Ansa News

venerdì 19 giugno 2009

RAM – Lightbringer


Attivi da circa dieci anni e provenienti dalla Svezia, i Ram giungono con la pubblicazione di “Ligthbringer”, edito dall’etichetta AFM Records, alla pubblicazione del secondo lavoro in studio, facendo ritorno sul mercato discografico a quattro anni di distanza dal precedente “Force Entry”. La formazione attuale di questa band scandinava vede Oscar Carlquist alla voce, Harry Granroth e Daniel Johansson alle chitarre, Leif Larsson (session) al basso e Morgan Pettersson alla batteria. Musicalmente, i Ram suonano un heavy metal tradizionale, impostato maggiormente sul classico stile dei Judas Priest con diverse tracce riconducibile al sound delle band provenienti dalla Germania come i Primal Fear ed i Sinner ad esempio, ma sono diversi in più d’un frangenti anche i punti in comune con i migliori Mercyful Fate. Nel suo genere e nel proprio complesso, “Lightbringer” è un buon disco, ben prodotto e ben suonato, anche se con onestà non viene scoperto nulla di nuovo, tuttavia, questo disco è godibile e valorizza al massimo le doti tecniche nonché compositive della band. Si parte con “Crushing The Dwarf Of Ignorance”, strumentale introduttivo che decolla in modo armonico, “Lightbringer” a seguire, la title-track, è un pezzo ruvido, robusto e dinamico, corredato da arpeggi di chitarra incisivi e taglienti, “In Victory” decolla in modo armonico, adagiandosi su ritmi essenzialmente lenti, ma straordinariamente energici e massicci, “Awakening the Chimaera” invece, è un brano tecnicamente impeccabile, capaci di rispolverare uno stile particolarmente datato, riconducibile al miglior King Diamond, ma sempre efficace e straordinario nella sua totalità. “Ghost Pilot (MI II)” spiazza per la propria straordinaria intensità e per le proprie armonie avvolgenti ed introspettive allo stesso tempo, “Suomussalmi (The Few Of Iron)” è un componimento, cupo, oscuro e dai connotati tetri, mentre “Blood God” stupisce per la propria incredibile rapidità d’esecuzione. “Titan” parte lentamente per poi avvolgerti nel proprie raffiche di puro metallo fuso, stesso dicasi per “The Elixir” che giova di un arrangiamento curato minuziosamente in ogni dettaglio, “Prelude to Death” infine, è uno strumentale di chiusura che pone la parola fine ad un disco che farà assolutamente felici i fruitori di questo settore musicale.

Voto: 7/10

Maurizio Mazzarella

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