Ansa News

lunedì 17 agosto 2009

EXTREMA – Ancora un massacro collettivo


Extrema e Agglutination, un matrimonio che finalmente dopo tanti anni di attesa si è celebrato. La metal band italiana per eccellenza, tra le più presenti nel sud Italia con un folto numero di date live, si è esibita dal vivo sul palco dell’ultimo Agglutination Metal Festival, definito come il Gods Of Metal della parte bassa della penisola italica, per la prima volta in assoluto. Un disponibilissimo Tommy Massara, dietro gli spalti, concede a noi d’Informazione Metal un’intervista approfondita, illustrandoci l’universo attuale degli Extrema.

Allora Tommy, gli Extrema ancora una volta hanno composto un disco fiero e potente, dove trovate tutta questa energia? Puoi presentarci “Pound For Pound”?

- Guarda, “Pound For Pound” è stato scritto in un arco di tempo relativamente breve. Abbiamo iniziato a scrivere qualcosa prima del nostro tour europeo con i Death Angel dello scorso anno, poi in giro ci siamo divertiti come dei pazzi e finita questa serie di show live abbiamo deciso subito di metterci a scrivere il materiale per il nuovo album e più o meno in tre mesi abbiamo avuto il disco pronto. Pochissime prove, avevamo in testa solo una cosa, entrare in sala prove e suonare più forte che potevamo. Ci siamo divertiti tantissimo, senza farci troppi problemi, abbiamo scritto il disco di getto, senza stare a pensare, tutto quello che è uscito fuori è venuto benissimo. Siamo entrati in studio, abbiamo deciso di cambiare tutto lo staff produttivo a dicembre, abbiamo fatto la nostra base a Ravenna presso lo Studio 73 di Paso, dove tra l’altro hanno lavorato tantissime ottime band, come ad esempio Slowmotion Apocalypse e Rumors Of Gehenna ed è venuto fuori questo disco. Non è stato fatto alcun progetto. Diciamo che questo è un disco spontaneo. Nato prevalentemente dopo il nostro ultimo tour europeo, dove abbiamo raccolto un sacco di energia.

Parliamo di argomenti. Quali temi sono stati trattati ed affrontati su “Pound For Pound”?


- A parte la cover dei Kiss e “Black Metal” dei Venom, che però non è presente nel disco, ma si può trovare solo attraverso I-Tunes e tranne “From The 80’s” che di base è un manifesto del nostro amore per la musica dalla quale noi proveniamo, quella metal degli anni ottanta di Iron Maiden, Metallica e Slayer ad esempio, l’album tratta le tematiche di quello che viviamo tutti i giorni. Depressione, ma messaggi per reagire a tutto quello che di brutto ti capita intorno. Non ti devi quindi mai abbattere perché l’energia la trovi dentro di te. E’ un disco nel complesso che tratta di temi pesanti, ma in termini positivi.

Tecnicamente “Set The World Of Fire” è un disco perfetto, ma quali ritieni siano le differenze con “Pound For Pound”?

- La differenza è tutta nell’inserimento al 110% di Paolo Crimi nel gruppo. Calcola che quando Paolo è entrato negli Extrema, nel giro di cinque mesi è stato registrato “Set The World On Fire”. Di base Paolo aveva fatto solo due concerti. La differenza tra i due album quindi, è che siamo finalmente un gruppo coeso, una band che suona assieme da quattro anni dove sono stati fatti almeno duecento concerti. C’è quindi un gruppo che ha fatto tantissime esperienze, ha calcato tanti palchi importanti in giro per il mondo ed ha fatto un tour europeo di notevole spessore. Siamo quindi una band molto rodata e suoniamo in modo preciso. Su “Set The World On Fire” eravamo un gruppo che si riaffacciava con nuova energia e speranze, ma non eravamo così coesi. C’erano canzoni dove Paolo ha si suonato, ma non era ancora parte integrante. Con “Pound For Pound” invece gli Extrema sono di nuovo un gruppo.

Concordi che questo fattore di band coesa che si riscontra nel nuovo disco è ben presente anche nelle vostre prestazioni dal vivo?

- Negli Extrema questo è un fattore sempre presente. Quello che senti in studio degli Extrema lo ritrovi sempre nei live show. La cosa bella è che la gente quando ci vede ai concerti dice “Cazzo! Questi dal vivo sono meglio che in studio!”. Quello che senti nei dischi lo rivedi dal vivo. Ci sono un sacco di band che su disco fanno paura, poi invece dal vivo sono povere, sono scarne, perché quando sono in studio sovra alimentano di tutto, mettono sopra impalcature su impalcature e dal vivo queste cose non ci sono. Noi invece dal vivo siamo molto simili a come siamo in studio.

C’è un pezzo di “Pound For Pound” che ami in maniera particolare?

