavici sentimenti e stati d’animo. Se prima la bellezza poteva avere una forma, con “Die Welt der dunklen Gärten” ora ha anche un suono.
Voto: 8/10
Alberto Vitale
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