Diciamo che nel complesso ai metallari più giovani il nome di Brian Robertson potrebbe probabilmente risultare sconosciuto, ma i metallari più anziani, quelli della vecchia guardia per intenderci non impiegheranno certamente molto tempo riconoscere ed inquadrare il chitarrista di nazionalità scozzese che ha militato in band di grosso calibro come Thin Lizzy e persino i Motorhead. Dopo l'addio a questi progetti passati per forza di cose queste band, il buon Brian Robertson ha fatto perdere quasi del tutto le proprie tracce e per molti anni non si è quasi mai sentito parlare di lui. Poi ecco l’occasione propizia, giunta con la pubblicazione di questo “Diamonds And Dirt”, primo album da solista dell’artista in questione, che nasce dal ritrovamento in soffitta di vecchie registrazioni di brani datati, alcuni dei quali scritti con la complicità del mitico Phil Lynott, brani ai quali vengono aggiunti anche una serie di classici degli stessi Thin Lizzy, risuonati per l’occasione e rivestiti di un nuovo sound. Si passa dal classico hard rock della traccia d'apertura a momenti più ruvidi, senza mai dimenticare il classico sound dei Thin Lizzy con brani come “Running Back” e “It’s Only Money”, adattate in base allo stile di Robertson. Poi c'è l’inedito “Blues Boy”, testimonianza palpabile del passato con Lynott, un brano lento dai tratti molto blues, che risalta le doti tecniche di Robertson che nonostante l'età si mantiene in grande forma. Non sono da meno poi i componenti che lo aiutano nel disco, come Ian Haugland degli Europe alla batteria, il cantante Leif Sundin dei MSG, entrambi davvero molto bravi. “Diamonds And Dirt”, pur non contenendo brani definibili da leggenda, è certamente un gran bel disco di rock, suonato in modo discreto ed intenso. Disco d'avere per chi ama queste sonorità.
Voto: 7/10
Maurizio Mazzarella
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