Ansa News

sabato 17 settembre 2011

MPIRE OF EVIL - Creatures Of The Black


Dietro il nome di Mpire Of Evil, si nascondono alcuni volti noti del metallo mondiale, stiamo parlando di Mantas e Tony Dolan meglio conosciuto come Delomition Man. I due si sono ritrovati recentemente ed inizialmente il loro progetto era denominato Prime Evil, proprio come quel disco inciso sul finire degli anni ottanta con i Venom, ma poi per varie situazioni si è dovuto cambiare, anche se l'idea di fondo è rimasta. Questo "Creatures Of The Black" è una sorta di mini album messo in piedi a mio modesto parere per far circolare il nome del gruppo, prima di comporre un album vero e proprio. Non a caso contiene solo sei brani complessivi, dei quali due soli sono inediti, mentre gli altri quattro sono delle semplici cover di gloriose band, se pur eseguite con un loro stile personale, che ovviamente, è fortemente ispirato a quello dei Venom. Si parte con "Exciter" dei Judas Priest, resa più cruda e diretta e certamente meno melodica dell'originale, segue poi "Motorhead" della band del mitico Lemmy, che come esecuzione non si discosta molto dal classico, anche se per certi versi sembra più grezza, ma comunque più crudele. "God Of Thunder" è invece il grande brano dei Kiss, che grazie al lavoro dei Mpire Of Evil acquista più vigore ed intensità ed in un certo senso è anche curioso ascoltarlo in questa nuova veste, però in questo caso si discosta davvero tanto dall'originale, tanto da sembrare irriconoscibile quasi in tutte le sue sfaccettature. Con molta franchezza, un discorso simile può essere fatto anche "Hell Ain't A Bad Place To Be" degli AC/DC, che risulta piacevole d'ascoltare più per la bontà del brano che per l'esecuzione, anche se la differenza tra la band madre e quella in questione è davvero netta. Ciò che invece davvero conta, sono invece i due brani inediti, che intelligentemente gli Mpire Of Evil hanno inserito in mezzo alle cover. Il primo "Reptile", sembra un residuo di un album dei Venom, lo stile è praticamente identico. Il pezzo è discreto, è rude e veloce, ma da un certo punto di vista era lecito attendirsi di più. Differente il discorso per il brano che dona il titolo all'opera, più possente e certamente di maggiore personalità, ma anche nettemente migliore da un punto di vista strutturale, mentre c'è da lavorare molto complessivamente sulla produzione ed il suono, inoltre qualche preziosismo tecnico in più non farebbe male. Difficile essere generosi per un prodotto di questo tipo, francamente li reputo superflui, sarebbe stato meglio tuffarsi immediatamente con un disco d'inediti.

Voto: 6/10

Maurizio Mazzarella

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