Ansa News

venerdì 26 giugno 2009

SWASHBUCKLE - Back To The Noose


Attivi da circa quattro anni e provenienti dagli Stati Uniti d'America, più precisamente dal New Jersey, gli Swashbuckle giungono con "Back To The Noose", edito per la Nuclear Blast, alla pubblicazione del secondo album in studio, facendo ritorno sul merato discografico a tre anni di distanza dal precendente "Crewed by the Damned". Musicalmante, gli Swashbuckle suonano un purissimo thrash metal, fortemente influenzato dalla Bay Area, in particolare dagli Anthrax, con diverse sfumature riconducibile alla scena tedesca, strizzando l'occhio ai Tankard e con più d'un riferimento all'hardcore dei SOD. L'aspetto e le tematiche trattate, possono tradire mettendoli a confronto con i Running Wild, ma la proposta musicale è assoltamente molto diversa. Detto questo, "Back To The Noose" è un disco assolutamente eccellente, promoddo in maniera impeccabile e suonato in modo altrettando egregio, valorizzando al massimo le doti tecniche della band. Si parte con "Hoist the Mainsail", strumentale di breve durata che funge d'apertuta all'album,basato su un intenso lavoro delle chitarre, "Scurvy Back" a seguire, è un pezzo molto potente, eseguito con una rapidità disarmante e con una tecnica a dir poco stupefacienre, condita da un brutalità fuori dal comune e da riff massicci e particolarmente potenti, in "Back to the Noose" invece, la band estremizza ulteriormente il proprio stile ed il proprio sound, rimarcando in modo palpabile la loro comonponente più crudele. Nel proseguo del disco, da una strimpelalta di chitarra all'altra, attraversando con "We Sunk Your Battleship" momenti di puro thrash, si giunge a "Rounds of Rum" in assoluto uno dei migliori momenti del disco, supportato da un arrangiamento eccellente e da una struttura curata anche nel più piccolo dei particolari, con spiazzanti riferimenti ai Motorhead, "Carnivale Boat Ride" e "The Tradewinds" risentono della forte influenza medioevale, mentre "Rime of the Haggard Mariner" è un pezzo esotico che valorizza la componente folk. Con "Cruise Ship Terror" si vede la band esaltare in modo considerevole il lavoro della sezione ritmica, un rullo compressore senza sosta, caratteristica riscontrabile anche in "No Prey No Pay" che ricorda in più d'un frangente gli Anthrax con qualche traccia di Tankard, stesso dicasi per "Splash-N-Thrash" e "The Grog Box". Nella parte finale del disco, "Peg-Leg Stomp" decolla lentamente, fino ad esplodere in un vortice di rabbia, dove la band conferma la propria propensione verso la ruvidità, "It Came From the Deep" recupera un sound più tradizionale, ma sempre molto efficace, differentemente "Shipwrecked", mostra uno stile più veratile, la conclusiva "Sharkbait" infine, racchiude l'essenza della band e riassume le peculiarità di un disco che gli amanti del settore apprezzeranno sicuramente.

Voto: 7/10

Maurizio Mazzarella

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