Tanta gavetta alle spalle per i texani Divine Eve, band attiva dal lontano 1992. La loro produzione però è al momento molto limitata: 2 demo, 2 EP (compreso questo), 1 Best of e uno Split album. Poco davvero per una band all’opera da circa quattro lustri, seppur costellati da parecchi anni di silenzio e variazioni di line-up. Il loro doom metal di stampo anglosassone ricorda i primi Anathema ma anche i polacchi Officium Triste per poi mostrare le influenze di Celtic Frost e Hellhammer. Metrica e ritmi depressivi e ossessivamente decadenti. L’ascoltatore si immerge nel mistero orrifico di confini desolati per poi incontrare la lunga ascia della Signora morte (tematica spesso presente nelle lyrics del gruppo). Le sorprese comunque non mancano come il vocalizzo recitato/narrativo di “Grievous Ascendance” e le inaspettate riprese di ritmica di “The Ravage of Heathen Men”. Il cantato di Michael Sleavin (accompagnato da quello di Xan Hammack), sospeso tra il growl classico e il death, regge la scena in maniera costante. Balza alle orecchie la pulizia del suono con chitarre spesso in primo piano e piatti della batteria rindondanti. Complessivamente il lavoro risulta discreto e le tracce di certo non annoiano l’uditore che riesce a conservare vivo l’interesse anche in pezzi di chiara ispirazione death come “Vindication” e “Whispers of Fire”. In buona sostanza un Ep sospeso tra due generi (doom e death) simili tra loro ma anche diversi. Se ne siete cultori accostatevi pure, in caso contrario state alla larga. Il giudizio finale è sostanzialmente condizionato dalla brevità del lavoro. Sarebbe consigliabile valutarne la tenuta in una produzione più corposa.
Voto: 7/10
Enrico Losito
Voto: 7/10
Enrico Losito
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