Mentre si parla dappertutto di Fab Four,Big Four ecc… ecc… c’è un altro gruppo che forse ancor di più degli Exodus (di cui abbiamo parlato qualche giorno fa) merita infinito rispetto ed ha raccolto molto meno di ciò che meritava,gli Overkill. Pensateci un po’, dei fantastici quattro forse solo gli Slayer hanno sempre mantenuto la loro integrità mentre a turno Megadeth, Anthrax (che storia tediosa quella tra Belladonna, Bush e l’altro tizio subito silurato) e Metallica hanno sperimentato, a volte pregevolmente e altre volte per niente affatto,la via del mainstream. Gli Overkill sono sempre stati fermi nel loro credo metallico, 25 anni di albums di puro thrash metal d.o.c.,magari a fasi alterne per quanto riguarda l’ispirazione,ma senza mai tradire i loro fans. Tutto questo nonostante il vai e vieni delle mode,nonostante le varie vicissitudini musicali (solo Bobby “Blitz” Ellsworth e D.D.Verni rimangono della line up originale), nonostante le gravi vicissitudini personali (Bobby nel 1998 ha dovutto lottare con un cancro al naso e nel 2002 con un ictus). Questo Ironbound arriva quindi nel momento giusto, in cui il thrash è di nuovo in auge, carico di una ritrovata vena creativa, con belle canzoni e con una prestazione maiuscola a livello tecnico da parte di tutti i componenti che conferma la spaventosa evoluzione, in positivo, subita dal gruppo. Bobby ha forse sfoderato la miglior prova della propria carriera utilizzando la prpopria voce in modo molto vario, il basso di D.D. Verni già in apertura dell’album ci presenta le sue intenzioni e sarà un carro armato lungo tutta la durata dell’opera, devastante la batteria di Ron Lipnicki,da manuale il riffing di Derek Tailer e Dave Linsk, quest’ultimo anche autore di pregevolissimi assoli. Dobbiamo per forza citare qualche canzone ? L’opener The Green And Black apre la battaglia in modo ideale lasciando strada alla bellissima title track in cui troviamo un break melodico in pieno Master Of Puppets style, violentissime Give A Little e Killing For A Living giusto per dirne qualcuna, ma è senza dubbia un album senza alcun filler. Si tenga conto anche del lavoro di mixing svolto da quel genio che si chiama Peter Tagtgren: un uppercut di rara violenza. Insomma chi ama il caro vecchio sano buon thrash non deve per nulla farsi scappare questo disco il cui ascolto è comunque consigliato a chiunque.
Voto: 8/10
Salvatore Mazzarella
Voto: 8/10
Salvatore Mazzarella
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