Ansa News

lunedì 30 novembre 2009

SEVEN GATES - The Good and the Evil


Attivi da circa dieci anni, i fiorentini Seven Gates con questo nuovo album "The Good and the Evil", edito per l'etichetta teutonica Rock It Up Records, giungono al proprio secondo lavoro in studio, facendo ritorno sul mercato discografico a sette anni di distanza dal proprio disco d'esordio "Unreality". Musicalmente, i Seven Gates affondano le proprie radici nel più classico power metal, con qualche ponderata venatura progressiva e sinfonica, mostrando un pregevole gusto per la melodia. Nella loro totalità, oltre alle consuete influenze di formazioni come Helloween, Angra ed Edguy, possiamo tranquillamente affermare che è ben palpabile nello stile dei Seven Gates, anche la tradizionale impronta del classico sound italiano, sono infatti particolarmente evidenti diversi punti in comune con le band nostrane più celebri, come Vision Divine, Highlord o Labyrinth tanto per fare qualche esempio importante, anche se questo gruppo nel proprio complesso, mostra una buona personalità e padronanza tecnica di fondo. Andando dritti al sodo, senza fare troppi giri tortuosi di parole, ci troviamo di fronte ad un buon disco, ben suonato e prodotto in modo assolutamente egregio, con l'ulteriore peculiarità di rimarcare le pregevoli doti compositive dei musicisti che compongono la formazione italiana. I Seven Gates, si districano tra momenti veloci e più lenti con grande disinvolura, intersecano in modo perfetto taglienti assoli di chitarra con tastiere seducenti e penetranti, spaziando tra momenti incisivi e partiture più intense e soprattutto mostrano la capacità di muoversi tra strumentali complessi e frammenti più semplici da assimilare, che non donano un impatto immediato ai singoli brani, vedi ad esempio "I don't Believe", un pezzo bellissimo che necessita di più ascolti per essere compreso in tutte le sue sfumature. Chi ama quindi queste sonorità, apprezzerà infinitamente "The Good and the Evil" anche per il suo scorrere fluido e disinvolto. L'unica nota dolente, sta nel fatto che visto il potenziale dei Seven Gates, era lecito attendersi qualcosa di più singolare che consentisse allo stesso disco di distinguersi dalla massa, ma questo non itacca la qualità complessiva di un prodotto discografico di notevole spessore artistico.

Voto: 7/10

Maurizio Mazzarella

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