Non penso che serva presentare una band del calibro degli Yes, visto che hanno fatto la storia mondiale non solo del rock progressivo, ma direi di tutta la musica a 360°. Tra momenti alti ed altri certamente molto bassi, la band britannica ha sempre avuto la forza di rinnovarsi, mantenendo costantemene intatta la propria immagine, evolvendosi anche in modo ponderato da un punto di vista prettamente musicale, rimanendo però sempre coerente con il proprio passato anche più glorioso. Oggi ci troviamo di fronte ad un'autentica gemma musicale, questo "Fly From Here", edito dagli amici della Frontiers Records, è il loro ventesimo disco in studio, che gli consente di far ritorno sul mercato discografico a distanza di dieci anni esatti dal mastodontico "Magnification". La band di oggi vede Benoit David alla voce, autore di una prova mastodontica, fantastica, ipnotizzante, capace di mantenere sempre elevato il confronto con chi lo ha preceduto, senza dare spazio ad alun tipo di rimpianto. Poi c'è l'incredibile Steve Howe alla chitarra, il suo tocco è sopraffino, oltre ad essere assolutamente inconfondibile. Dal mio punto di vista, è il vero marchio di fabbrica della band, molto del sound degli Yes si identifica sulle sue corde. Pregevole la singergia con le tastiere di Geoff Downes, che da il giusto colore ad ogni brano, ad ogni fraseggio, ad ogni nota, ad ogni arrangiamento, impossibile non innamorarsi e restare estastiati dalle sue melodie. Passiamo poi alla sezione ritmica, formata da Chris Squire al basso e Alan White alla batteria, ovvero un ingranaggio perfetto, che non va mai oltre i limiti, un autentico valore aggiunto per la band. Tecnicamente ci troviamo di fronte ad un disco di grande valore, il sound degli Yes è inconfondibile ed onestamente non esageriamo se riteniamo questo disco all'altezza anche dei grandi classici della band. I brani sono intensi ed ispirati, anche se c'è una netta complessità di fondo che non li rende assimilabili nell'immediato. "Fly From Here" è un'opera d'arte che va ascoltata nella sua completezza, perché perdersi anche una sola nota di questo disco è davvero un peccato mortale. Ottima anche la produzione, moderna ed attuale, ma sempre riconducibile ai mitici anni settanta nell'ideologia complessiva, possiamo quindi dire che Trevor Horn alla consolle ha fatto davvero un grande lavoro. Cosa dire di più, che la buona musica va sempre ascoltata, quindi di conseguenza, fate vostro questo disco senza alcun indugio, perché è nobile, raffinato ed elegante, ma soprattutto, è un'altra grande opera d'arte targata Yes.
Voto: 9,5/10
Maurizio Mazzarella
perfettamente d'accordo con il recensore. Quest'ultimo Yes,a differenza dei precedenti 3-4, colpisce subito per l'immediatezza e l'apparente "sempilicità" di ogni track,che rievela in realtà una cura maniacale nell'arrangiamento.Ottima la produzione di Horn,e mi pare proprio di essere tornato indietro,magari non ai capolavori "Close" e "Relayer", ma sicuramente ad un disco pregevolissimo come "Drama"
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