Ansa News

lunedì 18 luglio 2011

ASTRALIA – Osmosis


Gli Astralia sono di Padova e dopo dieci anni ci riprovano con un nuovo album. Il precedente lavoro uscì per la Mellow Records, etichetta dedita al prog italiano, mentre ora è la Ma.Ra.Cash. Recordsdi Vigevano ad occuparsi della pubblicazione di “Osmosis”. Gli Astralia dimostrano di essere dei veri alfieri del genere progressive, con il quale cercano di esprimersi ricalcando sia sound tipici e storici di questo genere varipinto, ma che sa essere anche difficile, sia rimanendo in sintonia con esempi più receni che l’illustre genere ha prodotto, tanto da dichiarare una certa vicinanza con i Porcupine Tree. Eppure i rimandi rievocano maggiormente Genesis e Yes, ma si nota anche il dimenarsi tra più soluzioni, come la fusion, il funky e, ovviamente, l’immancabile psichedelia. “Osmosis” è un lavoro che alterna momenti di melodia, dove con disinvolta e fluida maestria gli strumenti si fondono con efficacia, come “The Flock” e “Mark One”, mentre in altri pezzi la tortuosità tipica del genere viene portata a livelli molto più alti, come in “Glove Box” e “Chatter Box” ad esempio. I punti forti degli Astralia sono loro stessi: essenzialmente i musicisti fanno ottimamente la loro parte e tra i cinque non si trovano anelli deboli, ma tutti apportano un sensibile contributo all’esecuzione dei pezzi. Personalmente ritengo che proprio questo aspetto nel progressive debba essere la base per poter sviluppare questo genere. Su questo aspetto a loro va l’augurio di trovare una sicura stabilità nella line up per il futuro. “Osmosis” va ascoltato a più riprese. L’album ne ha bisogno, anche se non mancano situazioni di immediata fruibilità, come l’opener, con incipit di organo alla Wakeman, “Let Me Loose”, e la grazia di certe pièce strumentali, come la title track. Gli Astralia si barcamenano tra il moderno e il sound dei bei tempi, realizzando così un ritorno davvero interessante e che coglierà l’attenzione degli amanti del progressive.

Voto: 7,5/10

Alberto Vitale

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