Ansa News

lunedì 30 maggio 2011

X OPUS - The Epiphany


Partorito dalla mente del polistrumentista (va bè, principalmente chitarrista diciamo…) statunitense James Williams, X Opus è un progetto oggi al debutto, il cui lavoro di composizione ed arrangiamento è stato svolto interamente dallo stesso (per la precisione chitarra, basso e tastiere sono suonate mentre la batteria è programmata) mentre le vocals sono affidate ai tecnicamente dotati Brian Dixon e David Crocker. Da più parti si è sentito parlare di Dream Theater e Symphony X… Facile quando si ha a che fare un disco di metal americano, con influenze neoclassiche, in cui la durata media dei brani è superiore a quella di una normale canzone. Certo, è vero che l’intro di chitarra che si staglia su un tappeto di tastiere nell’opener Terrified dipinge un’atmosfera tipicamente theateriana, così come le parti vocali di In The Heavens e I Will Fly sono riconducibili ad un James La Brie in stato di grazia. È vero anche che i brani sono abbastanza strutturati come le composizioni dei gruppi di John Petrucci e Michael Romeo, mettendo in mostra le capacità compositive di Williams, ad esempio la lunga Forsaken. In realtà, se avete superato gli anta come me, non potrete fare a meno, in modo epidermico, di ricordarvi di quel Malmsteen post Trilogy, che con Odissey, Live in Leningrad ed Eclipse viveva il suo periodo di massimo splendore. C’è molto dell’axeman svedese in questo lavoro: se non propriamente nei fraseggi di chitarra (che pescano anche dal repertorio dei sopracitati Petrucci e Romeo), comunque dalle armonizzazioni all’utilizzo dei cori, dalle amosfere neoclassiche al lavoro d’insieme… se vogliamo vederne i pregi. Se vogliamo trovare invece l’unico difetto, anche questo è accostabile alle bizze di Yngwie… Il voler fare tutto da solo !!! Perché se questo disco fosse stato suonato da una band vera e propria (che comunque sembra sia stata formata coll’approssimarsi di alcune date live), con una batteria vera e non programmata, con le individualità di 4 o 5 musicisti che valorizzassero le comunque ottime composizioni, avremmo a che fare con un disco stellare. Così non è, anche se, senza ombra di dubbio, sarà un platter gradito agli amanti del genere.

Voto: 7/10

Salvatore Mazzarella

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