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martedì 30 marzo 2010

THUNDERSTORM - La Sinfonia Triste


Intervista ai bergamaschi Thunderstorm, ci risponde tutta la band, ovvero il cantante e chitarrista Fabio "Thunder Bellan, il bassista Omar Roncalli ed il batterista Attilio Coldani:

Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?

ATTILIO: Mentre componevamo “Nero Enigma” ci siamo accorti che l’album presentava una durezza ed una spinta diversa dai precedenti così come una maggior complessità degli arrangiamenti. Ascoltando l’album a posteriori però abbiamo comunque notato che la radice del nostro sound è rimasta identica: anche in questo album si può trovare quella malinconia di fondo, quel minimalismo musicale e quel tipo di testi che caratterizzano a tinte forti il nosto modo di fare musica. Di certo però ci siamo avvalsi così come già per “As we Die Alone” di aperture più melodiche e a far da contraltare abbiamo creato momenti musicali più duri e spigolosi. Personalmente lo trovo un lavoro più completo e godibilissimo anche per chi si avvicini per la prima volta alla nostra proposta musicale.
stri lettori?

Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?

FABIO “THUNDER”: Negli anni 90’ fondai una band di heavy metal tradizionale, andammo avanti qualche anno, giusto il tempo di registrare due demotape e di fare qualche data dal vivo qua,nella nostra provincia di Bergamo.Il gruppo attuale e’ nato nel 1998 quando ebbi l’intenzione di fondare una band di puro doom metal e incontrai Massimo Tironi,l’oramai ex batterista della band: Dopo un demo di tre pezzi si interesso’ la oramai defunta Northwind Records per metterci sotto contratto ed circa un anno e mezzo il promo usci’, in Novembre 2000 “Sad Symphony” il primo lavoro della band.

Come è nato invece il nome della band?

FABIO “THUNDER”: Inizialmente il gruppo doveva chiamarsi “Sad Symphony”, come il nostro primo album, ma all’etichetta piaceva di piu’ “Thunderstorm”, ovvero il nome della band degli anni 90’: Visto che era il nostro primo lavoro dovevam scendere a compromessi e ci tocco’ cambiare il monicker. Non che ci dispiacesse cosi’ tanto, per carita’ pero’ “Sad Symphony” era ugualmente bello come nome della band!

Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?

OMAR: Solitamente i nostri testi parlano dal lato oscuro della mente umana, ma per l’ultimo album abbiamo optato per un “concept” basato su un serial killer che uccide otto donne, una per ogni brano tranne per l’ultimo pezzo dove il serial killer lascia un messaggio sulla segreteria telefonica. Tu ti chiederei “perché?”, perché il secondo protagonista del “concept” è l’ascoltatore che deve sciogliere il “nero enigma”. Dopo la “release date” metteremo on-line una casella di posta dove ognuno potrà cimentarsi, come un moderno detective, alla risoluzione del caso. Ti posso solo rivelare che gli indizi sono un po’ ovunque, celate tra le righe dei testi. Diciamo che è un modo come un altro per coinvolgere la persona che ascolta l’album, rendendola partecipe del mondo “Thunderstorm” e farle saggiare le sensazioni che le vittime provano. Sotto certi aspetti è molto vicina ad una “soundtrack”.

Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?

ATTILIO: Con tutta l’umiltà del mondo e con il rispetto del modo di chiunque di approcciare la musica credo che chi solitamente ci ascolti sia il tipo di persona che cerchi una dimensione più intimistica in una proposta musicale: … è proprio il gustarsi un brano che mentre si srotola ti accompagna verso emozioni rarefatte dentro il tuo vissuto. Non sto parlando per forza di malinconia o negatività… nelle nostre songs ci puoi trovare potenza, azione ma diciamo che mi sembra che il concetto di intimismo sia il più consono e completo. Personalmente penso che Nero Enigma abbia tutte queste caratteristiche…

Come nasce un vostro pezzo?

ATTILIO: Si tratta del nostro quinto album e come le altre volte non abbiamo pianificato nulla: le idee iniziali, i riff di Thunder e Omar o i vari pattern di batteria sbocciano in maniera epidermica, viscerale, come l’espressione inconsapevole di una necessità. Poi pian piano si sviluppa tutto un lavoro di rifiniture, di accenti, di lucidature verso i brani col fine di modellarli con un’impronta quasi artigianale cercando sempre però di non tradirne la vis iniziale generatrice. I testi sono partoriti dalla mente di Omar che è una persona sempre intrisa di curiosità a 360 gradi per tutto ciò che gli sta intorno. Tutto il resto, dall’aspetto figurativo alla realizzazione, segue questa direzione. Infatti abbiamo la fortuna di lavorare con uno staff di grandi professionisti che, per citarne qualcuno, a partire da Enrico della Dragonheart con il suo grafico, a Luigi dei New Sin, al fotografo e amico Marco Riva riescono sempre a cogliere e valorizzare l’impronta della nostra proposta musicale.

Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

OMAR: Sinceramente il mio brano preferito cambio secondo il mio umore, adesso posso dirti che se dovessi scegliere una “hit” direi: “Shallow”; forse perché è di difficile etichettatura, è triste ma non gothic, è Doom ma non è statica, è intima e allo stesso estroversa. Soprattutto è una canzone dove la voce di Fabio “Thunder” raggiunge un pathos difficilmente toccato nei precedenti album; anche gli incastri dei fraseggi, se presi singolarmente possono sembrare solo discreti, ma è nella totalità della canzone trovano la loro perfezione. L’assolo, per gli stessi identici motivi ti lascia bocca aperta

Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?

FABIO “THUNDER”: Beh, Black Sabbath su tutti, sicuramente. Poi i vari Candlemass, Solitude Aeternus ecc. ecc. Ma quest’ultimo album ci sono parecchie influenze anche metal classiche, non solo doom. Quindi tutti i vari capisaldi del genere, dai Maiden ai Judas Priest ecc. ecc.

Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?

FABIO THUNDER: Beh, sicuramente sara’ il proporre il nuovo lavoro dal vivo: Il grosso delle date si fara’ da prossima stagione (da Settembre in poi quindi), per il momento stiam facendo qualche esibizione qua in Lombardia per testare i nuovi pezzi.

E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?

FABIO THUNDER: Beh, non sarebbe affatto male come cosa, un bell’album live oppure un bel DVD dal vivo! Ci penseremo e se capitera’ l’occasione sicuramente qualcosa si fara’!

Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?

ATTILIO: I musicisti italiani che rivendicano la loro identità come tali secondo noi non hanno nulla da invidiare alle realtà europee o d’oltre oceano per quanto riguarda l’aspetto artistico. In questi casi mi piace sempre ricordare che gli italiani hanno sempre “invaso” e contaminato la musica, la pittura, il cinema, il teatro e la letteratura di tante razze e popoli in giro per il mondo (basti pensare all’impatto culturale dell’impero romano). In Italia però la proliferazione delle cover e tribute band, pur validissime e rispettabilissime si intenda, secondo noi contribuisce solo ad anestetizzare i gusti musicali del pubblico che nelle già poche realtà disponibili per assistere ad un live (rispetto al numero elevato di band in circolazione) trova una proposta molto uniformata… Senza polemiche pensiamo che lo stato attuale delle cose, non aiuti chi come noi è orgoglioso della propria musica…

Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?

OMAR: Penso che sul discorso internet se ne siano dette di cotte e di crude. Ti aiuta a farti conoscere in un primo periodo, ma allo stesso tempo ti “ammazza” sul discorso vendite, che si ripercuote sul discorso introiti per le case discografiche, che si gira di nuovo sui soldi per la promozione delle band. Come puoi ben vedere ‘sto internet non è proprio di grande aiuto. Pensa a quante band heavy metal ci sono in giro nel mondo: prima facevi fatica ad uscire dall’anonimato, adesso fai fatica ad uscire dalla moltitudine. Alla fine gruppi con grossi nomi rimpinguano le loro casse aumentando i prezzi dei biglietti, mentre gli altri si spartiscono le briciole (intese non solo come soldi, ma tutto il lato degli investimenti, promozione e conseguenti “live”). L’unica cosa che apprezzo è la possibilità di pre-ascoltare tutto, prima di comprare. Non sto dando la colpa assolutamente alle persone che fruiscono di internet, è colpa del sistema che si è instaurato. Ci sarebbero molti sistemi per uscire da questa situazione, ma sembra che non freghi nulla a nessuno.

Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?

OMAR: Ti posso assicurare che lo valorizza moltissimo. Noi abbiamo iniziato come gruppo “Doom”, mentre imperversava il power, credendo nel nostro progetto. Nel corso degli anni siamo riuscito a diventare sempre più personali, tanto che nell’ultimo album non siamo dati limiti a niente. Possiamo esprimerci senza nessun vincolo, parlando da bassista ti posso dire che molte linee di basso potrei farle solo in un contesto di questo tipo. Molti pensano che suonare Doom significhi andare lenti e di conseguenza che sia un genere per gente inesperta. Non è così! Dipende cosa stai suonando, se suoni la stessa nota a 300 all’ora, ok sei veloce, ma non è detto che tu sia bravo. Ogni canzone ha la sua giusta velocità, non prenderei mai “Red house”, per farla suonare agli Slayer (non me ne vogliano i fan degli Slayer, era solo per citare un gruppo moooolto veloce)!

C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?

OMAR: Sì, una bella Jam con Hendrix alla chitarra, Moon alla batteria, Laney Staley alla voce!ah!ah!ah! Ci sono molti artisti con cui vorremmo collaborare: Tony Yommi, Butler, o uno qualsiasi dei Black Sabbath, mi piacerebbe far arrangiare un nostro album a Greg MacIntosh solo per vedere come lo farebbe suonare lui. Fare un pezzo con Dave Grohl o Les Claypool. Invitare Paris Hilton per una jam in cima all’Himalaya in un tugurio, chiuderla dentro da sola, collegare una webcam e vedere come sclera.

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

FABIO THUNDER: Ascoltate “Nero Enigma” e non ve ne pentirete! Anzi, fate un giretto sul nostro myspace (http://www.myspace.com/thunderstormlair) e ascoltate qualche sample: Anche se non ascoltate doom metal non ne rimarrete delusi!

Intervista a cura di Maurizio Mazzarella

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