INDUKTI - IDMEN

Se pensiamo che il progressive metal significhi esclusivamente Dream Theater o Symphony X, vuol dire che della materia nessuno ha capito nulla. Gli Indukti suonano progressive metal e lo fanno unendo diverse componenti, come la tecnica, l'intensità e l'ispirazione. "Iomen" è un gran bel disco, egregiamente prodotto e suonato in modo idilliaco, esaltando tutti i pregi di questa band, che in ogni singola nota denota un proprio stile ed una fortissima persoanlità, tutte caratteristiche ben differenti dalle classiche sonorità ben radicate nel settore. Tra arpeggi di chitarra, momenti duri e fraseggi più morbidi, si destreggia la musica degli Indukti, vellutata, sottile, sempre fluida e scorrevole, ma mai scontata e fortemente complessa, capace di sedurti anche quando alcuni momenti strumentali durano per un periodo sommariamente lungo. Anche le linee vocali sono presenti con equilibrio e grande pondateratezza, come se la voce sia uno strumento da affiancare a tutti gli altri, da utilizzare quando serve e nel giusto modo senza strafare. Sensazioni che predominano per tutta la durata di questo "Idmen", che parte con "Sansara", un pezzo compatto e dall'impatto molto forte, dove l'energia incontra la tecnica, senza avere alcun punto di riferimento, "Tusan Homichi Tuvota" a seguire, dona maggiore spazio alla melodia, districandosi tra arpeggi estatici di chitarra ed armonie idilliache, "Sunken Bell" invece, racchiude tutta la dimensione più cupa ed introspettiva della band. "...And Whi's The God Now?!" è un componimento particolarmente complesso, ma comunque dalla facile presa, "Indukted" è in assoluto l'episodio pià duro ed estremo del disco, mentre "Aemaet" mostra uno stile più versatile e variegato. Nella parte finale, "Nemesis Voices" giova di linee vocali vellutate e di un arrangiamento particolarmente curato e la conclusiva "Nimth Wave" riassume le pecularità di un disco particolarmente ispirato.

Voto: 7/10

Maurizio Mazzarella