Ansa News

giovedì 23 luglio 2009

DOOMRAISER - Erasing The Remembrance


In Italia c’è una cosa che sappiamo fare molto bene e non si tratta della pizza ne degli spaghetti ma di un genere musicale che si chiama Doom metal.
Accanto a mostri sacri come Paul Chain, i primi Death SS, Mario ‘The Black’ Di Donato ma anche Malombra, Il Segno del Comando, Presence, ecc…, magari non propriamente doom ma sempre circondati da un alone ’misterioso’, da un po’ di tempo si sono accostati L’Impero Delle Ombre, Witchfield e naturalmente i romani Doomraiser.
Il nome in effetti non è nuovo alle orecchie dei seguaci della scena italiana, infatti i nostri si sono costruiti una solida reputazione come live band anche di spalla a nomi internazionali più blasonati (Orange Goblin, Witchcraft, Mondo Generator) per giungere nel 2007 al debutto Lords Of Mercy seguito da numerose date dal vivo in tutta Europa, per giungere ad oggi con questo rocciosissimo Erasing The Remembrance.
Rocciosissimo e sulfureo più che mai, direi; si perché i nostri hanno deciso di usufruire di una produzione meno limpida, tanto da rendere evidentissima la saturazione degli amplificatori, grezza, con retrogusto settantiano ma lasciando inalterate le modalità di songwriting con pezzi cupi ed atmosfere rarefatte quasi a materializzare in musica l’immagine dello splendido artwork (un dipinto di Stefano Scagni, in cui si osserva una tetra laguna con un frate che probabilmente vuole esorcizzare i componenti del gruppo stesso ormai diventati degli zombies…e questo è segno anche della positivissima autoironia che inserisce il gruppo nel proprio concept,indispensabile a far si che la musica sia prima di tutto divertimento).
I brani, piuttosto lunghi, vertono su pochi accordi ripetuti a volte ossessivamente per creare poi il giusto mood ed un pretesto per aumentare le improvvisazioni in sede live, ma arricchiti in studio dalla presenza di strumenti classici come pianoforte e soprattutto flauto (in questi frangenti sembra quasi Forest Of Equilibrium dei seminali Cathedral), approfondendo leggermente la vena prog dei pezzi stessi e rendendo questo lavoro davvero notevole. Poi lasciatemi dire che udire le declamazioni canore di Cynar e il muro sonoro creato dalla band quando va in progressione ritmica è davvero un piacere non solo per le orecchie ma anche per le zone basse del nostro corpo.
Inutile citare i singoli brani: il disco va gustato ed apprezzato dall’inizio alla fine magari al buio e sorseggiando qualcosa di alcolico!!!
Il lavoro esce per la Bloodrock Records sotto l’ala protettrice della Black Widow e già solo questo è garanzia di qualità…e mistero...
Davvero davvero bravi!!!

8/10

Salvatore Mazzarella

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