- Di “Pound For Pound” i pezzi mi piacciono tutti, questo è un disco che non mi stanco mai di ascoltare. E’ un album molto immediato, ci sono pezzi che riscopro ogni volta che li riascolto. Non vedo l’ora infatti di andare in giro con il nostro tour per suonare tutti questi brani. I pezzi sono tutti grandi, ripeto, non vedo l’ora di poterli suonare.

Ci parli della collaborazione con Page Hamilton degli Helmet?

- Page è un mio amico da tantissimo tempo. Noi Extrema abbiamo tanti amici, ma Page è un mio amico personale, ci conosciamo da molto, molto tempo, spesso è stato anche ospite a casa mia. Ci siamo conosciuti ai tempi del loro secondo album in studio e ci siamo sempre sentiti a distanza di anni. Per caso, quando stavamo registrando il disco a Ravenna, loro erano in zona per suonare. L’album era finito, ma l’ho comunque contattato è gli ho chiesto se fosse disponibile a partecipare ad un pezzo in veste di guest. Lui mi ha risposto che non c’era problema. Così sono andato da lui, ci siamo incontrati, ha sentito il pezzo, gli è piaciuto ed in poco tempo abbiamo allestito un piccolo studio di registrazione nel camerino e lui ha cantato.

Ci spieghi il connubio tra la copertina ed il titolo dell’album? Come avete deciso d’intitolare il disco “Pound For Pound”?

- Tutto è partito dal titolo del disco, avevamo cento titoli, ma alla fine GL è uscito fuori con “Pound For Pound”. E’ un termine pugilistico. Sui giornali scrivono che vuol dire “mena per menare”, ma non è vero. Indica la crescita dei pugili che vincono senza perdere, per poi arrivare ad ottenere il titolo dei pesi massimi. Questa cosa l’abbiamo collegata alla copertina, abbiamo pensato prima ad un ring, poi abbiamo semplificato il tutto ottenendo un simbolo tribale che poteva sembrare il tappeto di un ring. Alla fine è rimasto solo il simbolo tribale che ricorda “Mortal Kombat”. Noi lo vediamo come un simbolo di lotta, di un clan pugilistico riconducibile agli Extrema, di una band che non ha mai avuto aiuti. Se ne può parlare bene o male, ma gli Extrema a distanza di ventitre anni si caricano il furgone e vanno in giro per portare avanti il proprio spettacolo e dare il massimo ai loro fan. Sprecandoci anche dei soldi. Perché quello che guadagniamo lo reinvestiamo per i nostri live show. Purtroppo gli invidiosi questo non lo capiscono.

Parlando di live show dopo tanti anni si è celebrato finalmente questo matrimonio con l’Agglutination, ovvero il Gods Of Metal del Sud che ha ospitato per la prima volta in assoluto la metal band italiana che più volte ha fatto tappa nella parte bassa dell’Italia, però in luoghi diversi.

- E’ vero, non eravamo mai riusciti a venire all’Agglutination. Io sono molto contento di aver suonato qua. Gli Extrema sono felici di aver suonato all’Agglutination. E’ stata una giornata molto impegnativa, speriamo di aver fatto un grande spettacolo e che la gente torni a casa contenta.

Noi d’Informazione Metal siamo di Taranto. Possiamo dirti con fierezza che molta gente si è mossa dalla nostra città esclusivamente per gli Extrema.

- Noi con Taranto abbiamo un legame particolare. Siamo venuti nella vostra città o nelle vicinanze come a Crispiano in provincia diverse volte. Colgo anche l’occasione per salutare Sergio Sisto, una persona che c’è stata vicina negli anni. C’è stato un momento difficile, ma non vedo l’ora di rincontrarlo. Il tempo passa e rimane nel nostro cuore.

Durante il tour di “The Positive Pressure (Of Injustice)” siete stati autori a Taranto di un grande concerto.

- Si lo ricordo benissimo, suonammo in un Palazzetto dello Sport. Non scorderò mai la manifestazione d’affetto della gente di Taranto. Alla fine dello show, con le luci accese, la gente era in piedi ad applaudirci cantando “o core di chistu core” (“O Surdato ‘Namorato” n.d.r.). Ti giuro, guardavo la gente e non eravamo noi a fare il concerto, ma era il pubblico che ci stava regalando qualcosa a noi. E’ in assoluto uno dei momenti più belli della nostra carriera che ricordo con maggiore affetto. Abbiamo girato il mondo per ventitre anni come Extrema, ma quando penso a quel giorno mi viene ancora la pelle d’oca. Lo dico di cuore, una dimostrazione d’affetto così importante non l’ho mai ricevuta in vita mia, lo giuro.

Cosa pensi del music business?

