Ansa News

mercoledì 6 luglio 2011

JOHN WETTON - Raised In Captivity


Era da un po' che il mitico John Wetton non si cimentava in un disco completamente in versione solista. Recentemente ci ha estasiato con i pregevoli Icon in condominio con Geoffrey Downes, ma nel complesso direi che è sempre un grande piacere ascoltare la sua musica, che sia infatti con gli Asia, con gli Uriah Heep, i Whishbone Ash, i King Krimson, oppure adesso in versione solista, i suoi lavori sono sempre sopraffini e di grande qualità e questo "Raised In Captivity", il settimo se non erro, non è certo da meno. I suoi problemi di salute ad ogni modo, hanno inciso profondamente sul suo modo di comporre, tanto che questo disco risulta molto intenso, profondo e certamente ispirato. Non siamo di fronte ad un album che cambierà il mondo, da un punto di vista stilistico l'artista britannico è rimasto ancorato ad un hard rock di stampo melodico come è sempre stato nel suo classico stile, anche se di progressive rock non c'è molto. Il sound e la musicalità sono le solite, ma non la complessità degli arrangiamenti, che in questo caso risulta più semplice ed accessibile. La qualità però non viene mai meno, dinanzi a noi c'è un lavoro molto professionale, tecnicamente di grandissimo livello, con melodie raffinate ed eleganti, corredate da ritornelli spesso ipnotici ed a volte perché no, anche psichedelici se vogliamo, come nel caso della seconda traccia dell'album che tra l'altro dona anche il titolo al disco ed è forse quella che più si avvicina alle cose che Wetton ha realizzato nel suo passato più glorioso. I momenti poetici sono davvero tantissimi ed in certo senso "Raised In Captivity" è la fotografia odierna di Wetton, un artista maturo, che non perde mai l'enstusiamo e l'amore per la musica e credetemi, queste caratteristiche si intercettano costantemente per tutto l'album. E' forse questa la vera ricetta di Wetton, quella di colpire dritto al cuore di chi ascolta la propria musica. Per questo rimarrà sempre un artista di notevolissimo spessore.

Voto: 8/10

Maurizio Mazzarella

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