- Guarda, quando abbiamo iniziato, ho girato tanto e mi sono divertito molto. Come Extrema abbiamo fatto due dischi diventando i numeri uno in Italia. Da quel periodo non abbiamo guadagnato soldi. Poi quando non eravamo più una gallina da spremere perché le uova non erano più d’oro, tutti quelli che ci stavano intorno ci hanno abbandonato e siamo rimasti soli. Eravamo un gruppo finito. Poi ci siamo guardati negli occhi ed io mi sono preso questa croce di diventare il manager degli Extrema. Ci siamo uniti ancora di più ed a distanza di ventitre anni siamo ancora qui e ci produciamo i dischi da soli. Il music business è il nostro music business, ci facciamo tutto da soli e siamo noi che diamo la nostra musica direttamente alle persone che sono i nostri referenti momentanei, ma non ci sono più persone che ci gestiscono. Gli Extrema si gestiscono da soli perché nel music business ci sono persone che purtroppo ti spremono quando vali qualcosa. Quando diventi più importante delle esigenze e queste persone non possono più guadagnare, sei un gruppo finito, invece noi non volevamo finire e siamo andati avanti. Così dopo ventitre anni c’è gente che paga ancora il biglietto per vederci, andiamo in giro, suoniamo a volumi impressionanti e le persone tornano a casa contente.

In cosa è migliorata negli anni la scena metal italiana ed in cosa è peggiorata?

- Purtroppo a distanza di anni nella scena metal italiana tutti si lamentano, tutto è una merda perché all’estero è sempre meglio. Il problema reale è però che in Italia gli italiani non comprano i dischi delle band italiane. Li comprano agli svedesi, agli inglesi, ai polacchi, agli austriaci ed ai tedeschi, ma non comprano i dischi delle band italiane e poi si lamentano. Ai concerti non vanno perché tutti gli altri sono più fichi e noi siamo dei mafiosi o dei beneficiari di qualche forza divina. Noi come Extrema quello che guadagniamo lo reinvestiamo e questo è lavorare e credere in un progetto con continuità. Io vedo band crescere, ma mollare dopo un anno. Gli Extrema non hanno mai mollato. Il problema della scena italiana è che continuiamo a sputare nel nostro piatto. Se tutti i metallari italiani comprassero i dischi dei Necrodeath o dei Vision Divine, tutto sarebbe diverso. Se tutti coloro che vanno al Gods Of Metal per gli Iron Maiden comprassero un disco di una band italiana, quella band entrerebbe in classifica e a quel punto non ci si potrebbe più lamentare perché i promoter comprerebbero le date live delle band italiane che a sua volta crescerebbero. Il problema quindi sono i metallari italiani, i primi che non credono nel metal italiano.

A proposito di metal band italiane, parliamo dei Bulldozer...

- I Bulldozer sono una band storica, noi siamo molto amici, poi AC Wild è diventato un editore importante e ci siamo sempre continuati a vedere negli anni. Da lui ho imparato tante cose, abbiamo sempre collaborato e mi ha dato tanti consigli. Il loro primo 45 giri, l’ho portato io in Inghilterra a quel negozio che poi lo ha girato alla Roadrunner. C’è sempre stata amicizia, le band che esistono da anni hanno sempre collaborato. Io vedo che per i ragazzini di oggi esiste solo il loro gruppo e fuori non esiste nulla e si parla male, questa cosa è sbagliata. Si parla bene dell’estero e non dell’Italia. Nel nostro paese si aprono le chiappe per gli stranieri e lo si mette nel “culo” agli italiani ed è una cosa allucinante. Io quando vado all’estero non sono trattato così e ci trattano da signori ed in Italia non è così.

Cosa che hai potuto riscontrare anche nel tuor con i Death Angel...

- Con i Death Angel ti dico solo che in tutto il tour tutti hanno visto il nostro valore, compreso band come i Motorhead. Peccato, ma molti italiani sono invidiosi e senza ascoltare, per partito preso dicono che tutto è una merda. Io su molti blog ho visto parlar male delle Merendine Atomiche. Loro sono una band molto professionale, tra l’altro abbiamo prestato loro la strumentazione e leggevo che gente si soffermava sulla strumentazione dicendo “guarda quanti soldi hanno questi”. Soldi? Quella è una strumentazione messa da parte negli anni ed era la nostra tra l’altro, ma non si parlava della musica, solo di strumenti belli ed è una cosa fuori di testa che a me spiace molto.

Non pensi che i pezzi di “The Positive Pressure (Of Injustice)” siano ancora molto attuali a livello di sound?

- Siamo in giro da ventitre anni, questa musica la facciamo da tanto tempo e sento ancora gente che ci paragona ad altre band e che saremmo dei cloni, questo mi fa sorridere. Noi c’eravamo ed andavamo in giro quando il metal non lo voleva nessuno.

Ti va di lasciare un messaggio ai lettori d’Informazione Metal?

- Supportate il metal italiano, non mollate mai e date spazio a tutte le band italiane che potete, perché molte volte sono più importanti di quelle che vengono dall’estero. Oggi in studio sono tutti bravi a fare dischi pazzeschi, ma le band le devi vedere dal vivo e molte volte le band fanno cagare.

Intervista a cura di Maurizio Mazzarella

foto di Salvatore Mazzarella

Nessun commento:

Posta un commento